oh come sono sfortunato

STORIA POPOLARE

C’era una volta una signora (che chiameremo Marta) così povera da non poter comprare il cibo per i propri bambini, i quali piangevano per la fame. Una vicina di casa (che chiameremo Giovanna), vedendo questa situazione, diede un po’ di denaro a Marta, ciononostante, i figli di Marta continuavano a piangere per la fame. “Ti ho dato i soldi per comprare del cibo, perché i tuoi bambini piangono ancora?” chiese Giovanna alla sua vicina. “Sono andata al mercato per fare la spesa, ma una donna vestita di nero mi ha rubato tutti i soldi” rispose Marta tra le lacrime. Allora Giovanna diede altri soldi a Marta, ma neppure questa volta Marta riuscì a fare la spesa, e sempre per l’intervento di quella misteriosa donna che le portava via il denaro. La storia si ripeté per più volte, fino a quando qualcuno bussò alla porta di Giovanna. Giovanna aprì e si trovò di fronte una donna vestita di nero che le disse “non devi più dare soldi a Marta”. “Lei chi è e perché non dovrei più dare soldi alla mia vicina?” chiese Giovanna. “Io sono la fortuna e ti dico di non dare più denaro alla tua vicina perché se avessi voluto che Marta fosse ricca non l’avrei fatta povera”, rispose la donna vestita di nero.

Commenti 18

  • vog2 11/12/2014 1:35

    la Fortuna ... quella mitologica è, per me , il talento che incontra l'occasione . se sei sfortunato, o ti manca il talento o non hai avuto l'occasione per dimostrare di averlo nel primo caso la colpa è tua , nel secondo è da imputare a fattori esterni indipendenti... talvolta però mancano entrambi gli addendi
  • ann mari cris aschieri 05/12/2014 5:24

    Ops.... fortunello che sei... non soltanto ti mettono in homepage, ma anche nel periodo piu' lungo!

  • lucy franco 01/12/2014 16:25

    ragazzi.... se la foto, una foto provoca questi "effetti collaterali" di cui sopra, non posso che riconoscere che è una BELLA foto, nel senso più ampio possibile, di Fotografia linguaggio universale e trasversale.

    :))))
  • Maurizio Moroni (UKPhoto) 30/11/2014 7:33

    Una delle mie battute favorite con cui inizio praticamente ogni anno di insegnamento (e per cui i miei studenti mi odiano dato che son costretti a ridere ad una boutade tanto insipida) è che vorrei introdurre un nuovo corso di "Teologia applicato alla chimica". Ovviamente non teologia in senso aulico ma semplicemente come e quante volte occorra pregare e/o imprecare affinche una reazione avvenga come immaginata e sperata... :)))
    Penso che al di là della razionalità di ruolo e/o formazione tutti si sia scaramantici in qualche misura ed in particolare come giustamente Jean Cocteau ebbe a dire "Certo che la fortuna esiste. Se no come potremmo spiegare il successo degli altri?"
    Non dimentichiamo inoltre che le Leggi di Murphy hanno arricchito una sola persona (Murphy stesso) mentre tutti gli altri le subiscono quotidianamente!
    A parte gli scherzi, sull'argomento difficilmente ci si potrebbe accordare perchè tutto dipende dall'ottica in cui si traguarda il fenomeno... se infatti consideriamo tutti gli eventi come un nesso di casualità e concatenazione sugli effetti in maniera pura allora non possiamo che credere in una totale predestinazione degli eventi che è poi il caso che racconti nella tua narrazione metaforica. Viceversa potremmo pensare che l'intelletto e la volontà siano svincolate dalla predestinazione e con essi si possano piegare anche gli eventi più avversi con il risultato che ognuno sia in toto fautore del proprio destino.
    Personalmente mi colloco nel mezzo: Un evento metereologico eccezionale che provoca l'ingrossamento di un fiume sorprendendo qualcuno su un ponte non lasciandogli scampo, può essere annoverato tra i casi sfortunati ma se si è costruito casa sul greto di un torrente o fiume (o peggio di un vulcano attivo) che negli anni non ha mai avuto opere di manutenzione o messa in sicurezza nel totale disinteresse di tutti... quando arriva la piena e nel migliore dei casi innonda la casa suddetta, dato che le piene sono ampiamente descritte dai tempi degli egizi ed è facilmente intuibile ci fossero anche prima... io personalmente fatico a vedere l'evento come casuale o sfortunato...
    Un po' come le tante montagne dove le pinete sono massacrate per lasciar posto alle piste da sci... salvo imprecare alla sfortuna ed alla natura matrigna perchè il terreno, non più trattenuto dalle radici, frana / smotta con le conseguenze facilmente immaginabili.
    Alla fine però molto dipende dalla propria filosofia di vita che a tutto trova collocazione... giustamente Umberto Eco disse: "Credere nella sfortuna porta sfortuna!" :)
    Di nuovo una bella e stimolante creazione! Maurizio :)
  • ann mari cris aschieri 29/11/2014 23:33

