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... che chiami compagno (lettera)

... che chiami compagno (lettera)

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... che chiami compagno (lettera)

una notte infiammata dal giungere della partenza
di quel senso di ben noto di euforica e allegra indolenza
le parole che scivolan piano sul bianco scrosciante
come vento ansimano si abbattono come gigante
e ti accorgi di essere ancora a quella finestra
aspettando qualcosa, un domani, una luce maestra
e ti immergi in torrido bagno d’inadeguatezza
senti urlare una voce che strisciando intimamente ti spezza
ed inclini la testa e chiedendo
da che vita starà mai scappando

ed ad un tratto risenti una voce intonare un accordo
e il vibrare di un muto sorriso che è presto ricordo
e cominci un cammino a cui tu quasi quasi ti arrendi
tra terrore ed ardore di un bilico che non comprendi
quel terrore che schiaccia di colpo dolcezze concesse
confondendo l’ardore di chi stringe in pugno promesse
in pugno promesse
d’improvviso ti fermi e ti accorgi che non cambia niente
che il tempo non squarcia quel freddo che gela la mente
che assenze si nutrono ancora di stanche parole
che svelte svaniscono come ogni giorno fa il sole
e i giorni s’inseguono nei solchi scavati sul viso
seguendo istantanee di un vuoto sospeso e indeciso
che colmi distanze calcando impotente i suoi passi
costringi il volare colmando le tasche coi sassi

e ad un tratto comprendi che tessi soltanto un abbaglio
che smarrisci realtà in un valzer danzato per sbaglio
ti ritrovi in silenzio a guardare un bicchiere già vuoto
stupito dal senso di logoro di un urlo ormai noto
un urlo che prende il sapore di un’implorazione
scagliata con rabbia sul muro della soggezione
illumini il viso con ceri che accendi in preghiera
che sai che spireranno al buio della sera
al buio della sera

e aspetti di udirne la voce di colpo sfuggente
di stringer le dita e sentirlo un po’ meno distante
di notte cercando un motivo in stridori di spade
smarrisci al mattino il cammino in un ricamo di strade
e affondi con forza le mani in sospiri scostanti
e dietro quel velo nascondi soltanto rimpianti
sapendo che solo la folle certezza che canti
è l’unica cosa che ancora ti fa andare avanti

e ad un tratto è nel gelo del vero che ti vai a scontrare
che trafigge il tuo sogno col fragile del ricadere
ti perdi nel tuo oscillare tra sperare e sfiorire
e la vita che hai visto pian piano che senti morire
e le notti hanno gusto di attesa
aspettando che giunga una resa
nel tuo petto costringi burrasche di un piccolo stagno
inchiodando il pensiero a quell’ombra che chiami compagno
che chiami compagno

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