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lucy franco

Il Giappone nelle foto di Daido Moriyama a Foligno

È uno degli esponenti più importanti della fotografia contemporanea nipponica. I suoi lavori on the road, dai bianchi e neri contrastati, sono in mostra al Centro italiano di Arte Contemporanea di Foligno (Perugia) fino al 25 gennaio 2015.
“La superficie esteriore che appare ai miei occhi costituisce uno stimolo che scatena un impulso, una reazione. Io cammino per le strade della città con la mia macchina fotografica costantemente bombardato da questi stimoli. Con la mia macchina riesco a produrre una reazione a questa molteplicità di sollecitazioni e a rispondere a loro”
Daido Moriyama è uno dei nomi più importanti ed innovativi del panorama fotografico contemporaneo. La sua indagine coniuga la visione “documentarista” del reporter all’urgenza dell’espressione intimistica.
Attraverso uno stile che ama l’impatto e detesta ogni compromesso estetico, il fotografo giapponese percorre le strade di una Tokio in continua trasformazione, tracciandone un personale cammino fatto di occasioni visive.
Oltre 130 fotografie ripercorrono l’intensa carriera del fotografo evidenziandone il personale approccio col mondo e offrendo allo stesso tempo una lucida visione sulle trasformazioni che hanno segnato la storia giapponese.


Immagini dai bianchi e neri contrastati, spesso sfocate, graffiate, sovraesposte o sgranate: una ricerca quotidiana senza fine, che traccia i contorni di un’esistenza priva di legami con un luogo d’origine o di vincoli dettati dalle convenzioni sociali.
Ciò non vuol dire però che l’occhio e il lavoro del fotografo sia asservito soltanto ad una “passiva” registrazione o catalogazione della realtà oggettiva, così mutevole e così sfuggente, ma è sempre lui, il fotografo, che alla fine “sceglie” e “ritaglia” l’immagine; e le ragioni di questo “scegliere” e questo “ritagliare” risiedono nella sua cultura visiva e “storica, nella sua memoria, nella sua sensibilità, nel suo gusto estetico; insomma, nel suo mondo interiore ( cit. Michele de Luca)
06.12.14, 19:57
È uno degli esponenti più importanti della fotografia contemporanea nipponica. I suoi lavori on the road, dai bianchi e neri contrastati, sono in mostra al Centro italiano di Arte Contemporanea di Foligno (Perugia) fino al 25 gennaio 2015.
“La superficie esteriore che appare ai miei occhi costituisce uno stimolo che scatena un impulso, una reazione. Io cammino per le strade della città con la mia macchina fotografica costantemente bombardato da questi stimoli. Con la mia macchina riesco a produrre una reazione a questa molteplicità di sollecitazioni e a rispondere a loro”
Daido Moriyama è uno dei nomi più importanti ed innovativi del panorama fotografico contemporaneo. La sua indagine coniuga la visione “documentarista” del reporter all’urgenza dell’espressione intimistica.
Attraverso uno stile che ama l’impatto e detesta ogni compromesso estetico, il fotografo giapponese percorre le strade di una Tokio in continua trasformazione, tracciandone un personale cammino fatto di occasioni visive.
Oltre 130 fotografie ripercorrono l’intensa carriera del fotografo evidenziandone il personale approccio col mondo e offrendo allo stesso tempo una lucida visione sulle trasformazioni che hanno segnato la storia giapponese.


Immagini dai bianchi e neri contrastati, spesso sfocate, graffiate, sovraesposte o sgranate: una ricerca quotidiana senza fine, che traccia i contorni di un’esistenza priva di legami con un luogo d’origine o di vincoli dettati dalle convenzioni sociali.
Ciò non vuol dire però che l’occhio e il lavoro del fotografo sia asservito soltanto ad una “passiva” registrazione o catalogazione della realtà oggettiva, così mutevole e così sfuggente, ma è sempre lui, il fotografo, che alla fine “sceglie” e “ritaglia” l’immagine; e le ragioni di questo “scegliere” e questo “ritagliare” risiedono nella sua cultura visiva e “storica, nella sua memoria, nella sua sensibilità, nel suo gusto estetico; insomma, nel suo mondo interiore ( cit. Michele de Luca)
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lucy franco

Man Ray a Villa Manin fino al 15 Gennaio 2015

Man Ray è autore di alcune delle opere più celebri del XX secolo come Le violon d’Ingres, nudo femminile con due intagli di violino all’altezza delle reni e Cadeau, ferro da stiro con la piastra percorsa da una fila di chiodi.



