... Daniele Pezzoli

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lucy franco lucy franco   Messaggio 1 di 23
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Eclettismo e fantasia, ricerca di espressività e solide basi accademiche : pez è questo e altro ancora, è sapienza tecnica e tensione verso il nuovo, è spessore umano e innata simpatia, è leggerezza di pensiero e grande esperienza formatasi sul campo in anni di fotografia ad altissimi livelli.

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Nel suo curriculum lavori prestigiosi per grandi testate di moda e glamour : Marieclaire, Amica , PlayBoy ,Cosmopolitan e ne cito solamente alcune ; pubblicazioni di libri fotografici ( 2002 - SHANGAI SEDUCTIO per WELLA e OREA MALIA') e ancora numerosissime mostre , di cui per ovvi motivi di spazio, riporto gli ultimi eventi
VERNICE ART FAIR – Forlì
Lang Gallery in Samobor, CROATIA
KOKORO - Camera16 contemporary art - Milano
POLAROID ANDROID - c/o Flat Mestre VE
Hrvatska Post Jurisiceva Street 13 Zagreb – Croatia.

Sua anche l’idea e la creazione del portale WWW.POLAROIDARTITALY.IT, che è stato, in assoluto, il primo social network italiano unicamente riservato alla Instant Art.
E non è tutto…
lucy franco lucy franco   Messaggio 2 di 23
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D - Scorrendo la tua gallery si ha immediata la percezione del tuo eclettismo. Sei un fotografo (anche) di nudo :

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qual'è il confine tra volgarità ed espressività? E' un confine culturale? Oppure è un confine flessibile vanificato da una attualità sempre più vuota di punti fermi?
R - La domanda, apparentemente semplice, nasconde invece qualcosa di molto importante ... il confine tra volgarità ed espressività, parametro con il quale molte persone si approcciano ad una critica davanti ad una foto di nudo, è troppo soggettivo per poter essere identificato. Andrebbe credo analizzato prima di tutto il termine "volgarità". La volgarità in quanto tale, la si può facilmente trovare anche in una immagine di per sè non troppo esplicita, un nudo che anche non faccia vedere troppo, può risultare volgare se volgare è stata l'intenzione del fotografo, se volgare è il pensiero .. così come una esplicita immagine può invece assumere caratteristiche lontane dalla volgarità nonostante i contenuti rappresentati. Il fotografo è artefice di una sua visione delle cose e la fotografia è un mezzo che difficilmente riesce a celare il pensiero di chi sta dietro l'obiettivo. Non lo chiamerei un confine culturale, ma sono invece in sintonia con la parte della domanda che fa riferimento ad un momento carente di punti fermi. Fotografo da molti anni oramai ... credo di poter dire che durante l'era paleolitica, nella quale non esisteva la fotografia digitale, era molto più difficile imbattersi in fotografie di nudo che potessero, con giusta motivazione, essere definite volgari ... è questione innanzitutto di numeri, quando l'offerta diventa esageratamente incontrollabile, la percentuale di fotografia spazzatura aumenta inevitabilmente.
lucy franco lucy franco   Messaggio 3 di 23
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D - La donna è soggetto quasi esclusivo nella fotografia di nudo: deve essere interprete camaleontica, capace di esprimere un concept che è già nel tuo progetto, o è protagonista ispiratrice?
R - Un progetto di base esiste sempre, ma tutto dipende ... le "visioni" vengono immaginate ed elaborate nella nostra testa. Fondamentalmente il concetto è questo, ma è anche vero il contrario e cioè che un soggetto, anche inatteso, può diventare in un attimo fonte di ispirazione. Anzi penso che il più delle volte le mie immagini nascano in questo modo. Si sente spesso dire "fotografo per cogliere l'attimo" .... cosa significa ? L'uomo non ha la facoltà di poter fermare il tempo ... sono invece gli attimi a fermare noi, ci vogliono parlare, vogliono farci partecipi della loro evanescenza. Quindi dobbiamo adoperare la massima attenzione e ascoltarli quando ci lanciano messaggi. Poi ovviamente esiste pure la fotografia così detta "concettuale" ( è un termine che non mi piace) pensata a tavolino, pianificata e costruita, ma per quanto mi riguarda la tengo per le occasioni professionali.

