Che senso ha fotografare.

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Carlo Pollaci Carlo Pollaci Messaggio 61 di 78
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È molto difficile affrontare la questione dell’etica fotografica senza che il personale “vissuto” e le personali convinzioni non finiscano per condizionare un giudizio che si vorrebbe sereno.
Ciò non di meno questo aspetto nella fotografia è fondamentale, in quanto più di altri può condizionarne le scelte fotografiche.
Per tale premessa, non intendo commentare né esprimermi a favore o contro la foto sopra citata. Tuttavia essa ben si presta alla discussione, che infatti si è sviluppata con numerosi interventi (tutti seri, alcuni davvero condivisibili). E bene ha fatto Santino ad aprire la discussione: più si parla di questi argomenti, meglio è per tutti.

Come dicevo all’inizio, la fotografia (per chi fotografa in modo “intenzionale"), finisce per riflettere (più o meno consapevolmente) quello che “siamo stati” (e probabilmente quello che "diventeremo").
Quanto diciamo a proposito dell’etica fotografica non può pertanto avere alcuna pretesa di “verità assoluta” (se così fosse, vorrebbe dire che il nostro pensiero si è "fermato"). Ciò nondimeno è del tutto naturale (anzi logico) esprimere (anche con forza) posizioni radicali (se non di censura) su argomenti come questo. L’importante è appunto che tali posizioni contemplino sempre il rispetto per quelle diverse, al limite divergenti (solo gli stolti non cambiano mai idea... non avendone di proprie non possono cambiarle) per cui la discussione e il ragionamento potrebbero portarci a rivedere (in tutto o in parte) le nostre.

Ecco, io ho delle ferme convinzioni personali (che più volte ho esposto in diversi thread qui in Fc) ma anche altrettanti dubbi. Pure ho fatto mia l’espressione << Qui è pieno di giustizieri della notte che credono di salvare il mondo rubando la dignità altrui >>. Se qualcuno pensa di fare reportage, o (peggio ancora) fotografia sociale armato di super zoom, è probabilmente doveroso fargli capire che non capisce niente di fotografia (e non solo).
Con ciò non intendo dire che chi fa reportage non debba mai usare il tele, tutt’altro! Voglio dire che nel reportage (a mio parere l’anima della fotografia) l’attrezzatura fotografica spesso rivela l’atteggiamento del fotografo. Inutile sottolineare che nel reportage le focali grandangolari o “standard” sono le più indicate. Certo a volte anche il tele potrebbe servire (p. es. se vogliamo riprendere il fregio di un palazzo). Ma se fotografiamo persone, dobbiamo avvicinarci (se ne siamo capaci): sarà così più difficile avere la sensazione di avere “rubato” qualcosa (a tal proposito consiglio, con convinzione, la lettura dei testi di Ando Gilardi).

Personalmente, pur non avendo mai avuto alcuna reticenza nel fotografare/documentare anche in luoghi estremamente degradati, non riprendo mendicanti, barboni e comunque tutti quei soggetti che la società ha emarginato o reso più deboli. E’ una mia scelta ben precisa, cui finora non ho derogato.
Cerco di fotografare seguendo un progetto, magari inizialmente nebuloso, che si “farà” strada facendo.
E qui, se posso permettermi, forse siamo arrivati al punto: il reportage non può prescindere dal coinvolgimento (anche emotivo) del fotografo. Se i suoi scopi sono nobili - nel senso che sono partecipabili ai soggetti interessati e da questi condivisi - potrà fotografare chiunque e la qualunque cosa. Purtroppo ciò accade di rado e, a mio parere, nel dubbio è meglio abbassare l’obiettivo.