    Punto uno)
    Mi darai atto che il coraggio a un certo punto uno se lo può anche far venire, magari con un piccolo aiutino, ma che per l'intelletto - se manca - non c'è rimedio. O ce l'hai o non ce l'hai...
    Sul fatto che divago e dirotto dall'argomento cruciale è abbastanza vero, ma rimanendo ferma su un solo punto focale come faccio ad andare a guardare cosa c'è dietro l'angolo?

    Punto due)
    Esattamente come nessuno è mai totalmente sfortunato, così un arrosto non può mai bruciare completamente, perché arriva il fumo ad avvisarti in anticipo e non c'è fumo senza arrosto.
    Basta scartare le parti bruciacchiate e si mangia quel che resta.

    Ti auguro la buona notte e relativi sogni d'oro (se va bene)
    Altrimenti se soffri d'insonnia potrai dedicarti a una buona lettura col favore del silenzio.
    Tanto domani è domenica, pensa che fortuna!
    CIAo! cris
  • gino lombardi 29/11/2014 21:46

    In qualche modo mi hai letto nel pensiero: negli scritti precedenti ho omesso di utilizzare un argomento che ti avrebbe impedito ogni possibilità di replica, ma, appunto, non mi è sembrato giusto passare dal confronto dialettico al voler avere ragione a tutti i costi. E, dunque, proseguendo sul sentiero del semplice punto di vista, debbo innanzitutto riconoscerti una notevole abilità nel condurre il discorso su aspetti diversi da quello che ha originato il discorso stesso, vale a dire: avere o non avere il coraggio di mettersi alla prova, significa o non significa essere o non essere fortunati ad averlo questo coraggio (coraggio di mettersi alla prova in caso di periodi difficili)? Ed è in relazione a questa domanda che si deve cercare una risposta, e non confondere questo aspetto con altre caratteristiche (possiamo anche non chiamarle fortune o sfortune) individuali, giacché è ovvio che una persona può non avere il coraggio di mettersi alla prova ed essere intelligente o possedere altre qualità e capacità. Ciò posto, si può tranquillamente partire dal tuo assunto: “ Sentirsi sfortunati è la condizione mentale in cui cade chi pretenderebbe di essere ciò che non è, o avere ciò che non ha..”: può essere, ma che condizione mentale dovrebbe avere chi non ha il coraggio di mettersi alla prova? E che se ne fa della sua intelligenza se non trova questo coraggio e se ne sta chiuso in casa senza mettersi alla prova? Non deve – secondo te – tirare in ballo la sfortuna di non avere il coraggio di mettersi alla prova, ma se invece di sfortuna parlassimo di incapacità, inidoneità, natura, ecc., cambierebbe qualcosa? Si tratterebbe sempre e comunque di caratteristiche individuali indipendenti dalla volontà (al pari della fortuna o sfortuna), e forse – per non cadere in depressione- è meglio pensare di essere sfortunati anziché incapaci, chissà, magari è davvero così.

