A proposito di ETICA FOTOGRAFICA: George Rodger

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Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 1 di 71
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A proposito di "etica del fotografo", argomento aperto dall'amica Giorgia Corti (poi limitato al nudo), vorrei riportare alcune parole di George Rodger come ulteriore spunto di riflessione.

Rodger è un fotografo Inglese, morto nel 1995 di cancro, che dedicò la sua vita al reportage, dapprima come fotografo di guerra, poi di viaggio (Africa e Medio Oriente), in seguito all'orrore dei campi di concentramento.

Il 20 Aprile 1945 si trova nel campo di concentramento di BERGEN-BELSEN, in seguito a quella esperienza egli disse:

"L'istinto naturale di un fotografo è quello di realizzare buone foto, con la giusta esposizione, la giusta composizione. Mi ha colpito a Bergen-Belsen come cercassi di realizzare buone foto nella stessa maniera di sempre, avendo però di fronte dei morti. Ho pensato allora che ci dovesse essere qualcosa di profondamente sbagliato in me, altrimenti mi sarei ritirato in buon ordine.
Da quel momento, ho deciso che non avrei mai più fotografato altre guerre o non avrei guadagnato soldi sulla miseria degli altri".

In una lettera inviata al figlio Jonathan nel 15 luglio del 1970 egli scrive:

"[...] Ricordalo. Ogni cosa che vedi guardando in basso, sulla lastra di vetro della tua Rolleiflex è la realtà - le cose come sono. La fotografia è ciò che tu deciderai di farne di questo.
Guardando nel tuo mirino, quel che vedi potrà essere bello, divertente o triste. Il tuo cuore potrà fermarsi per l'orrore di tutto ciò o i tuoi occhi velarsi di pietà o vergogna.
Ma questa è la realtà e tu devi sapere cosa farne.
Penso che nessuno possa indicarti come agire, a parte raccomandarti di essere onesto con te stesso.

Certamente, non puoi interpretare cosa vedi nel mirino e trasformarlo in una buona foto senza avere la giusta conoscenza di cosa si tratta. Devi sentire una certa affinità verso quel che fotografi. Devi esserne parte e, nello stesso tempo, rimanere sufficientemente distante e guardarlo in modo obiettivo. Come osservare dalla platea una commedia che conosci già a memoria. Purtroppo, non esiste formula per acquisire questa 'conoscenza a memoria', questa comprensione. E' qualcosa che nascerà spontaneamente dal profondo di te stesso".

Foto di G. Rodger

[fc-foto:15890339]



Rodger, insieme a H.C.Bresson, R. Capa, D. Seymour e W. Vandivert, fondano una delle più grandi e prestigiose cooperative al mondo, Magnum



Messaggio Modificato (03-02-09 08:57)
Carlo Pollaci Carlo Pollaci Messaggio 2 di 71
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Tema quantomai pungente e attuale il tuo, Giancarlo. Mi sembra che, con le incisive citazioni di Rodger, hai fornito convincenti argomenti di partenza e ancira più determinanti conclusioni:
<>.

Voglio riportare dal Thread
http://www.fotocommunity.it/forum/read. ... 55&t=49655
quest'altra citazione:

<< Non fotografare...
Non fotografare gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati.
Non fotografare le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte.
Non fotografare i neri umiliati, i giovani vittime della droga, gli alcolizzati che dormono i loro orribili sogni. La società gli ha già preso tutto, non prendergli anche la fotografia.
...
Non fotografare il malato di mente, il paralitico, i gobbi e gli storpi. Lascia in pace chi arranca con le stampelle ...
Non ritrarre un uomo solo perché la sua testa è troppo grossa, o troppo piccola, o in qualche modo deforme ...
...
Se è davvero l'umana solidarietà quella che ti conduce a visitare l'ospizio dei vecchi, il manicomio, il carcere, provalo lasciando a casa la macchina fotografica.
Non fotografare chi fotografa: può darsi che soddisfi solo un bisogno naturale.
Come giudicheremmo un pittore in costume bohémien seduto con pennelli, tavolozza e cavalletto a fare un bel quadro davanti alla gabbia del condannato all'ergastolo, all'impiccato che dondola, alla puttana che trema di freddo, a un corpo lacerato che affiora dalle rovine? Perché presumi che il costume da free lance, una borsa di accessori, tre macchine appese al collo e un flash sparato in faccia possano giustificarti? >>

Ando Gilardi, "Meglio ladro che fotografo", Milano 2007, pp. 7-9.