Concludo con una riflessione (amara): nella società massificata in cui viviamo, che come un tritacarne metabolizza tutto e il contrario di tutto (il bello come il brutto, il valore come il ciarpame, a prescindere dal contenuto e dal contesto) se fosse proprio l'immagine “banale” (cioè sganciata dal contesto) quella che, proprio perché senza alcun tipo di pretesa, suo malgrado, riesce a raggiungere l'obiettivo di scuotere le coscienze più di tanti validi reportage?
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Neocle Giordani Neocle Giordani Messaggio 62 di 78
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Avevo già detto che il discorso è molto difficile e complesso. Ora Carlo, con la sua consueta chiarezza e pacatezza ha esposto dei concetti che non si possono assolutamente contestare: possiamo solo, come sempre condividere e fargli tanto di cappello.
Leggendolo sono stato costretto ad effettuare su di me un tantino di auto-analisi perchè essendo (quasi) completamente d'accordo con quanto esprime, a differenza di lui, ho scattato (e in pochissimi casi pubblicato) qualche foto dei soggetti che lui evita accuratamente di riprendere e allora mi sono chiesto perchè invece io lo faccio. Cercherò di spiegarmi.
Fotograficamente mi ritengo "onnivoro": qualunque soggetto attraversi la mia strada (o io la sua) che colpisca il mio occhio (o la mente - credo che siano abbastanza collegati)
penso sia degno di essere fotografato. Beh no, c'è qualcosa che non fotograferei mai, ma ne parlerò dopo.
Prendiamo per esempio un vagabondo (per evitare il termine "barbone") seduto su una panchina con la sua bottiglia di vino, e prima di parlare di fotografia, vediamo in quanti modi differenti può essere guardato da chi gli passa davanti.
C'è chi getta un rapido sguardo, magari sente qualche secondo di tristezza e subito dimentica.
C'è chi gira la testa per non vedere e non pensare.
C'è chi si sofferma un po' di più, magari scambia due parole con lui e qualcosa gli resta nel cuore.
C'è chi prova disprezzo e disgusto.
C'è chi lo prende a bastonate o lo cosparge di benzina e gli da fuoco......
Ora, se uno arriva a considerare la macchina fotografica quai un suo "terzo occhio" (con una sua memoria a lunghissima scadenza) e invece di guardare soltanto scatta una foto, si spera che appartenga al terzo tipo di persone elencate sopra.
Se fotografo qualcuno in quelle condizioni (precisando che non esco di casa con la fotocamera avendo in mente il progetto "emarginazione"), per me (o per il mio subconscio) è in parte un modo di affermare "fratello, esisti! anche se ti sei messo o ti hanno messo ai margini di questa società, ne fai parte, come fa parte di questo mondo l'albero alle tue spalle, il cielo lassù con le sue nuvole, quel piccolo fiore là nell'erba...."
Le poche volte che ho scattato foto di questo tipo, non mi sono nascosto per farlo e ho poi parlato con la persona che ho ripreso.
Ovviamente l'immagine, una volta mostrata pubblicamente potrà suscitare le reazioni più disparate.
Dalla comprensione, al disgusto, fino al pensiero "perchè l'hai fotografato invece di dargli fuoco?" ma questo dipende dalla mente di chi guarda e non dalla foto.

Per finire: Cosa non fotograferei mai?
Le vittime di un incidente: i feriti. In questo caso mi sembrerebbe di rubare loro qualcosa, in quanto si trovano in una condizione di debolezza estrema che non consente loro di ribellarsi allo scatto: sono stati catapultati in una situazione da loro certamente non voluta e anche se ho visto il loro sangue, non ho motivo di fermarne il ricordo.
A maggior ragione i morti che non hanno alcuna possibilità
di affermare la loro volontà di non essere ripresi.
No, non sarei in grado di scattare.
Bodil Hegnby Larsen Bodil Hegnby Larsen Messaggio 63 di 78
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Credo che prima di rendere pubbliche certe foto (e magari anche prima di scattarle) ci si dovrebbe domandare:
la persona in questione vuole essere fotografato e/o essere pubblicato su internet?
Nessuno chiede a loro la liberatoria... forse perchè un povero sfortunato non ha questo diritto?

Chiunque si guarderebbe bene da fotografare e postare la disperazione e la disgrazia di un avvocato (in una condizione particolare).

Personalmente mi vergognerei di scattare una foto simile, senza il consenso del soggetto.
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 64 di 78
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Carlo Pollaci scritto:

Citazione:il reportage non può prescindere dal coinvolgimento (anche
emotivo) del fotografo. Se i suoi scopi sono nobili - nel senso
che sono partecipabili ai soggetti interessati e da questi
condivisi - potrà fotografare chiunque e la qualunque cosa.


Ecco una ottima sintesi del concetto che ho cercato di esprimere. La società odierna, come prosegue Carlo, metabolizza qualunque cosa e si è persa la percesione delle cose. Basta vedere il Paese in cui viviamo e accettiamo abusi senza dire o fare alcunchè. E' lo stesso motivo per cui il fotogiornalismo vive una situazione pietosa, schiavo degli sponsor e che ha orma bistrattato e rinnegato ogni legame con ciò per cui era nato: mostrare la verità.