    Volevo cenare, ma sfortunatamente si è bruciato l'arrosto :))

    Ciao


  • ann mari cris aschieri 29/11/2014 20:05

    Potrei mettere in campo un argomento in grado di sbaragliare il sistema difensivo del tuo convincimento, ma non lo farò perché tu e io abbiamo una fortuna: quella di non voler discutere per decidere quale delle due parti possa avere ragione o no( e il tuo merito secondo me è doppio, considerato che la tua professione potrebbe indurti all’accanimento proprio per una giustificabile deformazione professionale) ma interloquiamo per puro amore della dialettica, per il gusto di filosofeggiare da pari a pari, guardando l'orizzonte e ben sapendo che la ragione non sta mai da una parte sola, esistendo essa unicamente in rapporto all’ottica con cui viene analizzato un dilemma.
    Per tornare in argomento - senza dilungarmi su cose ovvie - : se, come tu asserisci, può essere considerata sfortuna la mancanza di coraggio di cui s'è parlato, allora io replico che è sfortuna non possedere il tuo Genio.
    Bene, allora come la mettiamo? Siamo tutti sfortunati, perché tutti - almeno in qualcosa - siamo inferiori agli altri. Io non ho la tua intelligenza, tu non hai la fidanzata, un mio vicino non ha un appartamento grande abbastanza per 10 figli, a quell'altro gli hanno appena rubato l'auto, in una catena senza fine.
    Sentirsi sfortunati è la condizione mentale in cui cade chi pretenderebbe di essere ciò che non è, o avere ciò che non ha..
    Innanzi tutto partiamo dal fatto che nessuno al mondo nasce interamente fortunato o sfortunato. Avrà più di una cosa e meno dell’altra, ma sicuramente la capacità di bilanciare certe carenze.
    Tradotto che si può anche nascere con degli handicap e poi recuperare alla grande, o viceversa nascere con tutti i vantaggi possibili e perderli cammin facendo.
    Machiavelli trattò nel suo “Principe” la differenza tra Fortuna e Virtù.
    Secondo la sua riflessione, la prima arbitra a metà nelle vicende umane, l’altra metà appartiene all’Uomo il quale, applicando le proprie virtù (intelletto, alacrità, pazienza, impegno, prudenza, pazienza ecc. ecc.), sarà in grado di affrontare meglio le eventuali “Sfighe” riuscendo persino ad orientarle a proprio favore ma, più ancora, attraverso le proprie virtù, amministrerà con intelligenza e cautela anche la Fortuna dalla sua parte, onde evitare che questa gli giri le spalle.
    Se poi siamo davvero alla canna del gas consigliabile la lettura del libro di Roth “ Giobbe”, al quale, se nessuna fortuna fu concessa, fu data almeno in contropartita l’ incrollabile pazienza di tollerare le sciagure, senza perdere la sua serenità.
    Ti auguro buona cena, ma forse è consigliabile un digestivo dopo la lettura. :-) CIAo!
  • gino lombardi 29/11/2014 14:23

    Ho fatto solo delle ipotesi per riflettere sull'argomento, e se invece di Marta ci fosse stato Martino il concetto non sarebbe cambiato di una virgola. Per il resto, dici bene, ma avere o non avere il coraggio di mettersi alla prova, significa o non significa essere o non essere fortunati ad averlo questo coraggio?

    Ciao

    G




  • ann mari cris aschieri 29/11/2014 13:49

    Tutto vero quello che tu asserisci: ma quante sono le vedove, gli orfani, gli immigrati e quanti ancora i senza lavoro i cui figli non sono comunque morti di fame?
    Perché si continua a pensare che una donna abbia possibilità di vivere o sopravvivere solo grazie alla presenza di un padre o di un marito ?
    Certo i momenti difficili capitano a tutti prima o poi nella vita, diverso è il modo di ciascuno di affrontarli.
    Aggiungo che ciò che a prima vista potrebbe essere considerato una sfortuna potrebbe rappresentare un' opportunità quando si ha il coraggio di mettersi alla prova.
    "Aiutati che il ciel t'aiuta" .... anche questo non ricordo chi l'abbia detto ma è una frase che ho sempre tenuto nella mia coscienza e nei momenti bui mi ha dato la forza di camminare fino in fondo alla strada per dare un'occhiata a cosa si nascondesse dietro l'angolo... devo dire che sono sempre stata Fortunata a trovarci ciò che ci ho trovato.
    CIAo!
  • gino lombardi 29/11/2014 13:14

