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78. Marzo: Renzo Baggiani

Sono nato a Pontassieve nel 1948 e dal 1976 abito a Firenze dove ho lavorato. Sono in pensione da dicembre 2005.
Già a 5 anni, il carissimo zio Lorenzo mi portava quasi ogni sera al cinema. Quando ne avevo 7, lo zio prese l\'incarico di gestire il cinema parrocchiale di S.Francesco a Pontassieve. Vi si proiettavano pellicole “a passo ridotto” distribuite dalla S.Paolo Film. Una specie di cinema d\'essai dove si rivedevano i grandi film dei primi anni \'50 e non solo, rigorosamente in bianco e nero. Il Mago di Oz, Il Mistero del Falco, Ombre Rosse, e cento altri.... Molte di quelle pellicole le ho viste dalla feritoia della cabina di proiezione, come il piccolo protagonista di “Nuovo Cinema Paradiso”. Il proiezionista, quando la pellicola si rompeva, regalava a me gli spezzoni che inevitabilmente aveva dovuto tagliare per ripararla. A casa me li godevo guardandoli con una lente in trasparenza. Qualcuno si domanderà cosa c\'entra tutto questo. Io penso che c\'entri.
Col primo stipendio in banca, mi comprai l\'attrezzatura fotografica, completa di camera oscura.
Ma solo dal 1985, nel mitico Circolo “Il Cupolone” di Renzo Pavanello, e dal 1990 nel nuovo Fotoclub Firenze (vi uscii 7-8 anni fa) la passione per la Fotografia cominciò ad occupare uno spazio importante del mio tempo.
Fu in quegli anni che cominciai ad approfondire certi studi della fenomenologia visiva riguardo alle immagini fotografiche in primis e dell\'Arte iconica in genere. Scrivevo articoli controcorrente sul notiziario del Fotoclub, denunciando i luoghi comuni che alimentano l\'incultura visiva di tanti fotografi, anche tra i più bravi e famosi, quando posano la fotocamera per usare la penna o comunque la “parola”. Articoli che suscitarono non poco interesse nell\'ambito dei circoli FIAF. Creai un “Corso Metodologico di Lettura Strutturale della Fotografia” che ho condotto personalmente e in vari ambienti culturali, durante gli anni intorno al 2000. Un\'attività che mi valse nel 2002 l\'onorificenza FIAF di Benemerito della Fotografia Italiana - BFI.
La Fotografia non è la realtà ma semplice rappresentazione della realtà. La sua Bellezza non è quella della cosa rappresentata ma quella del modo di rappresentarla.
In questo senso amo scovare la Bellezza Fotografica ovunque essa si nasconda, sia da fruitore che da autore, distinguendo però i due ruoli. Come “fruitore” amo le immagini (ben fatte) in studio ma non ho mai ambito realizzarle. Lo stesso vale per le macro e per lo still life. Ho amato fare paesaggi, con i quali per anni collaborai con la rivista patinata che fu, ToscanaQUI, che spesso pubblicava le mie opere a doppia pagina. Ho sempre amato sopra ogni genere la fotografia di strada, dove ritengo risieda la quintessenza poetica della Fotografia, oltre che quella storico/sociale. Anche nel ritratto di strada, non mi interessa fotografare in circostanze in cui i soggetti si mettono a disposizione magari in costume (come chiunque ammiro, per esempio, le immagini del carnevale di Venezia, a cui però mai ho sentito il bisogno di partecipare).
Amo fermare l\'attimo rappresentativo del normale e reale divenire di un fatto o di una scena, così come si svolgerebbe anche senza la presenza di un fotografo che punta l\'obiettivo. Pertanto il mio stile non è mai troppo invadente ma il più possibile discreto e in un certo senso asettico.
Credo che la foto di strada, per come la intendo io, sia la più difficile per questioni di tempismo e per difficoltà compositive. Per questo mi ha sempre affascinato anche da fruitore e ho deciso di presentarne solo di tale genere in questa galleria.
Sono consapevole di avere un privilegio, come autore; quello di poter coniugare questo genere con le bellissime ambientazioni fiorentine.
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