E, più modestamente, aggiungo quest'ultima, tratta dal mio profilo in FC:
"Amo il bello, ma non ho reticenze a descrivere l'ordinaria (purtroppo) "bruttura" della realtà quotidiana. Tuttavia evito le situazioni di facile pietismo e ancor di più tralascio i soggetti più deboli nei confronti della società o che mostrano cadute della dignità umana".
marco fulle marco fulle Messaggio 3 di 71
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Vuoi dire che le foto piu' crude di cui si parla qui

http://www.fotocommunity.it/forum/read. ... 54&t=21254

(e tutte hanno ricevuto entusiastici commenti) NON andavano fatte ? Qualcosa mi sfugge..... Rispetto il signor Ando, ma pare che dica semplicemente che della fotografia RUBATA (se fra soggetto per quanto brutto e deforme e fotografo c'e' un accordo, allora e' tutt'altra storia) si puo' fare a meno (e forse e' anche vero....). Quanto al "bello", beh, basta cucirselo su misura, quindi non e' una questione del fotografo, ma di chi guarda quella fotografia, semmai.

Prendo ad esempio la foto di Rodger postata da Giancarlo (che fra parentesi smentisce lo stesso Rodger, che ancora "ci sta guadagnando" con quei morti: perche' non l'ha distrutta? Magari perche' quel "guadagno" va in beneficenza...) La prima impressione e' che quel bambino indifferente sia peggio del fotografo, passeggia come se nulla fosse. Poi penso che magari quel bambino doveva fare quella strada per andare a scuola, e voltarsi dall'altra parte era l'unica cosa che poteva fare per "salvarsi": quindi ben peggio chi ha messo quei morti sul bordo della strada. Poi penso che nel marasma di quei giorni pensare alla psiche dei bambini che dovevano andare a scuola era un lusso che nessuno poteva permettersi.... e cosi' via all'infinito. Morale: nemmeno ci immaginiamo quei giorni, speriamo di non viverli. Meno male che c'e' quella foto, che mi fa capire questo. Peccato che poche foto altrettanto "sensibili" valgano lo strazio che si portano dietro (avra' Rodger la liberatoria per quel bambino? non vorrei essere quel bambino...) Se ci capitera' di viverli, giorni simili, che faremo? Beh, difficile dirlo meglio di Rodger.

Ottimo 3D, Giancarlo, come sempre! ciao m



Messaggio Modificato (03-02-09 10:13)
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 4 di 71
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Su quanto citato sopra da Giancarlo posso dire che secondo me non c'è niente di sbagliato nel fare un reportage su una guerra (sta nella coscienza del fotografo poi, se percepire o meno denaro), credo sia un dovere documentare la follia umana su una guerra, signori l'uomo è folle guardate quello che succede nel mondo, in questo caso si parlava dei campi di concentramento, penso di aver visto ,come tutti, solo una briciola di quello che è stato fatto realmente, ma non c'è stata solo la seconda guerra mondiale, quante ce ne sono in questo momento. La fotografia è anche questo purtroppo ma serve. Fare un reportage sulla guerra è dura, io non sarei mai capace, e capisco in che stato d'animo poteva essere George Rodger dopo aver rivisto la sua foto (postata da Giancarlo) provate a guardarla e riflettete....
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 5 di 71
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L'hai detto Marco, meno male che c'è quella fotografia.

Il punto non è che bisogna scartare a priori "gli straccioni, i senza lavoro, gli affamati, le prostitute, i mendicanti sui gradini delle chiese, i pensionati sulle panchine solitarie che aspettano la morte come un treno nella notte".

La fotografia è documento, documento del perchè uno è straccione, mendicante o prostituta.

E' documento della follia nazista e della guerra in generale.
Serva a ricordare, a non dimenticare quella follia.

Poi è la propria coscienza a dirci se scattare o no, ma in un senso diverso da quello che pensa Gilardi.
Rodger ammette che lo scopo del fotografo è quello di fare una buona foto (e quella, purtroppo, lo è), semplicemente lui ha ritenuto di non voler fotografare più quelle scene. Ma è parimenti convinto che quella è e rimarrà un grande documento.

Cos'è la coscienza in questo discorso? Quella cosa che ci blocca il dito perchè "queste cose non si fanno" oppure quella cosa che ci blocca il dito perchè "IO, non riesco a scattare"???
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 6 di 71
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Coscienza...

la stessa coscienza che porta a fotografare gente che muore di fame ma a non mettere la mano in tasca e donare un soldo o semplicemente comprare un pezzo di pane...

