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Le Chiese di Roma: "Santi Luca e Martina"

Le Chiese di Roma: "Santi Luca e Martina"

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Mauro Stradotto


Premium (Pro), Roma

Le Chiese di Roma: "Santi Luca e Martina"

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Con i nostri auguri: la tua foto Le Chiese di Roma: "Santi Luca e
Martina" sará esposta in prima pagina https://www.fotocommunity.it .

Ecco data e ora in cui sará esposta:

06.02.2019 Dalle ore 18:00 alle ore 20:00

Ispirato dal libro "Le Chiese di Roma negli acquarelli di Achille Pinelli" apro una nuova serie fotografica dedicata a questi luoghi di culto.

Le Chiese di Roma sono più di 900 e ciò ne fa la città con più chiese al mondo; la loro storia accompagna quella della città da diciassette secoli, segnandone l'evoluzione religiosa, sociale ed artistica.

2) Chiesa dei Santi Luca e Martina al Foro Romano

La chiesa dei Santi Luca e Martina è una delle opere architettoniche più importanti realizzate da Pietro Berrettini da Cortona che la considerò orgogliosamente sua “figlia diletta”.
Intitolata precedentemente alla martire Santa Martina, si trova nel Foro Romano, adiacente all’arco di Settimio Severo ed alla chiesa di Sant’Adriano, sul luogo dove un tempo sorgeva l’antica Curia Hostilia. L’invidiabile posizione della chiesa, situata tra i Fori di Augusto, di Cesare ed il Foro Romano, le valse anche l’appellativo di Santa Martina in tribus foris.

Inizialmente realizzata su commissione di papa Onorio I nel VII secolo, fu restaurata e consacrata una prima volta nel 1256 per volere di papa Alessandro IV, ma solo tra il XVI ed il XVII secolo iniziano i progetti per la ricostruzione della chiesa che portarono poi alla sua forma odierna.

Tutto iniziò con la demolizione della chiesa di San Luca dei Pittori ad opera di Sisto V, il quale aveva bisogno di spazio per realizzare la piazza di Santa Maria Maggiore. A quel punto, per non scontentare i Pittori, una corporazione piuttosto influente, una bolla papale del 1588 attribuì all’Accademia di San Luca il patronato sulla chiesa di Santa Martina, conferendole il nome odierno di chiesa dei Santi Luca e Martina.

Negli anni successivi diversi artisti progettarono la sua ricostruzione che però richiedeva investimenti troppo grandi per le casse papali (per una chiesa di poca importanza spirituale) e per avviare i lavori sarebbe servito un miracolo.
Nel 1634, Pietro da Cortona fu nominato principe dell’Accademia di San Luca e gli fu accordata da papa Urbano VIII Barberini la possibilità di costruire nei sotterranei della chiesa la sua cappella funebre a patto che “l’avesse a dotare, risarcire ed abbellire a suo gusto e volontà”, ed a sue spese.
Così Pietro da Cortona iniziò il suo progetto e cominciò a scavare sotto l’altare. Da qui il “miracolo”: il 25 ottobre 1634 affiorarono dagli scavi una cassa con molti resti ed una lamina di terracotta con scritto “Qui riposano i corpi de’ Sacri Martiri Martina Concordio Epifanio con loro Compagno”. Questo evento suscitò tale entusiasmo che favorì il supporto, anche economico, della famiglia Barberini che decise di investire nei lavori di ricostruzione, ovviamente affidati all’artista di Cortona.

Così dal 1634 al 1650 Pietro Berrettini si dedica alla realizzazione della chiesta utilizzando un’insolita pianta a croce greca nella quale l’asse longitudinale è leggermente più lungo di quello trasversale. Al termine dei bracci sorgono i quattro absidi con una curvatura leggermente schiacciata. Tutto l’interno si presenta come un ambiente omogeneo e completamente bianco, evidenziando la propria neutralità e rigore, ed è sovrastato dalla meravigliosa cupola poggiata su un tamburo circolare diviso da paraste in otto sezioni, con finestre a timpano e meravigliose cornici sulle quali si erge l’ape, simbolo araldico della famiglia Barberini. Nei pennacchi sono presenti i simboli dei Quattro Evangelisti: l’aquila di San Giovanni, il toro di San Luca, l’angelo di San Matteo ed il Leone di San Marco. Esternamente, l’ultimo restauro del 2015 ha restituito alla cupola il caldo tono color travertino con la sua luminosità progressiva, cercando di ristabilire la bicromia dei testi originari ed andando ad eliminare le successive sovrapposizioni che ne avevano alterato il tono.

Al piano inferiore della chiesa, la bellissima cripta che riprende la struttura superiore, con due ulteriori corridoi a crociera destinati alle sepolture.

Vero capolavoro dell’artista toscano è la facciata che curva parallelamente all’abside antistante, come se fosse plasmata dall’interno. Inserita tra due pilastri laterali, la curvatura esterna le conferisce un eccezionale aspetto in costante tensione.

Le Chiese di Roma: "Sant’Agata a Trastevere"
Le Chiese di Roma: "Sant’Agata a Trastevere"
Mauro Stradotto


Buona domenica a tutti





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