D - Il rimando, nelle tue fotografie, ad un eros esplicito, è gioco, è semplice documentazione o pura provocazione?
R - Sicuramente non provocazione! Provocare significa sfidare, cercare una reazione più o meno violenta nel fruitore ... e questo non è di certo il motivo per il quale da quasi 40 anni fotografo. Se fosse semplice documentazione, penso avrei già smesso da tempo. Forse un gioco, anche se credo sarebbe meglio dire "un riflesso" mentale. Cercare di dettagliare meglio la risposta alla tua domanda potrebbe portare a dire cose scontate. Fotografo donne perchè le donne mi piacciono, le fotografo per come le percepisco osservandole e ascoltandole ... mi piace così, e d'altra parte c'è chi fotografa maggiormente fiori, oppure paesaggi o altro. Come ho detto prima, la fotografia difficilmente riesce a celare il pensiero.
lucy franco lucy franco   Messaggio 4 di 23
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D - La tua tecnica è varia e molto spesso complessa: penso alle polaroid manipolate con abilità e capacità estetica di varie tue serie :

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come nasce l'idea della manipolazione? Aggiunge un significato ulteriore al senso della fotografia, o è invece una tensione creativa che non si vuole fermare alla sola utilizzazione della fotocamera?

R - La cruda realtà è che, nonostante io ami parecchio dipingere, non sono assolutamente adatto a tenere in mano un pennello. Quasi da subito ho cercato nella fotografia quel "qualcosa" che mi potesse servire come strumento visivo/espressivo. L'impatto con la fotografia fu casuale e immediato, in pochi giorni ebbi l'opportunità di apprendere cosa fossero i tempi e i diaframmi e di fare anche molte ore di camera oscura, inevitabilmente con tantissimi errori. Questi errori si potevano tranquillamente cestinare, ma osservandoli mi resi conto che oltre la perfezione tecnica la fotografia poteva essere benissimo una forma di pura creatività. Quindi le mie manipolazioni sono nate già in camera oscura e non si limitano ai materiali Polaroid. Quello che mi è maggiormente piaciuto della fotografia a sviluppo immediato è stata appunto l'immediatezza. Dallo scatto alla foto in pochi istanti ... una meraviglia ! Poi ebbi la fortuna di incontrare Artisti come Piero Manai e Nino Migliori, vidi i loro interventi manuali sulle pellicole polaroid e ne restai affascinato, quindi volli provare. Dal momento dell'uscita della pellicola dalla fotocamera, si può fare quasi tutto quello che si vuole, ma il tempo per farlo è breve .... ecco allora tornare a galla la pittura. Ho sempre amato la Pop Art e l'Action Painting di Pollock e lavorare su una polaroid avendo a disposizione solo pochi secondi mi rimandava mentalmente a quel genere di pittura, o per meglio dire, di espressione.
lucy franco lucy franco   Messaggio 5 di 23
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D - Qualità e originalità la cifra delle tue fotografie, spesso contaminazioni creative tra fotografia e pittura, passando per l’utilizzazione di mezzi alternativi e meno ortodossi di ripresa delle immagini. C’è una tua serie titolata “iphonegraphia” che testimonia questa tua caratteristica di stile.

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Quale il limite, se c’è, di questi mezzi rispetto ad una ripresa con fotocamere canoniche, e quale invece il vantaggio?

R - Il limite di un iPhone in fotografia ? vuoi quindi costringermi a farmi dei nemici .... :-) Per come è oggi intesa la fruizione alle immagini fotografiche (la rete ha in un certo senso omologato l'utilizzo delle immagini) direi che limiti non ce ne sono. E' uno strumento estremamente creativo e flessibile .... una specie di ghiandola pineale, un terzo occhio che ci accompagna da quando ci svegliamo al mattino fino a quando andiamo a dormire. Se un limite esiste, è di certo lo stesso che potremmo trovare anche se in mano stringessimo la miglior fotocamera al mondo .... questo limite potrebbe essere il nostro modo di percezione! Molte persone (anche io molto tempo fa) pensano che non si possa ottenere un buon risultato in assenza di un ottimo strumento, ed ecco quindi la corsa al risparmio e all'affare per accaparrarsi corpi professionali e ottiche da astronomia, con risultati a volte appena discreti. Ritengo sia un peccato cercare il limite in uno strumento, dovremmo imparare ad usarlo per quello che è in grado di offrirci ... pensiero che per me vale in fotografia come in qualsiasi altro mestiere e/o passione. A conferma di una alquanto tangibile mancanza di limiti, posso dirti che mi è già capitato diverse volte di pubblicare immagini realizzate con il telefono e posso assicurarti che se una redazione decide in questo senso è perchè il materiale che fornisci è tecnicamente valido. Quindi vedo più vantaggi che limiti.
lucy franco lucy franco   Messaggio 6 di 23
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D - Hai solide basi accademiche , hai esperienza come fotoreporter sportivo, seguendo per circa 10 anni le gare di motomondiale, di Formula Uno e di rally internazionali. E ancora, i tuoi lavori sono stati pubblicati su magazine come MarieClaire e Cosmopolitan, hai collaborato a campagne pubblicitarie e attualmente collabori in modo continuativo con Playboy Italia. E ancora pubblicazioni di libri , mostre, come già citato in apertura. Un curriculum ricchissimo e una grande esperienza acquisita sul campo : quali difficoltà ci sono per un fotografo italiano che voglia entrare in questi circuiti ? E’ esatto parlare di uno strapotere dei fotografi stranieri specialmente nel campo delle pubblicazioni di moda?