La straordinaria inventiva di un artista allo stesso tempo fotografo, pittore, ideatore di oggetti e autore di film sperimentali, viene raccontata a Villa Manin attraverso più di trecento opere che permettono di seguire Man Ray nella sua lunga e movimentata carriera fra Stati Uniti ed Europa, amori e amicizie. Per Man Ray non esiste infatti distinzione fra arte e vita, fra interesse estetico e sentimentale, desiderio e invenzione visiva. Pur mettendo in evidenza le diverse espressioni dello stile dell’artista, talvolta quasi disorientanti nel loro carattere enigmatico, la mostra permette di cogliere gli elementi di continuità nell’opera di Man Ray, le curiosità e le ossessioni che la punteggiano.

La creatività di Man Ray si esprime anche nei film sperimentali girati negli anni Venti: Retour à la raison, Emak Bakia, Les Mystères du Chateau du dé, Etoile de mer, oggi unanimemente considerati fra i capolavori della cinematografia surrealista.

A Villa Manin (Passariano di Codroipo - UD) troverà spazio anche questa ulteriore manifestazione del talento visivo dell’artista.
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lucy franco

“Gianni Berengo Gardin-Elliott Erwitt. Un’amicizia ai sali d

Il fotografo italiano Gianni Berengo Gardin e lo statunitense Elliott Erwitt per la prima volta a confronto fino al 2 novembre 2014 e dal 18 novembre 2014 al 1 febbraio 2015 all’Auditorium Parco della Musica di Roma nella mostra curata da Alessandra Mauro “Gianni Berengo Gardin-Elliott Erwitt. Un’amicizia ai sali d’argento. Fotografie 1950-2014”.
120 scatti che raccontano i percorsi di due maestri della camera oscura, alcuni molto celebri, altri poco noti e altri ancora addirittura appena realizzati e mai mostrati finora. Una sequenza di ritratti, paesaggi, scorci di città e di “microcosmi” privati ora delicati e poetici ora drammatici e dolorosi che hanno il grande dono dell’immediatezza.




Berengo Gardin e Elliott Erwitt sono rimasti tra ultimi a operare sui provini cercando gli scatti migliori per poi dosare luci e ombre, bianco e nero attraverso acidi e sali d’argento. “C’è un comune rapporto con il tempo, tipico dei fotografi che lavorano con i sali d’argento. Si scatta e poi si aspetta e solo dopo si può vedere l’immagine. Un lungo processo che aiuta a raffreddare i sentimenti. C’è inoltre da parte di entrambi lo stesso interesse per la strada, i bambini, i temi sociali”, ha detto la curatrice Alessandra Mauro.
“Non sono un artista, sono un fotografo che documenta la sua epoca. A Elliott mi accomuna questo, abbiamo la stessa concezione della fotografia”, ha dichiarato Gianni Berengo Gardin. “Ma – ha continuato – quello che ci unisce davvero è l’interesse per l’umanità”.
23.10.14, 16:37
Il fotografo italiano Gianni Berengo Gardin e lo statunitense Elliott Erwitt per la prima volta a confronto fino al 2 novembre 2014 e dal 18 novembre 2014 al 1 febbraio 2015 all’Auditorium Parco della Musica di Roma nella mostra curata da Alessandra Mauro “Gianni Berengo Gardin-Elliott Erwitt. Un’amicizia ai sali d’argento. Fotografie 1950-2014”.
120 scatti che raccontano i percorsi di due maestri della camera oscura, alcuni molto celebri, altri poco noti e altri ancora addirittura appena realizzati e mai mostrati finora. Una sequenza di ritratti, paesaggi, scorci di città e di “microcosmi” privati ora delicati e poetici ora drammatici e dolorosi che hanno il grande dono dell’immediatezza.




