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Progetto "Foto&Racconti": La barca a vela (Bisetti-Torrisi)

Progetto "Foto&Racconti": La barca a vela (Bisetti-Torrisi)

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Progetto "Foto&Racconti": La barca a vela (Bisetti-Torrisi)

La barca a vela

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http://www.francescotorrisi.com/Foto&Racconti/Torrisi_Bisetti_La_barca_a_vela.pdf

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Fotografia di Francesco Torrisi
Racconto di Giorgio Bisetti
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Un dirigente di quasi sessant’anni se la passa male sul lavoro e per questo i suoi rapporti con la moglie si sono andati deteriorando nel tempo. Ha sempre avuto un dono naturale: quello di avere una fortissima capacità di tradurre in immagini i propri pensieri. Riesce, con estrema facilità, a “vedere” ciò che pensa.
In questo tormentato periodo della sua vita sfrutta questo dono per cercare di rilassarsi e salvaguardare, recuperandolo, quanto sta perdendo in termini sia di lavoro sia di affetti personali. Fa questo ogni sera prima di addormentarsi.
Il suo sogno è sempre stato quello di avere una barca a vela tutta sua. E la barca a vela diventa il tema centrale delle sue vivide immaginazioni. Ogni notte salpa e vive, per diverse ore, viaggi immaginari che di immaginario hanno sempre meno via via che il tempo passa e lui affina la sua capacità immaginativa. La mattina si sveglia, pur avendo dormito pochissimo, decisamente rilassato e pronto a riguadagnare la vita. Crede di poter recuperare lavoro e moglie.
Viene licenziato.

Tutto gli crolla addosso e si rifugia in modo totale nella sua ‘seconda vita’. Passa le giornate a letto. A navigare con la sua barca attraverso la sua mente. La moglie è preoccupatissima. Lo vede isolarsi sempre più. Le medicine, ansiolitici e antidepressivi che già prendeva da tempo, sembrano non avere più alcun effetto. E’ dimagrito molto. Sente che lo sta perdendo, e non solo affettivamente.
Un giorno, mentre sta navigando verso un’isola, è costretto a ritornare bruscamente alla realtà. Sua moglie ha chiamato un medico che dopo averlo visitato gli prescrive forti antidepressivi che deve prendere subito. Fa tutto quello che gli dicono di fare. Come un automa. Lui è lontano, nel suo mondo.
Torna subito al suo ‘’navigare’’ e dopo essere passato sotto il suo vulcano, con il quale ha convissuto e condiviso una intera vita, ormeggia in una baia bellissima, riparata e intima come piacciono a lui da sempre. E’ notte e lui guarda un cielo stellato incredibile e, come gli capita ogni volta in quei momenti, prende a ragionare sul significato della vita. E’ colmo di felicità e l’emozione, fatto suo tutto personale, lo prende ai capelli con sensazioni di brivido.
Si versa un whisky. Lo beve d’un fiato e lentamente rialza gli occhi verso il cielo.
E’ cambiato tutto. Il cielo è ora nuvoloso, il vulcano sembra borbottare, e alcune gocce cominciano a cadere toccheggiando sulla coperta, dapprima rade poi sempre più fitte. Fulmini, tuoni. Il mare s’ingrossa velocemente. E’ in trappola nella sua baia perfetta.
Tutto ciò che era intorno a lui sparisce di colpo, come una scena in un monitor al quale è mancata improvvisamente la corrente.
Rumori di sirena, indaffarato trafficare e voci lontane. Buio.
Sensazione di volare. Flash di luce improvvisi seguiti ancora da buio. Un buio profondissimo. Corridoi poco illuminati, luci al neon che danzano nei suoi occhi. Nausea. Dolori al petto. Immagini strappate alla realtà. Momenti di lavoro. Lui che fa l’amore con sua moglie. Sono giovani. Mare, mare, mare. Niente più isole. Solo acqua. Scura. Molto scura. Nera.

E’ in ospedale.
Vede la moglie parlare con un medico mentre piange disperatamente. Poi ancora buio, poi ancora silenzio, poi… il nulla. Per lui è trascorso un secondo, ma non è così. Più di un anno tra ospedale, cliniche riabilitative, case di riposo.
Sente calore ad una mano. La scena si muove nei suoi occhi, che restano chiusi pur vedendo. Sua moglie gli è accanto. Gli tiene la mano. Non apre gli occhi. Non vuole aprirli, anche se potrebbe farlo. Ha paura.

“Fuori pericolo”, sta dicendo un medico. Fuori pericolo da che cosa, pensa lui.

La macchina esce dal grande cancello. Sua moglie guida e appena può gli posa la mano sulla gamba grattandolo dolcemente. Ripete spesso questo loro antico gesto. Sta tornando a casa. Deve sforzarsi di dire qualcosa. Non può continuare a tacere all’infinito. Cerca continuamente occasioni per parlare. Ma nessuna va mai bene. Il tempo passa come in una bolla. Poi sua moglie gli dice dolcemente: “Ciao, amore, bentornato a casa”.
Risponde con un semplice “Ciao”. E’ un inizio anche questo.

I mesi passano, i suoi sogni marini continuano ad avvolgerlo, ma ora è diverso. Il sogno non è più un rifugio per lui, ma assume sempre più l’aspetto di un chiaro desiderio che in un modo o nell’altro dovrà avverarsi. Lo sente sempre più forte dentro di sé. Ne parla con la moglie e insieme prendono ‘’la grande decisione’’.

La loro barca (vera) ora naviga sotto una brezza troppo leggera per poter issare le vele. Loro sono lì e, allontanandosi da terra, guardano il loro vulcano, che ogni tanto li spaventa e li fa temere per il peggio, pur affascinandoli sempre. Ora è calmo e tranquillo, e loro godono appieno quella sua maestosa serenità. Si guardano negli occhi, dai quali emerge una complicità che si mescola presto con un intenso sorriso.

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