Temi / .I fotografi del mese

15. Marzo: Giorgio Bisetti

Il 1968 è stato l’anno in cui mi hanno regalato una macchinetta fotografica dove la massima tecnologia era una levetta da spostare puntandola verso un’illustrazione di sole pieno, nuvoloso a metà o totalmente nuvoloso.
Quello che veniva veniva, ma a me interessava quello che fotografavo più che la qualità che scaturiva da quella scatoletta d’alluminio.
Due anni dopo avevo una camera oscura da fare invidia a chiunque e una Olympus che in confronto all’altra era una Ferrari da corsa. E in quel periodo ero più simile a un geco che a un essere umano tanto vivevo al buio. Avevo anche messo fuori dalla camera una enorme luce rossa tipo autobotte dei pompieri. Che bello! Fuori e poi dentro. Dentro e poi fuori. E avanti sempre così.
Oggi sono digitalizzato da capo a piedi e non mi dispiace affatto. Non ho rimpianti se non per quell’atmosfera che non c’è più... Inoltre, vuoi per il lavoro che faccio (grafica), vuoi perché ho una fervidissima fantasia, vuoi perché riesco a ‘’vedere’’ le cose mentalmente, i miei lavori sono spessissimo ‘’immagini’’ più che fotografie nel senso stretto del termine. In pratica dico a me stesso: ‘’Vorrei riuscire a fotografare quella certa situazione, ma come la voglio io non la troverò mai’’! Un regista fa cercare una location, istruisce gli attori, costruisce il set, … e gira la scena!
Poi gli diranno bravo! Io cosa faccio? Cerco la location e la fotografo, cerco gli attori e li fotografo, cerco gli elementi che costituiscono il set e li fotografo. Poi mi ritiro e… metto tutto insieme. Spesso mi dicono che è un qualcosa di finto e, soprattutto, ‘’non fotografia’’. Non sono d’accordo. Il mio è solo un modo diverso di utilizzare la macchina fotografica, ma sempre di macchina fotografica al lavoro si tratta. Photoshop lo uso per mettere insieme, e non per creare.
Ovviamente amo da pazzi la ‘’vera fotografia’’, e ogni tanto quella scena ‘’vissuta nella mia mente’’ la trovo bella e pronta nella realtà e allora ‘’godendo come una biscia scatto come un cacciatore impazzito’’.
Insomma a me della fotografia piace ogni aspetto, sia quando è ‘’fine’’, sia quando è ‘’mezzo’’. L’importante per me è avere qualcosa che mi permetta di esprimere il mio essere dentro.

(Giorgio Bisetti)
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