    @ cris

    In effetti è certamente più fortunato un povero che gode di buona salute di un ricco affetto da qualche malattia. Ed è anche vero che la malasorte viene spesso assunta come alibi per proprie incapacità (o impossibilità) di costruirsi una buona sorte. Epperò, le vicende della vita sono talmente varie e plastiche da non poter – secondo me – essere incasellate in strutture standard: non si può non riconoscere, cioè, l’intervento di fattori che esulano dalla volontà (che sia la fortuna o sfortuna o il caso o l’intervento divino, poco importa) e che possono determinare un indirizzo o un cambiamento della vita di una persona qualsiasi. Leggendo in questa ottica la parabola in argomento, si potrebbe – per esempio – ipotizzare che Marta abbia messo al mondo dei figli quando aveva un lavoro che poi ha perso, oppure che sia rimasta vedova e senza il sostegno economico del marito. In queste ipotesi, non si può certo dire che Marta sia stata causa del suo male, o no?

    Mi considero molto fortunato a leggere i tuoi commenti alle mie foto, anche perchè ho sempre la possibilità di replicare :))

    Ciao

    GL (GenioLom)
  • ann mari cris aschieri 29/11/2014 12:00

    Caro GinoLom, recentemente è stato fatto uno studio scientifico sul gioco d'azzardo e noi Italiani, come quasi in tutto del resto, figuriamo nella parte alta della statistica. ehehehehe
    Pare che il giro d'affari sia intorno agli 85 miliardi di ... eurini, con perdite per i poveri Sfortunati intorno ai 20 miliardini.
    Ora ci si può domandare perché si giochi tanto, visto poi che i più incalliti giocatori sono proprio quelli di fascia bassa (in termini di ricchezza). Primo perché c'è la tendenza a identificare la Fortuna col Denaro e secondariamente per il bisogno psicologico di scaricare le proprie responsabilità su fattori esterni e indipendenti da sé come appunto la Sorte, il Destino fino ad arrivare ai Santi o a Dio in persona, il Quale - a questo punto - dovrebbe passare parte del suo tempo a manovrare estrazioni del lotto, partite di calcio, mazzi di carte al tavolo verde, giri delle palline nella roulette, redini di cavalli al trotto e al galoppo e via dicendo. Ma se è vero che è buono e giusto ...

    Passando alla tua parabola dimostrativa, la madre non solo ha messo al mondo figli senza avere la capacità di sfamarli (forse contava sulla provvidenza, che infatti si presenta per due volte ) ma non s'impegna neppure a vigilare bene sul suo portafoglio, facendosi ogni volta derubare del gruzzoletto piovutole dal cielo.
    A questo punto è la Malasorte stessa che si fa avanti con la signora Giovanna avvisandola di lasciar perdere. Con certi esseri autolesionistici tutto risulta inutile: compiaciuti nel loro vittimismo, ed essendo i martiri di lor medesimi, rinunciano a priori a qualsiasi opportunità costruttiva.
    Chi lo diceva.... ? "Chi è colpa del suo mal pianga se stesso" !
    ...E -aggiungiamo - continui pure ad incolpare la Sfortuna.
    Molto ben rappresentata la sagoma dello sfiduciato cronico che osserva allontanarsi la coccinella.... .

    Io avverto come una fortuna avere l'opportunità di godere e commentare i tuoi prodotti intellettuali; speriamo che tu non consideri invece una sfortuna doverli leggere.... ahahahah
    CIAo GenioLom, con affetto e stima cris
  • isabella bertoldo 29/11/2014 10:49

    io direi molto amara..anche se ,in fondo c'è molta verità nella storia popolare..sempre geniale G&G
  • Paperina 29/11/2014 10:05

    ...allora è vero che la fortuna sorride a qualcuno e ride di qualcun altro :)
    Sempre geniale...anche se leggermente amaro...
  • gino lombardi 29/11/2014 9:51

    fabrizio bertini - commento del 19 u.s.
    stupenda immagine complimenti+++
    ciao fabrizio

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