Temi / .I fotografi del mese

5. Maggio: Gianni Boradori

Quel che più amo fotografare è la gente! Probabilmente perché in mezzo alla gente mi trovo bene, sono a mio agio. Non importa se la vedo camminare sul Ponte Vecchio, se la incrocio sulla Grande Muraglia o nel meraviglioso caos di Manhattan, ciò che per me conta è fissare momenti, situazioni o storie attraverso la fotocamera, che diventa così un prolungamento del mio occhio e della mia mente.
E’ una passione, un gioco, che dura ormai da tanto tempo, da quando, poco più che un ragazzo, comprai la prima Kodak di plastica a fuoco fisso. La tecnologia e l’avvento del digitale hanno certamente rimescolato le carte in gioco, contribuendo non solo e non tanto a facilitare la ripresa, quanto piuttosto ad ottimizzare il lavoro che viene dopo lo scatto, consentendoci di personalizzarlo e di ottenere così dei risultati altrimenti, almeno per il sottoscritto, irraggiungibili!
La camera oscura non mi è mai piaciuta. Non disponendo di spazi adatti, tutte le volte che decidevo di allestirla in ambienti domestici mi passava la voglia ancor prima di cominciare!!!
Per me la fotografia è come una lunga catena, formata da tante maglie: l’attrezzatura, la fotocamera, lo sviluppo dell’immagine, la stampa finale.
Sì, la stampa, quel pezzo di carta che sintetizza lo stato d’animo, la fantasia, il pudore e la gioia nella ricerca delle situazioni da riprendere. Se anche uno solo di questi “anelli” salta, i risultati cambiano radicalmente, tutto si appiattisce e rientra in un grande calderone, nel quale non è affatto facile (direi impossibile) trovare soddisfazione per il lavoro fatto.
Oggi la fotografia è rinata a nuova vita, il digitale ha portato una ventata di aria fresca ed energia a un’attività nella quale dilettanti, più o meno impegnati, si sentono proiettati verso un percorso che, sempre più spesso, si evolve verso risultati di buon livello artistico.
Ho sempre amato viaggiare e conoscere nuove terre e popolazioni, la fotografia ha fatto il resto! Il reportage senza fronzoli, spontaneo, possibilmente ironico se le circostanze lo permettono, mi riempie di gioia e, nonostante migliaia e migliaia di immagini archiviate, sento il desiderio insaziabile di continuare, per cercare quel click in grado trasformare quell’attimo in un racconto.
Mi ispiro a modelli che appartengono alla storia della fotografia come Bresson, Capa, Herwitt, Burke White, Abbas, Berengo Gardin. Non cerco di emularli, non vorrei e non ne sarei capace, ma da essi prendo esempio per cercare, come hanno fatto loro, di raccontare per immagini.
Adoro il bianco & nero e penso che una foto, a meno che non viva del colore quale elemento principale, possa essere meglio rappresentata in scala di grigio. 
Sono, come avrete capito, alla costante ricerca dell’attimo fuggente, che con tempo, pazienza e un po’ di sfacciataggine non è poi così difficile da trovare e cogliere.
Per il prossimo futuro, magari in sinergia con altri, vorrei dedicarmi allo sviluppo di progetti, sorretti da un filo conduttore, una ricerca mirata insomma. Cogliere l’attimo è sempre bello e non mi stancherò mai di farlo, ma lì tutto è affidato al caso, devi essere al posto giusto e al momento giusto. Vorrei invece seguire un percorso, un canovaccio nella ricerca di un momento che acquisti spessore in un insieme di momenti che raccontano qualcosa. Questo richiederà senz’altro più impegno, ma porterà anche maggiori soddisfazioni.
Sono un inguaribile curioso, tutto ciò che riguarda l’immagine mi appassiona, anche se in alcuni campi come il Diaporama, la macro, lo still life sono privo di esperienza. Ma chissà che prima o poi…
Fotocommunity mi ha aiutato parecchio a migliorare. Osservando i lavori dei tanti autori presenti, molti dei quali dotati di notevoli potenzialità espressive, ho trovato anche fonte d’ispirazione e soprattutto un’infinità di nuovi, carissimi amici.
Evviva la fotografia!
(Gianni Boradori)
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