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Dove siamo? Aaaaaaa... Vigevano!

Dove siamo? Aaaaaaa... Vigevano!

10.012 27

Geo Portaluppi


Free Account, Vigevano

Dove siamo? Aaaaaaa... Vigevano!

QUESTA FOTO È DEDICATA ALL'AMICO RENATO ORSINI

Là, nel punto in cui via Cairoli inaspettatamente cambia il nome in via Riberia, si spalanca nelle antiche mura medioevali di Vigevano una ampia apertura chiamata affettuosamente “Portone”, essendo l’ultima antica porta cittadina, salvatasi dalla follia della moderna edilizia, solo perché fa da ponte alla più lunga strada sopraelevata coperta d’Europa che corre per 167 metri.
Or bene, provenienti da opposte direzioni imboccammo il Portone in contemporanea e lì, sotto la buia arcata, mi trovai accanto un vecchietto, sparuto e mingherlino, ma dotato di una straripante energia motoria. Fino a quando la gioventù mi massaggiò i polpacci, e le ginocchia non conobbero gli “anta”, ero noto come “il piè veloce lomellino”, insuperabile pedone vigevanese. Poi gli anni mi misero fuori gioco e più non gareggio, ma quel vecchierello, così saputello nella camminata, ridestò l’antico orgoglio e d’istinto allungai il passo, e il canuto al mio fianco fece altrettanto. Accelerai ulteriormente, ma non lo distaccai: più m’affrettavo e più quello sgambettava e, per dindirindina, tra noi era sorta una spavalda tenzone. Spalla a spalla uscimmo dal Portone, alla luce del sole di via XX Settembre, una corta via, circa cento metri, la giusta distanza di un olimpico agone. Come forsennati camminammo appaiati come due gemelli da cordone ombelicale avvinti, io dalla parte del muro e il mio antagonista, che a tratti saltellava come canguro, verso il centro strada. Senza che l’uno prevalesse sull’altro, fianco a fianco, così vicini che avremmo potuto darci gomitate, o peggio ancora farci lo sgambetto, giungemmo sul sagrato della cattedrale e lì mi discostai dal mio rivale, il quale fece ancora un buon tratto a sostenuta andatura ma, raggiunto il centro dello spiazzo, s’arresto di botto all’altezza della stella di David, disegnata con sassi gialli sul selciato, e assunse la posa che vedete nella foto. Non serve acume per capire che non sapeva dove si trovasse: un vigevanese che si perde nella propria piazza principale, è il colmo dei colmi. Subito pensai che quell’istante dovevo immortalarlo per gli amici di FC, in particolare per l’eccellente Renato Orsini di Napoli, che un dì fu nella nostra città e ne serba un caro ricordo, a lui dedico questo scatto, non perché sia il mio migliore, ma perché è unico, grazie alla presenza dello smemorato omino. Sapevo d’avere un istante a disposizione: estrassi il ferro del mestiere, puntai, notai che i piedi erano esclusi, sospirai giacché anche la sola modifica dell’inquadratura m’avrebbe fatto perdere l’attimo fuggente e, lesto come Tex Willer, sparai. Bingo! Avevo accalappiato l’omino che, da ostico rivale, ora mi era diventato caro. Lui, come avevo previsto, si riscosse subito da quello smarrimento, fece un rapido dietro front e ritornò in via XX settembre, cioè da dove eravamo venuti al gran galoppo. Era andato fuori di testa o forse, m’apparì la spiegazione più logica, s’era nella gara infervorato e aveva scordato il luogo dove era diretto. Per causa mia, anche se non ci eravamo scambiati una parola, aveva smarrito la trebisonda e sull’onda della nostra scaramuccia pedestre s’era perso quasi fosse un extraterrestre. Mi fu ancora più simpatico e volli scoprire la meta di quel diavolo di un maratoneta. Ritornai anch’io sui miei passi. Pochi sono i negozi dove poteva essere entrato. Mi immaginai che fosse andato da uno dei due fotografi, due amici che saluto, Charlie Faggioni, figlio d’arte, e Baciocchi che ha un immane archivio che documenta tutte le metamorfosi di una città che cambia d’abito anche se non lo notiamo. Non c’era né dall’uno né dall’altro. Strano, perché il negozio di Baciocchi è l’ultimo della via per chi viene dalla piazza. Allora l’omino dove era andato?