R - Vivere di fotografia non è semplice, non lo è mai stato e oggi probabilmente questa difficoltà è pure aumentata ... mi riferisco alla realtà italiana con la quale io ho a che fare. E' un discorso complesso e prima di parlare di "potere" straniero andrebbe ancora esaminata quella condizione di omologazione a cui prima accennavo, quella creatasi con l'avvento della fotografia digitale. Oggi è facile definirsi fotografi, possiamo acquistare una macchina e un computer, e dedicare il tempo libero a procedere per tentativi. Se si acquisisce dimestichezza con i vari software di sviluppo, si può anche arrivare ad ottenere risultati gradevoli e gratificanti per il nostro "io", magari si può anche aumentare l'autostima alimentandosi dei commenti degli amici. La fotografia però non è solo ed esclusivamente tecnica, è innanzitutto frutto di radici culturali. Una immagine commerciale non può nascere da tentativi e un risultato valido non lo si può ottenere con l'improvvisazione ... improvvisando si può fare affidamento sulla fortuna, sulla casualità, ma questo può accadere una volta e difficilmente sarà possibile replicare. Avete idea di quanti portfolio riceve quotidianamente una redazione ? ... centinaia ! La cosa sconvolgente è la mancanza di fantasia .... foto tutte uguali, dove per prima cosa si da importanza alla bellezza del soggetto e poi ci si affida alla qualità tecnica ... e basta. Immagini che non servono. Se ora vogliamo parlare di fotografi stranieri e dei loro migliori piazzamenti sul mercato, possiamo farlo ... ma dobbiamo prima di tutto analizzare il loro lavoro. Che si tratti di moda o della foto di una damigiana il discorso non cambia .... la nostra fotografia deve proporre qualcosa di concreto, qualcosa che vada oltre il concetto banale di "bella fotografia". Non voglio risultare polemico o magari peggio, voglio solo dire che se le nostre radici culturali non sono profonde e in costante assorbimento di energia, non possiamo pretendere nulla. E' altresì vero che la fotografia, come molte forme artistiche e mediatiche, risente delle mode. Questo non significa però che ognuno di noi debba accontentarsi di seguire il trend del momento, o ancora, possiamo pure farlo … ma nel farlo dobbiamo assolutamente provare ad essere originali, a "metterci del nostro". Non è detto che questa sia la giusta ricetta, ma è di certo una strada che si deve obbligatoriamente seguire se si vuole tentare un percorso professionale . Ci si deve proporre solo quando si è veramente sicuri di se stessi, farlo prima porterebbe solo alla probabilità di giocare male le nostre carte. Per concludere diciamo che servono elementi come l'umiltà, la capacità di ascoltare una critica, la voglia di fare e la convinzione che nella vita la nostra conoscenza non vedrà mai il raggiungimento di una meta e si dovrà continuamente cercare una evoluzione di noi stessi ....... ci vuole comunque anche un po’ di fortuna :-)

D - Un fotografo che ti ha segnato con le sue opere, per te in qualche modo importante.