Berengo Gardin e Elliott Erwitt sono rimasti tra ultimi a operare sui provini cercando gli scatti migliori per poi dosare luci e ombre, bianco e nero attraverso acidi e sali d’argento. “C’è un comune rapporto con il tempo, tipico dei fotografi che lavorano con i sali d’argento. Si scatta e poi si aspetta e solo dopo si può vedere l’immagine. Un lungo processo che aiuta a raffreddare i sentimenti. C’è inoltre da parte di entrambi lo stesso interesse per la strada, i bambini, i temi sociali”, ha detto la curatrice Alessandra Mauro.
“Non sono un artista, sono un fotografo che documenta la sua epoca. A Elliott mi accomuna questo, abbiamo la stessa concezione della fotografia”, ha dichiarato Gianni Berengo Gardin. “Ma – ha continuato – quello che ci unisce davvero è l’interesse per l’umanità”.
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"FULL COLOR" di Fontana, a Roma fino all'11 gennaio 2015

A ROMA LA RETROSPETTIVA DI FRANCO FONTANA - Lo stile di Franco Fontana si riconosce presto: egli tratta i paesaggi come modelli in posa, ne fa “composizioni ritmate da linee e piani sovrapposti, geometrie costruite sulla luce”, come dice la presentazione della mostra “Full Color” che da oggi all'11 gennaio 2015 sarà a Roma (prima grande retrospettiva di Fontana nella Capitale), a Palazzo Incontro, in Via dei prefetti 22.

La mostra “Full Color” in 130 fotografie divise in 7 sezioni (Paesaggi, Mari, Asfalti, Luci americane, Paesaggi urbani, Presenza assenza, Piscine) ripercorre l'intera carriera di Fontana (costellata di riconoscimenti, 400 mostre e 40 libri) nelle varie tappe.





“Per me la fotografia non è né un mestiere né una professione, ma è la realtà della mia vita, dopo gli affetti della famiglia e dell’amicizia. È quella scelta che mi dona la qualità della vita, perché la vivo con entusiasmo e creatività, esprimendomi per quello che penso, testimoniando quello che vedo e che sono... Quello che si fotografa non sono immagini ma è una riproduzione di noi stessi... La fotografia creativa non deve riprodurre ma interpretare rendendo visibile l’invisibile... Il colore è anche sensazione fisiologica, interpretazione psicologica emozionale, ed è per questo fondamentale soprattutto nella fotografia.... Non si può conoscere l’essenza delle cose se si crede che un fiore sia solo un fiore, che una nuvola sia solo una nuvola, che il mare sia solo il mare: vorrebbe dire che la conoscenza si limita alla superficie, mentre l’esistenza risiede nel contenuto. Le fonti dell’arte sono l’entusiasmo e l’ispirazione, in una parola la vitalità. E una parte importante è l’immaginazione. Quelli che non immaginano amputano la parte creativa del pensiero, perché è più facile ragionare razionalmente che immaginare e creare, ma è solo immaginando che si può fare il giro del mondo in un giorno invece che in ottanta giorni. Chi è ancorato alla razionalità sente le vertigini davanti al cambiamento, eppure bisogna cambiare sempre per rimanere quello che si è, così come fa e insegna la natura”. [Franco Fontana].
15.10.14, 21:42
A ROMA LA RETROSPETTIVA DI FRANCO FONTANA - Lo stile di Franco Fontana si riconosce presto: egli tratta i paesaggi come modelli in posa, ne fa “composizioni ritmate da linee e piani sovrapposti, geometrie costruite sulla luce”, come dice la presentazione della mostra “Full Color” che da oggi all'11 gennaio 2015 sarà a Roma (prima grande retrospettiva di Fontana nella Capitale), a Palazzo Incontro, in Via dei prefetti 22.