Sono un segugio nato e uno vestito con una giacchetta marroncino pallido struggente e i pantaloni testa di moro piangente non può sfuggire. Superai il Portone e guardai prima verso via Riberia, da dove era venuto, e poi in via Cairoli: deserte entrambe.
Mentre ripassavo sotto l’arcata squillò il telefonino: era Ale Rovelli. Mi disse che si era appena procurato il rarissimo libro di Alfred Jarry « Gesta e opinioni del Dottor Faustroll patafisico. Romanzo neo-scientifico» pubblicato per la prima volta nel 1911 e dove lo stesso Jarry, inventore della Patafisica, spiega che è la scienza delle soluzioni immaginarie.
« Giungi a proposito. - Gli risposi – Stavo inseguendo un omino ma l’ho perso, dissolto nell’aria. »
« Stai invecchiando – considerò lui – un tempo inseguivi qualcosa di meglio: dalle ragazze sei passato agli omini, mi auguro che siano almeno quelli verdi. »
« No, questo è marroncino sopra e testa di moro sotto. – con Ale si deve stare al gioco - È un gran camminatore ma non così veloce da seminarmi. » E in breve gli raccontai il fatto.
« Hai notato che oggi è il venti settembre e che la sparizione è avvenuta in via XX Settembre. »
« L’ho notato. Cosa intendi dire? È una curiosa coincidenza. »
« Non credo! Ho acceso il computer e sto guardando la mappa del posto dove ti trovi. È un luogo curioso. Siete provenuti da due strade che, curvando, si uniscono formando un ferro da cavallo al cui apice, nel punto dove le strade perdono il nome, si crea una terra di nessuno, e proprio lì tu e l’omino vi siete incontrati. Poi siete scomparsi nel Portone, sotto la cui volta si è accesa una immotivata rivalità, che vi ha sospinto verso un punto ben preciso: la stella di David disegnata con sassi gialli davanti al sagrato della cattedrale. Tra i vari significati dell'esagramma, i due triangoli sovrapposti rovesciati, c’è quello di antico simbolo Mandala dei templi indiani costruiti migliaia di anni fa. Simboleggia il Nara-Narayana, o il perfetto stato meditativo dell'equilibrio tra l'Uomo e Dio, che, se mantenuto, avrebbe portato nel "Moksha," o "Nirvana", ovvero in un’altra dimensione. La particolare conformazione del luogo in cui vi siete trovati, più l’energia scaturita tra voi due, ha aperto il varco verso un universo parallelo, dove l’omino è stato risucchiato. »
« E io perché non sono stato risucchiato? » domandai sgomento all’amico Ale.
« Tu pesi troppo! Le forze cosmiche sono possenti, ma non fino al punto di sollevarti… »
« Non scherzare. Un fatto è certo! L’omino è sparito. Ho guardato bene più volte in ogni negozio, nei bar, nei ristoranti, ho setacciato ogni possibile anfratto. La strada è lunga solo cento metri e l’ho perso di vista solo pochi minuti: non ha avuto il tempo di raggiungere nemmeno il Portone. Quindi è ancora lì, da qualche parte, solo che non c’è! »
Parlavo in modo concitato perché mi stavo convincendo che eravamo in procinto di scoprire la porta d’accesso a un mondo parallelo, un varco che era sulla linea direttiva tra l’antico portone e la millenaria stella di David, un punto che si trovava in via XX Settembre, e che solo in data venti settembre si poteva materializzare. Inoltre, tra tutte le persone che mi potevano telefonare in quel frangente, s’era fatto vivo Rovelli, il patafisico per eccellenza: solo lui mi avrebbe potuto aiutare, e infatti mi diede un nuovo importante indizio.
« La strada ha una forma strana: la prima metà è rettangolare, mentre la seconda metà, quella verso il Portone, s’allarga a imbuto, simile a un triangolo. Ma a metà percorso c’è un altro triangolo che si incunea nella strada. Cosa c’è in quella costruzione? » Ale osservava la mappa sul computer.
« Una farmacia, con una croce verde che lampeggia in continuazione. »
« Un simbolo religioso che si oppone al simbolo occulto della stella. Bene, bene. - Non vedevo il volto di Ale ma sapevo che era raggiante. – E dimmi ora, questa farmacia che numero ha? »
« Oh, cribbio – sobbalzai – è il numero civico venti. »