R - Avevo circa 14 anni quando cominciai a pensare di voler fare il fotografo però lo "status" di quel periodo non mi permetteva di avere una macchina fotografica alla moda. Così, prima ancora di una fotocamera, mi fu regalato un libro "il manuale del fotografo". Non ricordo più quante volte io lo abbia letto e riletto ... lo leggevo pur non potendo mettere in pratica quello che andavo acquisendo. Poi arrivò finalmente la prima fotocamera! Era in un cassetto da tempo ... era di mio nonno e un giorno decisero che forse potevo usarla senza romperla (erano altri tempi ... qualcuno potrà capire, qualcuno forse no). Sapevo usarla! sapevo cosa fossero i tempi e cosa fossero i diaframmi ... sapevo come funzionava ed ero pure in grado di tentare lo sviluppo di un rullino. Tutto questo solo per aver letto un libro. Con questa prefazione ci tengo a sottolineare l'importanza di una base culturale. Un fotografo, qualsiasi sia il suo campo, mostra agli altri una sua visione interiore di quello che è davanti agli occhi di tutti e se siamo o vogliamo diventare fotografi, è necessario avere una conoscenza quasi a 360 gradi su quello che è il lavoro altrui. Se ci piace fotografare animali non dobbiamo osservare solo foto di animali, potremmo sentirci ispirati anche osservando altro ... magari la composizione di un paesaggio (composizione entro la quale, un giorno, fotograferemo il nostro cane, gatto o pesce rosso che sia ). Con questo voglio dire che negli anni ho guardato il lavoro di tanti e da tanti penso di aver appreso qualcosa. Amo comunque l'eleganza di Newton, la realtà di Mapplethorpe, i colori di Fontana anni 80 .... ma è solo per citarne alcuni. Inevitabile comunque assorbire anche gli influssi dei pittori .. le visioni sfocate di Rothko, la luce dei fiamminghi, i "personaggi" di Caravaggio. Insomma, non è facile dire chi in percentuale mi abbia maggiormente stimolato, molti lo hanno fatto.
lucy franco lucy franco   Messaggio 7 di 23
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D - Un progetto in agenda, assolutamente da realizzare.

R - Un progetto in agenda ? non ho mai sopportato le agende ... per quanto grandi possano essere, sembra sempre che non riescano a contenere tutto quello che vorrei fare. Non parlo solo di fotografia .... ho una vita abbastanza frenetica, dormo dalle quattro alle cinque ore per notte e mi sembra che quelle poche ore siano comunque tempo rubato a quello che vorrei fare. So che stai parlando comunque di progetti fotografici, ma credo di non saperti rispondere con certezza. Credo mi piacerebbe dedicarmi al reportage e alle architetture di alcune città europee.

D - Le passioni prendono spesso strade inconsuete, che possono qualche volta incontrarsi con risultati eccellenti. Nel tuo locale a Bologna, il MotoClub cafè, hai riunito le tue. Fotografia, in cui molto della atmosfera del posto è riversata, e moto. E' allora possibile fare delle proprie passioni la propria vita?

R - La vita è spesso una catena di eventi ... da una cosa ne nasce un'altra. Durante questo percorso noi ci formiamo e alcune cose diventano le nostre passioni. Credo che ci sia il destino dietro a tutto questo. Il destino e forse anche la genetica. Le mie passioni maggiori, la fotografia e le motociclette mi sono state consegnate rispettivamente dai nonni ... uno correva in moto e l'altro comprava enciclopedie :-) .... Per quanto mi riguarda, mi ritengo fortunato per aver potuto coltivare le mie passioni per quelle che erano le mie ambizioni giovanili, ma ti posso garantire che non è stato (e non è) per niente facile, come ho già detto la meta la possiamo vedere, possiamo conoscerla dentro di noi, ma ci arriveremo solo vicino senza poterla mai raggiungere. Dico una banalità, nulla ci viene regalato e dobbiamo essere pronti a sudare con determinazione per le cose in cui crediamo davvero. Stiamo vivendo un tempo parecchio difficile, in particolar modo per i giovani ... io mi auguro sinceramente che le cose possano presto cambiare per tutti e che tutti coloro abbiano dei chiari obiettivi riescano davvero a concretizzarli.
lucy franco lucy franco   Messaggio 8 di 23
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Lascio a Daniele e a voi la parola, ringraziandolo per la disponibilità e per la simpatia che hanno accompagnato questo colloquio intorno alla fotografia, rivelatore di un grandissimo talento, uno dei fiori all’occhiello di Fotocommunity.


La prossima intervista sarà fatta in un altro continente, il sesto, quello azzurro, perché “ il più bello dei mari è quello che non navigammo”…
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 9 di 23
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Ciao Daniele.
Per me è un grande piacere farti la prima domanda.
Cosa ti spinge nel creare le tue immagini?
Le studi prima?Sai già da subito cosa vuoi dalle tue immagini?Improvvisi mai?
Ci si vede a Savignano,e come al solito avremo modo di confrontarci avrò modo di
attingere nuove informazioni che come da tuo costume sei prodigo.
Un abbraccio Paolo.
Rosalba Crosilla Rosalba Crosilla Messaggio 10 di 23
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Mi associo alla domanda di Paolo, soprattutto alla prima: cosa ti spinge a creare le tue immagini?