Quella coscienza che fotografa e dipinge teppisti come eroi ed eroi come assassini...

Quella stessa coscienza che trasforma una gita al mare con i propri figli in una paparazzata...

La macchina fotografica è solo uno strumento...E' come un arma...

Non scatta (spara) se non premi il grilletto...

E non sempre ciò che si vede corrisponde alla reltà...
A volte il marketing è il migliore degli artisti...

Con cordialità...
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 7 di 71
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Domenico quello che dici è assolutamente vero ma io, da fotografo, non posso pensare in questi termini.

Io devo pensare che la fotografia non sia un'arma, ma uno strumento di denuncia, ed è con questo fine che la debbo utilizzare.

Questo fine traspare evidentemente dall'immagine e dalla sua presentazione.

Io francamente non riesco ad immaginare come la foto di un teppista lo possa far passare come eroe, forse tale apparirà ai suoi compari teppisti. Ma se mai dovesse esserci un contesto o una presentazione in base alla quale il teppista dovesse apparire eroe (magari un'articolo di giornale di un giornalista inetto), beh, saremmo evidentemente di fronte ad una aberrazione della fotografia, perchè un teppista è un teppista.

Rodger e altri come lui (capa, McCurry) si sono limitati a fotografare "as is", senza deviazioni semantiche. Il fatto che siano riusciti a farlo e non si siano astenuti non deve essere inteso come una mancanza di sensibilità, ma come forza interiore.

Qualcuno potrebbe dire che bisogna avere rispetto dell'altrui persona. Verissimo!!!
Credete che non vi sia rispetto per i morti in quella foto di Rodger? Secondo me c'è un'altissimo rispetto e ringrazio Rodger per aver avuto la forza di premere il "grilletto".
Quell'immagine grida "Guardate! Guardate dove arriva la follia umana, e non dimenticate!"

In quel caso è stato il Nazismo a mancare di rispetto, non Rodger...



Messaggio Modificato (03-02-09 20:05)
Gianpaolo Giambuzzi Gianpaolo Giambuzzi Messaggio 8 di 71
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Non esiste luce senza ombra...

Come tutti immagino normalmente sappiamo (potrebbe anche esserci chi non la pensa così), in fotografia senza “ombra” di dubbio , qualsiasi cosa fotografiamo necessita di una parte di luce e una parte di ombra, altrimenti se la scena, il soggetto ecc ecc. , fossero nella totale illuminazione o nella completa oscurita’ fotograferemmo il nulla.

Questo paragone mi e’ servito a voler sottolineare che il fotografo e’ testimone della realta,’ e questa necessita improrogabilmente di termini di confronto. Per concetto non puo’esistere solo il bello o solo il brutto,e’ praticamente impossibile. Se riusciamo ad apprezzare una scena che ci allieta l’animo, e’ perche’ conosciamo anche l’evento, la situazione che ci rattrista, ci rende malinconici o inorriditi.

E chi in questo caso, non puo‘ che essere testimone e riproduttore del fatto, seppur con inevitabile mediazione tecnica e concettuale, attraverso una “istantanea”,se non un fotografo?
Potremmo anche limitatamente schierarci dalla parte del “bello” o del “brutto”,pero' credo non saremmo ne giusti ne completi.... Ma ad ogni uomo chiaramente la scelta.

Termino dicendo che secondo me, ogni essere umano, (ogni fotografo), conosce la ragion per cui ha scattato quella fotografia, e nella sua coscienza, percepisce la propria purezza d’animo oppure solo il suo opportunismo di fotografo... O entrambe le cose.



Messaggio Modificato (03-02-09 21:24)
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 9 di 71
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Giancarlo, ok...Ciò che dici è giusto per quella foto...

Per quel caso...

Ammiro il concetto, l'ideale...Lo condivido...

Dovrebbe essere l'approccio di ogni fotografo...Mostrare la realtà...Come essa è...Nuda e cruda...

Ma è difficile...

Non tecnicamente, ma umanamente...
Essere presenti ma isolarsi dal contesto...
Essere testimoni...Ma non giudici...

Spero di aver capito bene cosa vuoi dire...
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La fotografia non mostra la realtà, mostra l'idea che se ne ha.
(Neil Leifer)
Gianpaolo Giambuzzi Gianpaolo Giambuzzi Messaggio 11 di 71
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Domenico, le tue parole:
"Ma è difficile...
Non tecnicamente, ma umanamente...
Essere presenti ma isolarsi dal contesto...
Essere testimoni...Ma non giudici..."