« Tombola! – esultò Ale – Ecco che rispunta il 20. È lì, lo sento, il varco è dentro la farmacia. »
Rapidamente mi portai davanti alle sue due uniche vetrine. Da una di queste non si poteva vedere l’interno, ma dall’altra sì. Mi incollai ai vetri e tornai a esaminare quel locale.
« Non c’è nessuno – riferii a Rovelli – C’è solo il dottore dietro al bancone, ma nessun cliente. »
Ero deluso ma Ale mi diede nuova carica: « Entra! »
« Non c’è nessuno, ho visto bene… » mi opposi debolmente.
« E tu entra lo stesso. Se la porta d’accesso a un altro universo è lì, lo scopriamo solo se entri. »
Per fortuna il farmacista è un amico. « Ciao – salutai il farmacista quando il campanellino sul battente di ingresso smise di tintinnare – Hai visto che sono venuto finalmente a trovarti… »
« Non hai la faccia di uno che sta male. »
« Non è per la mia salute. Vengo, per… ehm… – non potevo certo dirgli che stavo inseguendo un omino marroncino che era stato risucchiato in un’altra dimensione – Mi manda Enrico Manna, il celebre fotografo di Pesaro e Urbino di cui avrai certamente sentito parlare… »
« Oh, come no! – fece il dottore – E come posso aiutare il signor Manna? »
« Tu non devi fare niente. Son venuto per fare delle foto. – E cavai fuori la solita compattina mentre con l’altra mano ritiravo il telefonino che, nel frattempo avevo spento. - Lasciami studiare le luci, l’inquadratura. Le foto servono per un gemellaggio farmaceutico tra Pesaro e Vigevano. »
L’amico medico mi lasciò fare e così ebbi modo di esaminare il locale. Tutto normale. Stavo per arrendermi e uscire per richiamare Ale quando sentii provenire dei rumori dal retro bottega.
« Attento! – allertai il farmacista – Forse ci sono dei ladri. Telefono alla polizia! »
« No, no, aspetta non essere precipitoso. Di là c’è il mio cane… » rispose il camice bianco vestito.
Altri rumori più manifesti e un gemito soffocato: “ahi”.
« Un cane parlante, per favore fammelo vedere all’istante! »
La commedia si fermò lì perché la porta del retro si spalancò e si catapultò fuori l’omino smemorato che, con uno sguardo inferocito, mi si avventò contro blaterando:
« È lui l’inseguitore. È lui che mi sta pedinando: è l’emissario dello Smargiasso! »
Mi difesi con l’amico: « È lui che mi si è appiccicato! Ho tentato di seminarlo, ma invano, corre come un leprotto. E poi non so chi sia questo Smargiasso…»
A questo punto, anche per tranquillizzare l’omino che era molto agitato, intervenne il farmacista, dividendoci e spiegando a entrambi l’arcano.
« Si calmi, - disse rivolto all’omino – conosco da anni questo mio amico e so che non è suo nemico – e poi, parlando a me – curo questo signore con ricostituenti, terapie ormonali particolari, di carattere personale. Lo Smargiasso è invece il soprannome del suo rivale in amore. Per anni hanno corteggiato la stessa donna, che loro chiamano la Bella Gigugin, e recentemente lei ha mostrato di preferire il qui presente signore, detto il Bersagliere, che, data l’età, non ha più la virilità d’una volta e vorrebbe riacquistare la sua potenza maschile per non sfigurare quando giungerà il tanto atteso appuntamento in intimità con la sua Bella. »
« Quindi se lo Smargiasso venisse a sapere delle cure ormonali, lo sbeffeggerebbe agli occhi della sua dama. – Commentai - Stia tranquillo, non conosco lo Smargiasso e in ogni caso sarò muto come una tromba… ehm, volevo dire una tomba. »
Dopo esserci tra noi chiariti ci salutammo e ritornai in strada dove chiamai Rovelli.
« Allora hai trovato l’accesso ai mondi paralleli? » fu lui il primo a parlare.
« Falso allarme, caro Ale, questa è una storia di mondi para… ninfi. » e lo misi al corrente.
« Pazienza, amico Geo, sarà per la prossima volta! E, come dice Davide, poteva andare peggio! »
« Sarebbe a dire? » chiesi ed ero preparato a una battutaccia.
« Invece dei para…ninfi ci saremmo potuti imbattere nei para… accidenti mi sono scordato la parolina. Ciao, alla prossima avventurina! »