La mostra “Full Color” in 130 fotografie divise in 7 sezioni (Paesaggi, Mari, Asfalti, Luci americane, Paesaggi urbani, Presenza assenza, Piscine) ripercorre l'intera carriera di Fontana (costellata di riconoscimenti, 400 mostre e 40 libri) nelle varie tappe.





“Per me la fotografia non è né un mestiere né una professione, ma è la realtà della mia vita, dopo gli affetti della famiglia e dell’amicizia. È quella scelta che mi dona la qualità della vita, perché la vivo con entusiasmo e creatività, esprimendomi per quello che penso, testimoniando quello che vedo e che sono... Quello che si fotografa non sono immagini ma è una riproduzione di noi stessi... La fotografia creativa non deve riprodurre ma interpretare rendendo visibile l’invisibile... Il colore è anche sensazione fisiologica, interpretazione psicologica emozionale, ed è per questo fondamentale soprattutto nella fotografia.... Non si può conoscere l’essenza delle cose se si crede che un fiore sia solo un fiore, che una nuvola sia solo una nuvola, che il mare sia solo il mare: vorrebbe dire che la conoscenza si limita alla superficie, mentre l’esistenza risiede nel contenuto. Le fonti dell’arte sono l’entusiasmo e l’ispirazione, in una parola la vitalità. E una parte importante è l’immaginazione. Quelli che non immaginano amputano la parte creativa del pensiero, perché è più facile ragionare razionalmente che immaginare e creare, ma è solo immaginando che si può fare il giro del mondo in un giorno invece che in ottanta giorni. Chi è ancorato alla razionalità sente le vertigini davanti al cambiamento, eppure bisogna cambiare sempre per rimanere quello che si è, così come fa e insegna la natura”. [Franco Fontana].
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lucy franco

Nickolas Muray, a Palazzo Ducale di Genova dal 16 ottobre

Nickolas Muray, fotografo americano di origini ungheresi, dal 1920 al 1940 ha collezionato più di 10 mila scatti di star: attori, ballerini, stelle del cinema, politici e scrittori, tutti sono finiti davanti al suo obiettivo.

Al Palazzo Ducale di Genova in occasione di "Celebrity portraits", ci sarà la prima esposizione monografica italiana dedicata al fotografo che aprirà il 16 ottobre e continuerà fino all' 8 febbraio 2015.
Un viaggio fatto di immagini, circa 200, lungo circa 40 anni, a cominciare dagli anni Venti, quando riceve il suo primo incarico dalla prestigiosa rivista Harper Bazaar e dopo qualche anno da Vanity Fair, fino a divenire uno dei più famosi ritrattisti d’America.
Nei suoi scatti, diventati spesso icona, i volti più noti: Marylin Monroe, Greta Garbo, Charlie Chaplin, Elizabeth Taylor per citarne alcuni.




Tra le vicende e le frequentazioni di Muray, una delle più significative fu l’incontro con Frida Kahlo nel 1931 in Messico. Incontro che sfociò in una storia d’amore lunga dieci anni e successivamente in un’amicizia che durò fino alla morte della grande artista messicana nel 1954. Nel corso della loro trentennale relazione numerosissimi furono gli scatti che Muray fece a Frida, molti dei quali in mostra.
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lucy franco

Kenro Izu "Territori dello spirito" a Modena fino a Gennai

Al Foro Boario in via Bono da Nonantola, 2 a Modena, fino all'11 Gennaio 2015
Kenro Izu espone "Territori dello spirito"


La raffinata ricerca artistica di Kenro Izu è al centro di una mostra interamente dedicata al lungo lavoro che ha condotto l’artista ad esplorare i più importanti luoghi sacri del mondo: dalle Piramidi dell’Egitto alle antiche pietre dello Stonehenge, dalla città di Angkor in Cambogia ai templi buddisti in India e Indonesia, dal deserto della Siria alle alte vette del Tibet.

