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Tutti gli scatti di questo tuo lavoro, dal primo all’ultimo, meriterebbero ragionamenti, commenti, riflessioni fotografiche e umane.
In ogni immagine si viene percossi dall’impatto che i simboli hanno sulla psiche… perché i simboli parlano direttamente alla parte più profonda di noi e non c’è linguaggio più universale, più intellegibile, più diretto e sincero… e ciò finché il simbolo continua a mantenere vivo il suo significato.
Qui, dunque, entra in gioco la memoria – non solo concettuale, ma anche emotiva – che opere come la tua tengono viva (e che è bene non sia mai persa perché, ahimè, i tutti simboli di quell’olocausto sono sempre intorno a noi: vivi e immutati parlano ora e ancora dello strazio di altre terre e altri popoli!)
È per questo che scelgo di scrivere commentare solo questa fotografia che, nella sua semplicità iconografica, racconta lo sgomento dei viaggi “nel nulla” di tanti treni – o meglio carri bestiame – riempiti di uomini, donne, giovani, vecchi, bambini, sani o malati, ricchi o poveri… colpevoli solo di essere ebrei o rom o omosessuali o comunque in qualche modo diversi da ciò che la “razza” egemone aveva deciso fosse il “lecito”, il “giusto”. Vagoni che partivano da terre diverse e avevano una sola destinazione: la morte, l’annientamento, il nulla…
Complimenti per il tuo emozionante lavoro, Alberto… e grazie per avercelo mostrato!!!!
adriana lissandrini 30/04/2013 21:16
magistrale immagine..Guglielmo Rispoli 28/04/2013 22:47
da sola questa immagine vale la mostra on lineil freddo e la solitudine
bravo Alberto
Ivana Campilongo 25/04/2013 11:53
Tutti gli scatti di questo tuo lavoro, dal primo all’ultimo, meriterebbero ragionamenti, commenti, riflessioni fotografiche e umane.In ogni immagine si viene percossi dall’impatto che i simboli hanno sulla psiche… perché i simboli parlano direttamente alla parte più profonda di noi e non c’è linguaggio più universale, più intellegibile, più diretto e sincero… e ciò finché il simbolo continua a mantenere vivo il suo significato.
Qui, dunque, entra in gioco la memoria – non solo concettuale, ma anche emotiva – che opere come la tua tengono viva (e che è bene non sia mai persa perché, ahimè, i tutti simboli di quell’olocausto sono sempre intorno a noi: vivi e immutati parlano ora e ancora dello strazio di altre terre e altri popoli!)
È per questo che scelgo di scrivere commentare solo questa fotografia che, nella sua semplicità iconografica, racconta lo sgomento dei viaggi “nel nulla” di tanti treni – o meglio carri bestiame – riempiti di uomini, donne, giovani, vecchi, bambini, sani o malati, ricchi o poveri… colpevoli solo di essere ebrei o rom o omosessuali o comunque in qualche modo diversi da ciò che la “razza” egemone aveva deciso fosse il “lecito”, il “giusto”. Vagoni che partivano da terre diverse e avevano una sola destinazione: la morte, l’annientamento, il nulla…
Complimenti per il tuo emozionante lavoro, Alberto… e grazie per avercelo mostrato!!!!
SempreGio 24/04/2013 14:02
un gelo che attanaglia l'anima come il turbinare delal neve...Stefano Cavazzini 22/04/2013 22:06
bellissima anche questaandrea suzzani 22/04/2013 13:29
complimenti, per tutta la serie e la mostra......ciao