Rispondo:
non ho detto che e' facile, tutto cio'che e' fatto con impegno e amore(presumendo la buona fede del fotografo, altrimenti se diamo per scontato che ce'e in lui del male a priori cade il discorso), risulta difficile ed impegnativo, ma non per questo non dobbiamo provarci.

Non ha importanza una verita' ultima,un obiettivo finale, perche' cio' che ci rende uomini,(se di senso umano parliamo), non e' il raggiungimento dell' obiettivo stesso,(ideale), ma il continuo avvicinarsi ad esso.E la fotografia puo' essere un mezzo.



Messaggio Modificato (03-02-09 22:00)
Gianpaolo Giambuzzi Gianpaolo Giambuzzi Messaggio 12 di 71
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Nino Cannizzaro:
La fotografia non mostra la realtà, mostra l'idea che se ne ha.
(Neil Leifer)

Rispondo a Nino Cannizzaro
- mie parole:
"E chi in questo caso, non puo‘ che essere testimone e riproduttore del fatto, seppur con inevitabile mediazione tecnica e concettuale, attraverso una “istantanea”,se non un fotografo?"

Condivido te e Neil Leifer



Messaggio Modificato (03-02-09 22:11)
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 13 di 71
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Quando passi tre notti in area rossa del pronto soccorso, oppure sei in sala operatoria "grandi ustionati" con una sedicenne con il volto e le mani devastate dal fuoco, oppure in terapia intensiva con ragazzi di vent'anni accanto a novantenni, non puoi domandarti cosa è o non è etico fotografare, scatti e basta, personalmente senza farmi domande, magari con il magone ma, domande non me ne faccio.
I nodi comunque vengono al pettine, quando arrivi a casa e tua moglie ti chiede - C'è qualcosa che non va?-
Poi vai al Pc scarichi le foto e le ripassi lentamente una ad una, e la domanda che ti poni è questa: che foto darai al giornalista che era con te ma, non è entrato in reparto?
La realtà, è molto vicina a te, più di quanto tu possa pensare.
Buone fotine a tutti
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@ Giuliano...
Alla tua domanda su quali foto dare al giornalista ti rispondo cosa farei io: nessuna...

@Gianpaolo...
Giusto, provarci è la cosa più giusta. Avvicinarsi all'obiettivo finale già lo vedo più difficile perchè l'obiettivo finale è sempre diverso da persona a persona...

Ricordate quando qualche tempo fa una petroliera perse quasi tutto il suo carico e le coste di una spiaggia furno devastate dall'ondata nera? Ricordate quel pennuto che si dimenava tutto sporco non riuscendo più a volare e destinato a morire? E' stato crudelmente gettato fra quei fanghi per documentare la catastrofe...Tutti gridarono al disastro ecologico...

Tutti gridarono a ragione...
Ma quell'uccello è morto lo stesso... non per colpa del petrolio...

L'idea che si ha della realtà è soggettiva...
Non obiettiva...
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@Domenico Crocitti (scusa la citazione "formale" ma è necessaria :-)
Capisco e condivido perfettamente quello che dici. L'esempio del pennuto è perfetto, per cui ti chiedo: secondo te, quel tale che lo ha gettato lì in mezzo era un fotografo? Ovviamente no, purtroppo il mercato mediatico porta a queste aberrazioni, la foto deve vendere!

@Nino Cannizzaro
giustissimo il brocardo di Neil Leifer. Pur nella diversità dei generi fotografici, anche il più diretto (immaginiamo Capa) costituisce comunque il risultato di una valutazione del fotografo.

@Giuliano Cantarello
Immagino quello che provi. Personalmente non avrei dato alcuna foto al giornalista, mai. Ma un domani potresti renderti conto di avere materiale per un libro fotografico, o più di uno, testimonianza di quei sentimenti che vivi in corsia.

@Gianpaolo Giambuzzi
sono d'accordo su tutto
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Insomma io, noi, siamo fotografi... Amatori? sicuramente, ma alla fine fotografi. L'amatore è colui che ama, in questo caso la fotografia.
Come fotografo devo essere conscio di ciò che è il mezzo e usarlo per quello che è, non per quello che potrebbe essere.
Il chirurgo può essere salvatore o macellaio, a lui la scelta.

Non accusiamo la fotografia di peccati commessi da pseudo-fotografi...
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