“La figura nera aspetta il bianco” di Giacomelli a Roma
Per la prima volta a Roma a Palazzo Braschi, fino al 29 maggio 2016, l'antologica di Mario Giacomelli dal titolo “La figura nera aspetta il bianco”: 200 fotografie originali che ripercorrono la produzione del fotografo marchigiano
Questo ricordo lo…
lucy franco
31.03.16
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Nel percorso della mostra è presente l'intera poetica di Giacomelli, un viaggio appassionante nella sua arte, nella sua intima e profonda poesia, nel suo furore creativo, a partire dalle prime foto sulla spiaggia di Senigallia nel 1953, passando per le diverse serie, dedicate all'Ospizio (“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”), ai “pretini in festa nel seminario della città (“Io non ho mani che mi accarezzino il volto”), Lourdes, i contadini ne “La buona terra”, il paesaggio marchigiano spesso ripreso da Giacomelli. E ancora le serie dedicate alle poesie (“A Silvia”, “Io sono nessuno”, “Ritorno”…).
In tutto circa 200 fotografie tra le più importanti, tutte in formato orginale, stampe vintage e firmate dall'autore, definito come suggerisce la presentazione della mostra “il fotografo più importante e innovativo che l'Italia abbia mai avuto”.
Lui stesso definiva la fotografia usando parole incisive: “L'immagine è spirito, materia, tempo, spazio, occasione per lo sguardo. Tracce che sono prove di noi stessi e il segno di una cultura che vive incessantemente i ritmi che reggono la memoria, la storia, le norme del sapere.”
Museo di Roma Palazzo Braschi
piazza Navona 2/ Piazza San Pantaleo 10
fino al 29 maggio 2016 Ultima modifica di lucy franco il 31.03.16, 09:30, modificato 1 volta in totale.
![Questo ricordo lo vorrei raccontare (2000). Senigallia © Archivio Mario Giacomelli, Senigallia](https://img.fotocommunity.com/questo-ricordo-lo-vorrei-raccontare-2000-senigallia-archivio-mario-giacomelli-senigallia-0564d69d-b6e4-4bff-996e-8b7217f713a0.jpg?width=240)
Nel percorso della mostra è presente l'intera poetica di Giacomelli, un viaggio appassionante nella sua arte, nella sua intima e profonda poesia, nel suo furore creativo, a partire dalle prime foto sulla spiaggia di Senigallia nel 1953, passando per le diverse serie, dedicate all'Ospizio (“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”), ai “pretini in festa nel seminario della città (“Io non ho mani che mi accarezzino il volto”), Lourdes, i contadini ne “La buona terra”, il paesaggio marchigiano spesso ripreso da Giacomelli. E ancora le serie dedicate alle poesie (“A Silvia”, “Io sono nessuno”, “Ritorno”…).
In tutto circa 200 fotografie tra le più importanti, tutte in formato orginale, stampe vintage e firmate dall'autore, definito come suggerisce la presentazione della mostra “il fotografo più importante e innovativo che l'Italia abbia mai avuto”.
Lui stesso definiva la fotografia usando parole incisive: “L'immagine è spirito, materia, tempo, spazio, occasione per lo sguardo. Tracce che sono prove di noi stessi e il segno di una cultura che vive incessantemente i ritmi che reggono la memoria, la storia, le norme del sapere.”
Museo di Roma Palazzo Braschi
piazza Navona 2/ Piazza San Pantaleo 10
fino al 29 maggio 2016 Ultima modifica di lucy franco il 31.03.16, 09:30, modificato 1 volta in totale.