Ho letto con estremo interesse l'intervista, anche se "interese" non è il termine giusto: diciamo che l'ho bevuta d'un fiato, rileggendola poi con calma. Averlo tra di noi, su fc, rende possibile ammirare immagini Fotografiche o "alchemiche", contaminate da altre forme d'arte, che non possono che arricchire lo spettatore, anche se sono, per molti e sicuramente per me, assolutamente irraggiungibili. Se si aggiunge la disponibilità che daniele ha già dimostrato, .. beh ... non rimane che ringraziarlo di essere atterrato da queste parti :-)
gino lombardi gino lombardi Messaggio 11 di 23
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L’intervista si legge davvero con molto piacere, essendo lineare, coerente e, soprattutto, sopra le righe: una sorta di anticonformismo che non perde di vista il mondo in cui si svolge la vita quotidiana. Questa la mia impressione generale e che, nel particolare, ritrovo nella singolare interpretazione di pensieri che appaiono sedimentati nella comune conoscenza, come, per esempio, a proposito del concetto di "attimo" in fotografia: “ Si sente spesso dire "fotografo per cogliere l'attimo" .... cosa significa ? L'uomo non ha la facoltà di poter fermare il tempo ... sono invece gli attimi a fermare noi, ci vogliono parlare, vogliono farci partecipi della loro evanescenza”. Di qui la mia domanda: fotografo non per fermare l’attimo, ma per trovare un attimo di legame con la realtà fuggevole: è così?

Ti ringrazio in anticipo per la risposta e Ti saluto cordialmente.

Gino
pez pez Messaggio 12 di 23
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Intanto colgo l'occasione per ringraziare tutti quanti ... in particolar modo voglio ringraziare Lucy per avermi dato voce e per la qualità delle domande poste.
Ovviamente anche in fotografia capita di improvvisare .. è normale penso, ma penso anche che le improvvisazioni nascano inconsciamente da sogni e visioni che, pur se non ce ne accorgiamo, creano la scintilla per un input inevitabilmente necessario.
Uno scatto può essere "pensato" oppure no (o per meglio dire "pensato" poco e in fretta) .. dipende dalle situazioni. Personalmente, anche senza volerlo, osservo quasi sempre tutto con una visione fotografica.
Non tutto è studiato prima, così come non tutto è improvvisato ... non è semplice rispondere :-)
pez pez Messaggio 13 di 23
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Citazione: gino lom 02.09.12, 10:46.....Di qui la mia domanda: fotografo non per fermare l’attimo, ma per trovare un attimo di legame con la realtà fuggevole: è così?

Gino


per me il concetto è proprio questo ... vivere quel momento e restituirlo con una traccia della nostra presenza.
Ovviamente questo discorso vale per determinati tipi di fotografia, ma non per tutti. Esistono una fotografia spontanea e una costruita e quest'ultima vive di altre regole a seconda di quelle che possono essere le motivazioni e/o le destinazioni dello scatto.
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 14 di 23
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Ciao Daniele!
Leggere queste " Interviste " è sicuramente un gran bel modo di passare il tempo rendolo costruttivo,detto questo vorrei porti un paio di domande: dici giustamente ...Esistono una fotografia spontanea e una costruita e quest'ultima vive di altre regole a seconda di quelle che possono essere le motivazioni e/o le destinazioni dello scatto.
In quale di queste ti senti più " realizzato"? o meglio quale delle 2 senti che ti appartengono di più?
E a chi come me fà della fotografia un passione, o hobby pur non avendo solide basi tecnico culturali, cosa potresti dire per incentivare il personale modo di esprimersi....in fotografia ovviamente!
Grazie mille per l'attenzione.
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 15 di 23
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a parte gli elogi dovuti perchè meritati proprio dal tuo legame con il mondo dell'artre ed in particolare con quello della pittura , non a caso hai citato l'Action Paint mi viene spondanea una domanda che trae origine da 2 movimenti artistici:
impressionismo ed espressionismo. anche se iintesi in modo non proprio canonico ... Argan direbbe che sono uno gnu.
impressionare una pellicola è un atto personale su di essa si "imprime" o meglio si impressiona ciò che si vuole naturalmente operando una scelta che poi in fotografia dato e posto un soggetto consiste soprattutto in due scelte personali: dove mettersi e quando scattare. Ma questo risultato non è talvolta specchio del reale.
attraverso questa operazione che naturalmente riporta la realtà in termini se non reali quantomeno veritieri si da espressività al proprio pensiero (o almeno si spera di farlo), e nel far questo e quindi nel concludere un'azione fatta di due momenti separati ma non distinti si "chiamano a raccolta" terze persone verso le quali si vuole manifestare o meglio esprimere un qualcosa il più delle volte di se stessi. Il messaggio che si vuole fornire è sì in un piccolo supporto bidimensionale ma spesso al suo interno vi è contenuto molto più di quello che è dato di vedere.
Tu ritieni che per te sia di maggiore significato e valore la prima azione o il risultato che con essa si ottiene?
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