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Mostra online Pollaci-Portaluppi "Immagini e storie" - 5. Villafrati II

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L’abbandono va a braccetto con il disordine, o con quello che l’uomo chiama disordine. Dove c’è l’uomo c’è ordine, operazione per altro faticosa rimettere le cose al loro proprio posto, quello che qualcuno ha definito “giusto”.
Un mazzo di carte nuove, intonso, ha un suo ordine prestabilito. In genere la prima carta è l’asso di cuori e l’ordine dei semi è Cuori, Quadri, Fiori e Picche, come recita il noto detto “Come Quando Fuori Piove”. Qualora fuori non piovesse la prima carta potrebbe essere l’asso di picche. Indipendentemente dall’ordine attribuito dal fabbricante, dopo la prima smazzata, per quante volte si tornerà a rimescolare le carte, quell’ordine iniziale, primordiale, non tornerà mai più a formarsi. Non è mai successo e credo mai accadrà. È solo l’uomo che sa rimettere le cose in una data sequenza, uguale a quella precedente, chiamata ordine. La natura invece si diverte a cambiare sempre la disposizione. Ogni volta un disordine diverso da quello precedente. La cosa è più preoccupante di quello che a prima vista può apparire. In natura non ci sono due cristalli di neve tra loro uguali. Normalmente tutti gridano alla meraviglia, alla fantasiosa abilità di Madre Natura. A me invece la cosa fa un po’ paura. La natura è incapace di ripetere sè stessa, il che significa che se tutti gli uomini dovessero morire allora anche la vita risulterà scomparsa per sempre perché la natura sarà incapace di ripetere quella incredibile sequenza di macro molecole che hanno portato alla vita, ovvero all’ordine. Solo l’uomo sa copiare sé stesso, solo l’uomo è in grado di ostacolare il caos ribollente che della vita non gliene impippa un bel niente. Ci appare quindi giusto che l’uomo torni a riappropriarsi di quegli spazi riconquistati dalla natura. Nella foto vediamo pavimenti lerci e sporchi di quello che un tempo fu un sontuoso palazzo baronale, sorto nella seconda metà del 1700, destinato a residenza della famiglia Filangeri, ma dove si svolgevano anche funzioni giurisdizionali ed economiche. Lo stile dell’edificio è barocco e l’intero complesso ha aspetto circolare con mura di cinta possenti che lo fanno sembrare una fortezza inespugnabile e contemporaneamente una oasi di prosperità circondata dalla miseria. Muri scrostati, drammaticità nella ripresa, ma nell’alto centro si spalanca un riquadro luminoso, forse una speranza.

© foto Carlo Pollaci - © testo Geo Portaluppi

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