70 opere quasi tutte platinotipie stampate dallo stesso Autore



Affascinato dalla sublime bellezza delle vestigia antiche e dal profondo senso di caducità che sono in grado di trasmettere, Izu individua nel recupero di stili e tecniche tipici della fotografia ottocentesca il mezzo più adatto per imprimere le atmosfere mistiche dei luoghi incontrati.
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lucy franco

“Nessun luogo. Da nessuna parte – Viaggi randagi con Luigi

Alla Triennale di Milano fino al 9 Novembre 2014 una mostra che è il racconto di un’amicizia e di una collaborazione tra due artisti negli anni della loro formazione, Franco Guerzoni e Luigi Ghirri.


I “viaggi randagi” sono quelli nella campagna modenese a cavallo tra gli anni sessanta e settanta. Per quasi un decennio, negli anni 70’ Ghirri e Guerzoni intrattennero un dialogo costante, condividendo l’entusiasmo e le incertezze degli esordi, dei loro primi esperimenti e tentativi. I due condivisero un territorio: un paesaggio fatto per lo più da aie, case abbandonate, ruderi, edifici industriali e cantieri che amavano perlustrare da cima a fondo. Di quelle esplorazioni resta un’ampia documentazione con centinaia di scatti inediti, che Luigi Ghirri realizzava per Guerzoni diventando così il punto di partenza, la base materiale dei suoi lavori. È un’occasione da non perdere per ammirare il profilo di due artisti che nell’amicizia condivisero un’intensa ossessione per la ricerca sull’immagine.
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lucy franco

A occhi aperti. Quando la Storia si è fermata in una foto

Mostra A occhi aperti. Quando la Storia si è fermata in una foto - Piazza della Repubblica, 4 - Venaria Reale (To)
fino all' 8 febbraio 2015

Tratta dal libro A occhi aperti di Mario Calabresi, pubblicato da Contrasto, la mostra porta alla Venaria Reale gli scatti più significativi dei più grandi interpreti della fotografia contemporanea. Foto di Abbas, Gabriele Basilico, Elliott Erwitt, Paul Fusco, Don McCullin, Steve McCurry, Josef Koudelka, Paolo Pellegrin, Sebastião Salgado, Alex Webb.



"Cosa potremmo sapere, cosa potremmo immaginare, cosa potremmo ricordare dell’invasione sovietica di Praga se non ci fossero, stampate nei nostri occhi, le immagini di un ‘anonimo fotografo praghese’, che si scoprì poi chiamarsi Josef Koudelka? Quanta giustizia hanno fatto quelle foto, capaci di raccontare al mondo la freschezza e l’idealismo di una primavera di libertà. Ci sono fatti, pezzi di storia, che esistono solo perché c’è una fotografia che li racconta." - Mario Calabresi

Così in cento scatti i visitatori di questa mostra alla Venaria di Torino si caleranno dietro l'obiettivo di Paul Fusco mentre documentava i funerali di Bob Kennedy o del praghese Josef Koudelka, testimone della fine della Primavera di Praga per mano di Mosca.




Ma sarano presenti in mostra anche i rappresentanti della generazione successiva come Steve McCurry, celebre per la foto del 1985 conosciuta con il titolo di Ragazza afgana, che offre nei suoi scatti l'anima dell'India e dell'Oriente.
20.09.14, 10:57
Mostra A occhi aperti. Quando la Storia si è fermata in una foto - Piazza della Repubblica, 4 - Venaria Reale (To)
fino all' 8 febbraio 2015

Tratta dal libro A occhi aperti di Mario Calabresi, pubblicato da Contrasto, la mostra porta alla Venaria Reale gli scatti più significativi dei più grandi interpreti della fotografia contemporanea. Foto di Abbas, Gabriele Basilico, Elliott Erwitt, Paul Fusco, Don McCullin, Steve McCurry, Josef Koudelka, Paolo Pellegrin, Sebastião Salgado, Alex Webb.



