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Progetto "Foto&Racconti": Niente e tutto succede a Shangai (Franco-V.O.G.)

Progetto "Foto&Racconti": Niente e tutto succede a Shangai (Franco-V.O.G.)

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Progetto "Foto&Racconti": Niente e tutto succede a Shangai (Franco-V.O.G.)

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http://www.francescotorrisi.com/Foto&Racconti/Franco_Forno_Shangai_out.pdf

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Fotografia di
Racconto di lucy franco
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Frastuono di traffico, auto, donne, uomini, tanti, troppi, voci, richiami, passi, fretta, tanta.
Spazi incolmabili, forse.
Spazi da attraversare, da annusare, da esplorare.
Odore di acqua ferma, di città in movimento, odore di cibo, mercati e vetrine.
Asfalto e cemento, tutto grande, molto grande.
Strade lunghissime, dritte, e gli alberi? e gli alberi?
All’inizio di questa storia c’è il suono di un campanello, confuso tra i tanti rumori della città.
Se Namie avesse dormito più profondamente, e fosse stata ancora più stanca, per l’ennesima giornata in giro a tradurre il cinese per turisti inebetiti, non avrebbe la busta gialla tra le mani.
La semioscurità della stanza è un guscio d’ovatta.
L’acqua non è sorgiva, ma nel vaso di vetro riposa da un’ora, sul piccolo tavolo di legno scuro.
Strano tipo di turista, lui.
Poche parole, poche spiegazioni, qualche sorriso.
Strano modo di guardare in giro.
Lo sguardo rivolto in alto, spesso sui davanzali del Bund, art déco di una Shangai nostalgica.
O con gli occhi fissi sulla gente, nei piccoli negozi di mercanzie, sulla strada stracolma di biciclette, nello sguardo curioso dei bambini.
E di sera, camminando lentamente lungo il fiume, ad osservare in silenzio i riflessi della città di notte.
Nel bricco sul fuoco, l’acqua adesso bolle. Poi ancora aspetta.
Scendono i gradi, a poco a poco.
75°
per non bruciare le delicate foglioline del the bianco.
La Nikon in mano, tra la folla, che lo spingeva, a volte sembrava inghiottirlo, a volte solo nasconderlo.
E lei ad aspettarlo paziente, a sorvegliarlo, a guardarlo preoccupata e stupita.
E camminare, camminare, per ore.
Quella che viveva dentro il mirino, sembrava essere per lui la vera Shangai.
La tazza poggiata sul piattino accoglie l’acqua sui germogli del the, sotto il suo coperchio.
La carta lucida scivola in mano, morbidissima al tatto, solo il bianco e il nero e un piccolo biglietto “Fēicháng gǎnxiè” (tanti grazie).
E il suo nome, in cinese.
Eccola lì, nella fotografia, lo sguardo sorpreso, schiacciata a destra, tra frastuono di traffico, auto, donne, uomini, tanti, troppi, voci, richiami, passi, fretta, tanta.
Anche lei, a fare parte della Shangai che viveva dentro il suo mirino.
Il primo sorso di the, caldo, tra il vapore profumato, è nettare antico.
E’ nostalgia, è il disegno tracciato da un raggio di sole.

Commenti 1

  • Flavio Moro 09/12/2011 17:00

    La padronanza di una particolare e personale tecnica di scrittura esalta il contenuto del racconto. Scusa l'approccio all'interpretazione, ma trovo molto interessante il tuo modo di scrivere e descrivere. Ciao Lucy.