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vAleNtiNacHedOrMesuNleTtoDicHioDi

vAleNtiNacHedOrMesuNleTtoDicHioDi

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vAleNtiNacHedOrMesuNleTtoDicHioDi

Valentina una volta aveva un amore
Che amore non si chiamava
Ma che irradiava di risa le notti
Imbevendole nella birra e nel rum

Valentina una volta aveva un abbraccio
Che non le apparteneva
E stupidamente giustificava il piacere
Con frammenti di banalità
Mascherando un benessere improbabile
Con l’assurda materialità

Valentina una volta aveva una giostra
Che girava al perfetto ritmo di un carillon
Per scivolar via ad ogni piccola traccia di legame

Valentina una volta aveva un compagno
Che compagno è e non è mai stato
Che non si è mai perso tra le bianche traverse del sogno
Per dimorare in un’assenza che assenza non è

Valentina una volta aveva una voce
Profonda e forte come un pugno
Che di canto vibrava la pelle
E di complicità incendiava l’aria

Valentina ha barattato quel fragile desiderio con la realtà
Che colora ogni cosa del peso della ragione

Valentina non piange, non si intristisce
Anche se a tratti qualcosa manca
Poggia la testa sulla spalla e sorride di un sorriso afono
Come a ringraziare per quanto avuto

Valentina ora dorme su di un letto di chiodi
E va bene così…

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