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monte Menegosa

MONTE MENEGOSA (1356m)

NEL MONDO DELLE OFIOLITI
Il monte Menegosa,meta di questo facile ma interessante itinerario è indubbiamente l'emergenza montuosa più rilevante della zona.
Visto da lontano,specialmente dalla val di Nure,appare come una cresta dentellata che si alza bruscamente dai sottostanti pendii argillosi, è da considerarsi sicuramente una delle più belle ofioliti di media quota.
E proprio le ofioliti che costituiscono questa bella montagna,rendono il paesaggio lunare,dominato da roccioni nerastri e da pendii erosi in suggestive vallecole policrome.
Queste rocce magmatiche in prevalenza prodotte da effusioni sottomarine, si sono generalmente formate a grande distanza da dove le troviamo oggi, subendo lunghi processi di trasporto e grandi sollecitazioni.
Anche alcune abitazioni del borgho di Teruzzi poggiano su queste rocce,questo villaggio il più alto della val d'Arda (1038m) possiede tipici esempi di abitazione in pietra, tra le quali una casa risalente al Quattrocento.

ITINERARIO
Dal paese di Teruzzi,posto in val d'Arda (provincia di Piacenza), si sale verso la parte superiore del borgho per una via che ha inizio presso una fontana-abbeveratoio (sentiero n. 903, segnavia bianco-rosso).
Giunti alla casa più alta si svolta a destra per entrare in una bella valletta dominata dalle contorte guglie dell'anticima.
Giunti alla sella posta a sud della cima principale (1259m, 0.45 ore) s'incontra il sentiero che percorre il crinale e porta anche al monte di Lama, si continua a destra in ripida salita, si supera l'anticima e si raggiunge la vetta (1356m, 0.45 ore dalla sella).
Questa sormontata da una croce e da una statuetta dedicata alla madonna,offre una vista circolare sulle valli dell'Arda e del Nure, sulle contorte forme delle anticime e sulle faggete che si estendono come un vasto mantello.
E' tranquillamente possibile raggiungere l'anticima Est (0.15 ore) le cui cupe rocce offrono un'ambiente suggestivo.
La discesa si effettua sul versante Nord, incrociando il sentiero 901 si prende a sinistra con una decisa inversione di marcia,tra faggete e radure si torna alla sella tra il Menegosa ed il Lama scendendo poi a Teruzzi (1 ora circa dalla vetta).