"Cosa potremmo sapere, cosa potremmo immaginare, cosa potremmo ricordare dell’invasione sovietica di Praga se non ci fossero, stampate nei nostri occhi, le immagini di un ‘anonimo fotografo praghese’, che si scoprì poi chiamarsi Josef Koudelka? Quanta giustizia hanno fatto quelle foto, capaci di raccontare al mondo la freschezza e l’idealismo di una primavera di libertà. Ci sono fatti, pezzi di storia, che esistono solo perché c’è una fotografia che li racconta." - Mario Calabresi

Così in cento scatti i visitatori di questa mostra alla Venaria di Torino si caleranno dietro l'obiettivo di Paul Fusco mentre documentava i funerali di Bob Kennedy o del praghese Josef Koudelka, testimone della fine della Primavera di Praga per mano di Mosca.




Ma sarano presenti in mostra anche i rappresentanti della generazione successiva come Steve McCurry, celebre per la foto del 1985 conosciuta con il titolo di Ragazza afgana, che offre nei suoi scatti l'anima dell'India e dell'Oriente.
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lucy franco

Wildlife Photographer of The Year 19 set–26 ott 2014

La mostra del Wildlife Photographer of the Year , giunto ora alla 50a edizione, è stata appena inaugurata il 19 Settembre 2014 e durerà fino al 26 Ottobre 2014, a Milano al Museo Minguzzi.
L’esposizione coglie la bellezza del nostro pianeta, regalando uno sguardo sugli aspetti più intriganti e spettacolari della natura. Immagini mozzafiato catturate grazie alla pazienza e all’abilità dei fotografi ma anche importante documentazione sui luoghi della terra che sono in costante evoluzione, al fine di preservarne la ricchezza e la diversità.
Propone un centinaio di fotografie premiate o segnalate, in rappresentanza di tutte le 18 categorie in gara, e commentate dal punto di vista tecnico ed esperienziale dagli stessi autori: a partire da "Essence of Elephants”, un ritratto di elefanti africani, che è valso al sudafricano Gred du Toit il primo premio e il titolo di Wildlife Photographer of the Year;


anche l'Italia è rappresentata: Stanislao Basileo, secondo classificato nella categoria Natura in città con lo scatto che raffigura uno stambecco a spasso sulla diga, in sorprendente arrampicata a strapiombo sul lago Serrù, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso; Alessandro Bee che ha ricevuto una menzione speciale nella categoria Animali nel loro ambiente, con la foto Into the fall, un parrocchetto ripreso mentre vola radente alle impetuose cascate Iguaçu in Argentina; Valter Bernardeschi menzionato nella categoria Comportamento animale: Mammiferi, con la foto Fishing, realizzata guadando il gelido lago Curili nel Sud della Kamchatka, dove un orso bruno si avventa su una femmina di salmone gonfia di uova; e infine, Valter Binotto che ha ricevuto una menzione nella categoria Regni botanici, con lo scatto Dente di cane, un semplice fiore immortalato con effetto sfocato bokeh, di particolare magia e suggestione.


Durante il periodo della mostra sono previsti anche alcuni incontri di approfondimento con alcuni fotografi italiani premiati in diversi concorsi fotografici.

Informazioni
Wildlife Photographer of the Year
Milano, Museo Minguzzi
Via Palermo 11
Dal 19 settembre al 26 ottobre 2014
20.09.14, 10:23
La mostra del Wildlife Photographer of the Year , giunto ora alla 50a edizione, è stata appena inaugurata il 19 Settembre 2014 e durerà fino al 26 Ottobre 2014, a Milano al Museo Minguzzi.
L’esposizione coglie la bellezza del nostro pianeta, regalando uno sguardo sugli aspetti più intriganti e spettacolari della natura. Immagini mozzafiato catturate grazie alla pazienza e all’abilità dei fotografi ma anche importante documentazione sui luoghi della terra che sono in costante evoluzione, al fine di preservarne la ricchezza e la diversità.
Propone un centinaio di fotografie premiate o segnalate, in rappresentanza di tutte le 18 categorie in gara, e commentate dal punto di vista tecnico ed esperienziale dagli stessi autori: a partire da "Essence of Elephants”, un ritratto di elefanti africani, che è valso al sudafricano Gred du Toit il primo premio e il titolo di Wildlife Photographer of the Year;