Per rispondere all'ultimo intervento di Neocle vorrei citare il pensiero che ho già espresso nel tread sull'etica che avevo aperto. Dissi:

"E' sempre il contesto in cui viene presentata l'immagine a determinare la posizione etica del fotografo, non l'immagine in se..."

E aggiungo, forse l'ho già detto, che bisogna sempre essere consapevoli del modo in cui sarà vista o potrà essere vista una fotografia.
Come ha detto Neocle una foto potrà suscitare le reazioni più diverse ed è impossibile controllarle, specie se si tratta di un'unica immagine. Al massimo le si potrà indirizzare verso una determinata direzione, ma per farlo bisogna essere consapevoli dei meccanismi visivi in auge nella società.

La fotografia è tremendamente oggettiva, spietata, ti piazza lì una situazione e se il fotografo non guida l'osservatore le reazioni potrebbero essere incontrollabili e imprevedibili.

La fotografia ha determinato la morte di Eluana Englaro n.d.r.



Messaggio Modificato (14:58)
laura fogazza laura fogazza Messaggio 65 di 78
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...scusa Giancarlo, non per fare polemica, ma per capire...cosa intendi quando dici: "la fotografia ha determinato la morte di Eluana Englaro" ???
Santino Mineo Santino Mineo Messaggio 66 di 78
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Laura sei un TERMINATOR:-)
laura fogazza laura fogazza Messaggio 67 di 78
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@Santino

:0)))
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 68 di 78
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Il Padre di Eluana ha diffuso delle immagini della figlia durante i suoi ultimi mesi di vita, quando era attaccata alla macchina, in una condizione che chiunque riterrebbe lontana anni luce dalla "vita"-

Quelle immagini hanno scosso l'opinione pubblica (e la magistratura di conseguenza), inducendola a ritenere il prosieguo della vita di Eluana attaccata alle macchine una estrema ingiustizia. Non era vita. Non era giusta trattenerla su questa terra.

Lungi da me dire se sia stato giusto o sbagliato toglierle l'alimentazione, ma ciò che è innegabile è che la diffusione di quelle immagini ha avuto un peso determinante nel modo in cui si sono svolti i fatti.
Bruno Vallarin Bruno Vallarin Messaggio 69 di 78
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Qui, la simpatia di Santino trabocca.
Un saluto a tutti, Bruno.
Stefano G. Spedicato Stefano G. Spedicato Messaggio 70 di 78
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.............................Amen...........................
laura fogazza laura fogazza Messaggio 71 di 78
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@Giancarlo

...pensa che, pur avendo seguito, come tutti con sofferenza e indignazione, il tristissimo episodio di cui parli....non ho mai visto le foto...a pensarci è strano...

...ovviamente ho una mia idea e posizione abbastanza precisa su questo episodio (che qui non espongo perché sarebbe fuoriluogo)....e dico "abbastanza" perché penso che solo chi vive quelle situazioni...può e deve decidere in merito ad esse...

...però è verissimo...in moltissimi casi...l'informazione video-fotografica è stata dirompente....ed essenziale per "smuovere" le coscienze....in un senso o in un'altro...
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 72 di 78
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Si infatti il punro è quello...
Come spero si sia capito non ho citato il caso per prendere posizione, ma per evidenziare come la fotografia abbia effetti e conseguenze estremamente violenti sull'opinione pubblica è può avere un potere incredibile.

C'è un film che esemplifica questo concetto: "Flags of our fathers". Qui una recensione:
http://it.wikipedia.org/wiki/Flags_of_Our_Fathers
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 73 di 78
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Secondo me il padre di Eluana ha diffuso quelle immagini con due scopi ben precisi:ricavo economico,tentativo di influenzare il processo a suo favore(staccare la spina).
Oggi se si vuole ottenere bisogna mostrarsi ai media,essi sono la moderna bacchetta magica.
Dal punto di vista religioso...l'uomo non si può sostituire a Dio che dà e toglie e può fare il miracolo,dal punto di vista ateo...è giusto staccare la spina a persone che di fatto sono già morte.



Messaggio Modificato (17:57)
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 74 di 78
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Vorrei rispondere a Santino Mineo con una domanda:che senso ha vivere?
Per certe persone fotografare vuol dire vivere.



Messaggio Modificato (17:57)
Stefano G. Spedicato Stefano G. Spedicato Messaggio 75 di 78
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....................Amen...............................
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