Commenti 27

  • Neocle Giordani 06/05/2009 10:08

    Grazie per i dotti commenti che mi hanno dato la possibilità di scoprire un grande. Sto rileggendo con
    la dovuta calma gli scritti che accompagnano le tue foto, e posso solo ripetermi: "GRANDE!!!!!"
  • Carlo Pollaci 28/04/2009 7:52

    Magnifica la piazza di Vigevano. Non solo per la sua ampia spazialità e il senso del maestoso, ma anche per la sua straordinaria forza evocativa di una vita di provincia ricca e vitale nei suoi valori umani e nelle sue storie e storielle. Sono un estimatore di Piero Chiara, di cui ho "bevuto" diversi romanzi, assaporandone le parole con voluttà.
    Il tuo testo... lo leggerò con calma...
    Ciao amico,
    Carlo
  • maria teresa mosna 09/04/2009 10:44

    Vigevano è già bella di suo e tu la "racconti" in modo molto coinvolgente!
    A giugno sarà un piacere conoscerti. ciao, Mt
  • Maurizio Zoldan 20/03/2009 23:07

    Ci sono stato un paio di settimane fa, a Vigevano, ma non ho incontrato smargiassi, omini, patafisici e varia umanità... Solo una vigilessa pignola che non voleva che si usasse il treppiede , sarebbe stata occupazione di solo pubblico.... Mammamia che pazienza ci vuole...
    ... Ragazza con ombrello...
    ... Ragazza con ombrello...
    Maurizio Zoldan

    MauZ
  • roberto manicardi 12/03/2009 22:21

    bellissima
    ciao roberto
  • Paolo Zappa 08/03/2009 21:41

    Beh, Geo, non so come, ma questa me l'ero persa!!! Però, per recuperare, ho agganciato il tuo "passo" all'inizio del racconto, e, come l'atletico vecchietto, ho tenuto botta sino alla fine (un po' affannato, ma son dimagrito ultimamente)!! Mi sono goduto la delusione dipinta sulla faccia del Rovelli (che già si era visto entrare con te in una porta "pata/spazio/temporale") quando gli hai detto che la porta non esisteva!!! Però, ti consiglierei di indagare ancora dal tuo amico farmacista, perchè la storia della "BELLA GIGUGIN" io l'ho già sentita, e non mi convince troppo!!! Non vorrei ti fosse stata PROPINATA all'uopo, solo per creare una CORTINA FUMOGENA sulla faccenda, e distoglierti dal continuare le indagini!!! Forse, dopotutto, così, come è incontrovertibile il fatto che la PATAFISICA sia una SCIENZA ESATTA, potrebbe veramente esistere questo PERTUGIO PATA/SPAZIO/TEMPORALE nascosto nel retro della farmacia, forse tra un barattolo di Viagra e un tubetto di pomata per le emorroidi!!! Il vecchietto ed il tuo amico non te l'hanno contata giusta!!!!
    :-))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))
    Ciao, Geo, a presto, Paolo.
  • Alberto Angelici 03/03/2009 17:15

    Caro Geo detto l'Affabulatore,
    la tua simpatia è straripante, travolgente, inarrivabile. :-)
    Grazie sia per la bell'immagine di una delle piu' affascinanti piazze italiane sia per lo scoppiettante cappello letterario: da solo, assieme ai fratellini che nel tempo lo hanno preceduto, vale abbondantemente il contratto con FC :-)
    A.
  • Bodil Hegnby Larsen 02/03/2009 15:27

    Ma che bella piazza che avete, magnifici i palazzi intorno alla piazza!! Non sono mai stata a Vigevano, ma pare una cittadina molto bella. Buono il tuo scatto che include correttamente tutto.
    Il tuo racconto è una favola che mette di buon umore :-))
    Complimenti Geo, sempre generoso di spunti diversi.
    ciao

  • Franco Merlo 01/03/2009 19:13

    Molto salubre l'aria di Vigevano che corrobora così bene i vecchietti spiritati! Le tue foto sono romanzi, la tua fantasia è scatenata! Ho iniziato da poco a leggere le tue foto, ma dai risultati ottenuti mi sono riproposto di leggerle tutte.
    Alla prossima, dunque.
    Ciao
  • Elvio Bartoli 27/02/2009 23:56

    Bravissimo... quà in molti ci arrabattiamo per scrivere due righe di presentazione sotto una foto e tu invece inventi racconti fantastici...
    Elvio :)
  • redfox-dream-art-photography 27/02/2009 23:52

    Magnifico!
    Fatto molto bene!
    Foto molto bella!

    ciao, redfox
  • Roberto Tagliani 27/02/2009 20:23

    La nostra Vigevano !!!!
    ...adesso me la leggo con calma ...
  • adriana lissandrini 27/02/2009 19:48

    Mi hai regalato cinque minuti di relax....stare con le persone un po' svitate dà un senso di leggerezza, non so anch'io perché...forse perché i loro pensieri sono meno pesanti e contorti degli uomini 'normali'....hanno più freschezza...Scherzi a parte mi sono divertita molto e ti devo dire che sai anche fotografare molto bene, a parte il brutale taglio dei piedi!
    ciao genialone!
    Adriana
  • Roberto L. 27/02/2009 19:32

    ho riso per la foto, ho riso di gusto leggendo il racconto: scrivi e fotografi bene, ragazzo! :-)))
    Roby
  • lucy franco 26/02/2009 20:19

    Poco fa ho scritto di affabulazione letteraria e visiva, commentando una foto di Enrico Manna. Questo ne è un esempio, la parola che sale lungo le architetture, si attorciglia alle finestre, scivola lungo le pareti, accompagna la visione e si fa visione essa stessa.
    Non posso aggiungere altro. Hai già detto tutto tu
    Lucy