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Mostra online di Santino Mineo "Vajont" - 9.

Mostra online di Santino Mineo "Vajont" - 9.

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Mostra online di Santino Mineo "Vajont" - 9.

Cimitero delle Vittime a Fortogna

La mattina del 10 ottobre 1963, di fronte alla spianata livida di fango lasciata dall'onda, ci si rende conto della necessità di individuare un'area dove seppellire le numerose Vittime. Il cimitero delle Vittime viene dunque collocato a 4 km a sud di Longarone, a Fortogna, frazione del comune non colpita dall'onda, su un campo di granoturco, consacrato, dove prontamente vengono scavate le fosse ove calare le bare mano a mano che le salme sarebbero arrivate sul posto.

Il cimitero originario contava 1464 croci, di cui solamente 700 avevano nome: la maggior parte delle Vittime infatti non è nemmeno stata riconosciuta.

L'attuale cimitero monumentale, inaugurato dopo la ristrutturazione il 19 giugno 2004, si presenta invece come un immenso giardino, un infinito prato verde, sul quale poggiano 1910 cippi marmorei bianchi, uno per ogni vittima della tragedia, a prescindere dal ritrovamento, dal riconoscimento o dal luogo di sepoltura: sono tutte Vittime di una stessa tragedia e vanno ricordate tutte allo stesso modo.

La ristrutturazione, oltre all'impegnativo intervento sul campo santo, ha visto anche la costruzione del portale di accesso, dalla particolare forma che richiama l'idea della diga, portatrice di morte; al piano terra è raccolta una serie di fotografie, che riepilogano la storia del cimitero stesso, mentre il piano superiore è una terrazza che si affaccia sul campo santo interno, mentre alle spalle del visitatore s'impongono 11 lastre di metallo dove, senza soluzione di continuità, sono riportati i nomi delle Vittime.

Il nuovo cimitero è inoltre impreziosito da un trittico scultoreo in marmo bianco di Carrara dello scultore bellunese Fiabane, inaugurato il 19 giugno 2005. Una prima statua ricorda gli Emigranti longaronesi, rientrati in patria alla notizia della tragedia; sono rappresentati da un uomo, con la valigia ancora tra le gambe, che sorregge con mani forti e provate dalla fatica del lavoro la donna esanime, che ha vissuto sulla propria pelle la tragedia. Una seconda opera ricorda poi i soccorritori: simbolo del grande legame che unisce ancor oggi i superstiti con quanti hanno dato loro sostegno in quel difficile momento. L'ultima scultura è dedicata ai 31 bambini mai nati: le mamme innalzano idealmente i loro piccoli verso il cielo, verso quella luce che non hanno potuto vedere prima.

Nel Cimitero delle Vittime del Vajont è sepolto anche il dott. Gianfranco Trevisan, deceduto durante l'alluvione del 1966: la sua sepoltura tra le Vittime del Vajont è stata voluta dagli stessi superstiti come ideale ringraziamento e devozione nei confronti dell'apprezzato medico di base della vecchia Longarone, che aveva instancabilmente prestato il proprio servizio anche nei momenti successivi alla disgrazia.

Una tomba, vicina alla cappella del Cimitero, contiene anche il corpo del Vescovo Giacchino Muccin, pastore della diocesi di Belluno-Feltre all'epoca della tragedia: indimenticabile fu la sua vicinanza alla popolazione colpita dopo il disastro e la sua sepoltura a Fortogna è la giusta risposta dei superstiti alla volontà testamentaria del Vescovo stesso.

Una sosta al Cimitero delle Vittime è senz'altro dovuta: le case si ricostruiscono, la vita riparte e piano piano anche il dolore della tragedia sbiadisce nella memoria, ma bisogna ricordare che ci sono ben 1910 vite che dal quella notte non sono più potute ripartire. Solo passeggiando in questo immenso giardino, circondati dagli innumerevoli cippi bianchi, si comprende quale sia stata la vera conseguenza dell'azione umana e si dà un significato in più alla visita ai Luoghi della Memoria del Vajont.

All'esterno del portale una stele di vetro accoglie i visitatori con una frase di monito, tradotta in 12 lingue: "prima il fragore dell'onda, poi il silenzio della morte, mai l'oblio della memoria".

Non bisogna mai dimenticare.

Questo lavoro lo dedico ai sopravvissuti alla catastrofe del Vajont:
MICHELA COLETTI
ORNELLA D'INCA'
GINO MAZZORAMA
RENZO SCAGNET
SCILLA GABRIELLI
IVAN SIMONETTI
CLAUDIO DE MENECH
GIUSEPPE SACCHETT
ADRIANA SALCE
PATRIZIA BALDASSARA
RENATA FIORIN
RENATO MIGOTTI

Quest'ultimi all'epoca dei fatti erano tutti bambini e qualche adolescente

Commenti 5

  • Donato Palumbo 03/11/2010 9:01

    Rinnnovo i miei compliementi...copertina meritata anzi doverosa...
    ...ammiro :-)
  • paolobarbaresi 03/11/2010 8:01

    IL MINIMO PREMIO PER UN GRANDE REPORTAGE..COMPLIMENTI PER IL GRANDISSIMO LAVORO E PER LA COPERTINA..
    GRANDE SONNY.
  • lucy franco 02/11/2010 23:59

    in particolare questa foto....emblematica, drammatica nel suo b/n che fa quasi male tanto è netto, tagliente.
    Come il ricordo che non sopisce l'orrore.
    Un racconto che tocca corde sensibili, che sa catturare l'attenzione e mantenere vivo un racconto per immagini, tracciato con uno stile sobrio ma attento e incisivo, rispettoso e sempre "nel" tema.

    mi è piaciuto ancora una volta soffermarmi ad osservare le tue fotografie, sommesse e grandi insieme.

    Lucy
  • Francesco Torrisi 01/11/2010 20:49

    Rinnovo i miei complimenti anche qui !!!!
    Bravo Santino, un reportage che non può non toccarti nel profondo e ben raffigurato dalla tua sequenza fotografica e dai tuoi cenni storici.
    BRAVO !!!!!
  • Rosalba Crosilla 01/11/2010 18:04

    Scelgo una per tutte per complimentarmi con te.
    Secca e dura, la tua mostra, nei toni del b/n e nei tagli, Santino, esattamente come dev'essere ed esattamente come lo sono le persone di quei luoghi: fatti e non parole.
    Avevo 7 anni, eppure ricordo ... ricordo l'appello fatto in classe dalla maestra, la raccolta di .... un po' di tutto da mandare "a quei bambini che non avevano più niente". Ricordo che si raccolsero matite, anche a mozziconi, quaderni, magari con qualche pagina in meno, abiti che non c'andavano più. Tutta roba usata, che nessuno aveva soldi e soprattutto non si buttava via niente.
    .. per non dimenticare, Santino.