LA MIA ESCURSIONE
Per salire questa splendida montagna ho scelto come punto di partenza il minuscolo borgo di Teruzzi.
Parcheggiata l'auto nei pressi dell'altrettanto minuscolo cimitero,ho indossato le mie ormai anziane scarpe da trekking, legandole con cura e chiedendomi se non sia già il caso di cambiarle.
In giro non c'è nessuno,tranne una signora che esce col suo cane dal cimitero chiedendosi probabilmente chi sono.
Le porgo un cordiale "buongiorno", lei cortesemente risponde e si allontana.
Inizio a salire verso il paese cercando il segnavia bianco-rosso del CAI, lo vedo nascosto da frasche presso un fontana-abbeveratoio,quindi lo seguo.
Non avendo con mè cartine escursionistiche del luogo spero che il segnavia ed il sentiero rimangano evidenti fino alla meta.
L'aria del mattino è fresca e buona, il tempo sembra esserlo un pò meno, nonostante le previsioni positive il cielo è nuvoloso e non vedo segni di miglioramento.
Adoro attraversare questi paesini che sanno donare un senso di pace e serenità nel loro tranquillo vivere.
Mentre attraverso il paese non incontro nessuno.
Alcune galline scorazzano nel loro pollaio ricavato in un boschetto,faranno uova e brodo buonissimi.
Le case costruite sulle ofioliti,i campi, gli orti sanno di un passato vissuto con amore per la propria terra.
Il caos della nostra epoca sembra lontano anni luce.
Arrivo alla fine del paese e sulla destra parte un sentiero piuttosto ripido che salgo allegramente.
Nonostante il cielo nuvoloso mi sento bene ed in ottima forma, la curiosità che sempre mi spinge in luoghi che non conosco mi da animo e passione.
Attraverso boschetti di faggio che si alternano a pendii aridi e sassosi cosparsi di ginepro, mentre le forme create dalle antiche lave e modellate dal tempo stimolano la fantasia.
Una roccia in particolare mi ricorda la testa di un diavolo.
In questo momento il silenzio è puro,nemmeno gli uccellini cantano ed una leggera pioggerellina non promette nulla di buono.
Immagino per un attimo di essere un antico viaggiatore che in una giornata simile attraversasse questi luoghi, guardando le alte pareti rocciose avrei timore a salire la montagna,magari dimora di streghe,spiriti maligni o demoni.
Il sentiero ben segnato mi porta ad una sella da cui si dipartono tre sentieri.
Sulla sinistra si va verso il Monte di Lama,al centro verso il monte S.Franca e a destra si sale al Menegosa.
Naturalmente prendo a destra con andamento piuttosto sostenuto perchè il tempo sembra voglia peggiorare.
Il sentiero roccioso e sbricciolato si alza rapidamente salendo una cresta, il vento comincia a farsi sentire.
Dal piacentino oscure e basse nubi avanzano ed io comincio a dubitare di voler raggiungere la vetta.
Se è pur vero che l'altezza modesta di questo monte non dovrebbe dare grossi problemi in caso di modesto maltempo,è anche vero che quando vado da solo sono sempre e comunque molto prudente.
Se anche raggiungo la vetta ma fa freddo e non vedo nulla, cosa ci vado a fare?
Dopo un quarto d'ora circa, alla fine del tratto ripido presso l'anticima, mi siedo, faccio qualche foto e cerco di capire cosa farà il tempo.
Nel frattempo, guardo le due vette che compongono il monte (la più bassa è l'anticima Est) mi dico che in poco tempo potrei raggiungere una delle due.
Poi guardo le basse nubi che si avvicinano e non mi decido.
Lentamente avvolgono tutto ed il vento con il suo sibilo incute rispetto.
La vetta più bassa mi attira con la sua forma ad altare, se fossi un uomo megalitico vi costruirei un luogo di culto e di sacrificio agli Dei.
Oggi indubbiamente in questo luogo le forze della natura sono Dei da rispettare.
Decido allora di scendere.
Il sentiero è ripido e sdrucciolevole ma non esposto, quindi mi accingo a raggiungerne la base,quando sento dei cani abbaiare e vedo un cacciatore salire.
Poi si ferma, probablmente aspetta che arrivi la preda da impallinare.
Si accorge di me,lo saluto ed aspetto che mi dia il consenso per passare.
La pioggia aumenta e la preda non arriva, nel bosco i cani continuano ad abbaiare e si odono altre voci, ma nessuno sparo.
Dopo un colloquio con i colleghi tramite ricetrasmittente il cacciatore mi dice che posso scendere, arrivo quindi nel bosco e mi fermo sotto un grande albero aspettando speranzoso che la pioggia cessi.
E se non smettesse per niente?
La mantella che mi protegge dall'acqua è un pò usurata e lascia passare qualche goccia,alcune iniziano a scendermi per il collo e mi fanno rabbrividire.
I cacciatori nel frattempo sono spariti e la preda forse per oggi forse è salva.
Starsene nel bosco sotto la pioggia è a suo modo affascinante,mi piace sentire il rumore delle goccie sulle foglie e vedere piccoli rivoli che si creano ovunque.
Qui l'acqua venuta dal cielo è veramente una benedizione ed un inno alla vita,mentre noi uomini corriamo al riparo qui l'intero bosco sembra non aspettare altro.
Poi come d'incanto la pioggia cessa.
Io ho una fame tremenda ed i miei panini col salame mi chiamano.
Allora mi siedo in una radura e li divoro,così imparano.
Nel frattempo il cielo si apre e la carezza del sole mi fa tornare voglia di salire il Menegosa.
Senza esitazione ricompongo il mio zaino svuotato per trovare i panini e riprendo velocemente il sentiero verso la vetta.
Arrivato al punto precedente mi guardo intorno e vedo in cielo grandi squarci azzurri, perciò mi affretto fin che posso.
Anche se la vetta più alta è vicina punto deciso sull'anticima Est che raggiungo in breve tempo.
Qui c'è il sole.
Appoggio lo zaino sullo splendido prato e senza di esso per facili rocce raggiungo la croce sommitale dove lo sguardo è felice d'incontrare tanta bellezza.
I giochi di luce tra sole e nubi rendono il paesaggio mistico.
Una capra solitaria pascola incurante del bello o cattivo tempo.
Se fossi un primitivo con arco e freccie sarebbe diventata la mia cena.
Ma ciò che non rimprovero alla mia epoca è avermi dato la possibilità di starmene qui a contemplare i livelli più alti e nobili dell'animo umano.
L'uomo nella propria storia ha sempre cercato di migliorare le proprie condizioni di vita,ma oggi ne è diventato schiavo.
Il "benessere" può aiutare a donare libertà all'uomo, se solo non ne diventa il senso ultimo.
Guardo il cielo, gli spazi azzurri si stanno richiudendo e grandi vapori vorticano veloci mescolati dal vento.
Penso allora che sia meglio scendere, ho già avuto quello che cercavo.
Quando arrivo ai margini del bosco la pioggia torna a farsi sentire ma io proseguo allegramente la mia discesa verso il paese.
Al ritorno da ogni escursione sono sempre più leggero e sereno,i timori e le ansie della salita sono spariti lasciando posto allo sguardo incuriosito per i più piccoli particolari.
Raccolgo bacche di ginepro, ottime in cucina.
Attraverso il paese,ancora non vi è nessuno,la pioggia è rimasta tra i monti ed un venticello fresco mi porta i profumi del bosco che sanno di funghi appena raccolti.
Arrivo alla mia auto e mentre mi cambio ascolto i rumori che arrivano dal silenzio.
Un ruscello poco lontano,un pezzo di metallo che sbatte da qualche parte ed una bottiglia di plastica che cammina col vento.
Oggi non sono stato in Patagonia e nemmeno in Himalaya, ma questi luoghi possono comunque riservarci belle emozioni se con lo spirito giusto riusciamo a viverli.

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