anche l'Italia è rappresentata: Stanislao Basileo, secondo classificato nella categoria Natura in città con lo scatto che raffigura uno stambecco a spasso sulla diga, in sorprendente arrampicata a strapiombo sul lago Serrù, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso; Alessandro Bee che ha ricevuto una menzione speciale nella categoria Animali nel loro ambiente, con la foto Into the fall, un parrocchetto ripreso mentre vola radente alle impetuose cascate Iguaçu in Argentina; Valter Bernardeschi menzionato nella categoria Comportamento animale: Mammiferi, con la foto Fishing, realizzata guadando il gelido lago Curili nel Sud della Kamchatka, dove un orso bruno si avventa su una femmina di salmone gonfia di uova; e infine, Valter Binotto che ha ricevuto una menzione nella categoria Regni botanici, con lo scatto Dente di cane, un semplice fiore immortalato con effetto sfocato bokeh, di particolare magia e suggestione.


Durante il periodo della mostra sono previsti anche alcuni incontri di approfondimento con alcuni fotografi italiani premiati in diversi concorsi fotografici.

Informazioni
Wildlife Photographer of the Year
Milano, Museo Minguzzi
Via Palermo 11
Dal 19 settembre al 26 ottobre 2014
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Ferdinando Scianna a Roma fino al 18 Luglio 2014

Resterà aperta fino al 18 Luglio 2014 a Palazzo Taverna a Roma, la retrospettiva «Sicilia Mondo» dedicata al celebre fotografo Ferdinando Scianna, partito dalla Sicilia negli anni ‘60 e giunto a far parte dell’agenzia Magnum, primo fotografo italiano, agli inizi degli anni ‘80.

Le opere in esposizione rappresentano le tradizioni dell’isola, la sua bellezza quasi carnale, le sue contraddizioni.
La fotografia è lo strumento ideale per raccontare la realtà e le parole di Leonardo Sciascia – suo grande amico che lo definì un “fotografo nato” -descrivono l’identità di reporter di Ferdinando Scianna: “È il suo fotografare, quasi una rapida, fulminea organizzazione della realtà, una catalizzazione della realtà oggettiva in realtà fotografica: quasi che tutto quello su cui il suo occhio si posa e il suo obiettivo si leva obbedisce proprio in quel momento, né prima né dopo, per istantaneo magnetismo, al suo sentimento, alla sua volontà e – in definitiva – al suo stile.”
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lucy franco

“Henri Cartier-Bresson, Vedere è tutto" in libreria

“Henri Cartier-Bresson, Vedere è tutto, Interviste e conversazioni 1951-1998”, edito da Contrasto e curato da Clément Chéroux e Julie Jones.

Parole ed immagini in un inedito rapporto: 20 immagini in bianco e nero e 178 pagine di parole sull'universo di istanti, luci, ombre, geometrie ed esseri umani ritratti da ogni punto di vista, insieme alla vita “così breve, così fragile, così minacciata”, ma anche minuziosi dettagli tecnici relativi a stile, attrezzatura e composizione.
Curatori francesi per un volume dedicato a un maestro francese della fotografia, e che costituisce, indirettamente, una lezione di fotografia (non a caso il libro rientra appunto nella serie “Logos - Lezioni di fotografia”) che si concretizza attraverso una selezione delle migliori interviste rilasciate da Cartier-Bresson nell'arco di quasi cinquant'anni, e raccolte in ordine cronologico.
Per una volta non saranno le sue celebri immagini ma le sue stesse parole a guidarci all’interno del suo mondo.

Il libro arriva a pochi mesi dalla tappa italiana, al Museo dell'Ara Pacis di Roma, della mostra retrospettiva dedicata a Cartier-Bresson a cura di Clément Chéroux, in programma dal 26 settembre 2014 al 6 gennaio 2015
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