... Maurizio Moroni

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marisa marcellini marisa marcellini Messaggio 16 di 66
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Complimenti Maurizio, sei una persona belissima e in questa intervista dimostri non solo la tua grande conoscenza, non la chiamo cultura sarebbe riduttivo, ma soprattutto il tuo grande equilibrio tra una giusta considerazione e una gradevole modestia. Dico così perchè lo spazio che dedichi agli altri è superiore a quello in cui parli di te, non credo sia voluto, conoscendoti so che sei un grande professionista e ancor di più hai una grande sensibilità.
Maurizio Moroni (UKPhoto) Maurizio Moroni (UKPhoto)   Messaggio 17 di 66
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Grazie a te Lucy, per la perizia e competenza con cui hai condotto questa intervista e per l'umanità con cui hai saputo sopportare un personaggio prolisso e logorroico come me!
E' stato un vero piacere!
Maurizio Moroni (UKPhoto) Maurizio Moroni (UKPhoto)   Messaggio 18 di 66
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Grazie Marisa, sei troppo buona! In effetti non ci avevo fatto caso... ma in fondo, già sono mortalmente prolisso se poi avessi parlato solo di me dubito che qualcuno sarebbe riuscito ad arrivare alla fine! :)))
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 19 di 66
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ma la leibovitz più "intima"( ed a mio avviso più 2 importante") la si trova quando ad esempio fotografa la famiglia ed in particolare i genitori e la sorella sulla spiacgia credo di Cape Cod o a casa è una leibovitz molto distante, direi anni luce , dalla "tua" fotografia . Credo che lei riesca a materializzare l'idea di " sogno" utilizzando il metro del reale senza per questo aver necessità di creare" una realtà omnirica e fantastica. questi suoi scatti che apparentemente sembrano istantanee familiari per lei sono così fondamentali da metterli per primi nella sua opera antologica e di questa costituiscono una grande parte.
un altra differenza fondamentale a mio avviso sta in un fatto che appare banale. Lo stampare la fotografia con i bordi . Molto sue fotografie lo sono e ciò prendendo come spunto alcune riflessioni di Ghirri su questa pratica aprirebbe un discorso molto lungo. Che forse non è il caso di fare qui-
In quelli lei è la reporter attenta alle sfacettature degli altri con uno stile che trae origine lontana dalla fotografia americana degli anni 50 ... direi soprattutto da Robert Frank. nell'opera della Annie vi sono momenti estremamente differenti , le fotografie per Rolling Stone sono molto differenti dai ritratti in studio soprattutto quelli fatti nello studio grandein cui potendo contare su ampie dimensioni fa interagire il modello con la struttura. attingendo in questo a mio avviso senza però raggiungere la fotografia di Irving Penn. tuttavia a mio avviso queste differenti leibnovitz mantengono comunque una assoluta riconoscibilità. si può a mio avviso parlare a buon ragione non di uno "stile" determinato dal prodotto finito ma di un "sistema" in cui lo scatto è solo il risultato finale determinato dalla duttilità dell'occasione nel rispetto di una propria e personale concezione immutabile . La tua fotografia o meglio il "genere" che tu pratichi invece trova la sua riconoscibilità nella costruzione del singolo scatto e nell'organizzazione delle componenti che lo determinano il suo risultato e le variantirimangono comunque ancorate alla necessità di determinare un prodotto omogeneo all'interno di uno "stile". Credo che vi sia una sostanziale dicotomia fra questi 2 modi di intendere la fotografia. Tu che ne pensi? sia a proposito di ciò che del concetto che una fotografia stampata con i bordi definisce una realà differente rispetto ad una senza? e quindi la tua fotografia che non ha bordi di stampa in che posizione si mette rispetto alla realtà reale?

facendo tutti i distinguo del casso avvicinerei più la tua fotografia a quella di Sarah moon ... per la costruzione reale del fantastico ... cosa in cui lei è maestra
Maurizio Moroni (UKPhoto) Maurizio Moroni (UKPhoto)   Messaggio 20 di 66
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Ciao Luca, ti ringrazio per l'interessante intervento. Il discorso è complesso ma sintetizzando (cosa che non è nelle mie doti) io credo che tale dicotomia esista solo nel momento che si consideri la Liebovitz unicamente in alcune delle sue tante sfaccettature ed in particolare, come giustamente sottolinei quella "casalinga/familiare" o live modello Rolling Stone. Annie Leibovitz non è però solo questo. Ti potrei ad esempio consigliare questo ottimo backstage:
http://www.youtube.com/watch?v=3Embey_xyvw
Io uso, seppur più modestamente, esattamente le stesso modus operandi che da lei ho imparato, ovviamente dandogli una mia impronta personale, cioè un mio stile maturato in anni di scatti classici.
Infatti questo stile nasce, al pari di quello della Leibovitz dai miei tanti altri interessi fotografici... se consideri che il mio ultimo contributo fotografico ad una pubblicazione è il capitolo che ho illustrato fotograficamente per l'ing. Ivan Masciadri e verte su pura foto d'Architettura in "Ospedali in Italia. Progetti e realizzazioni" delle edizioni Tecniche Nuove, mentre quest'estate mi sono dedicato a foto naturalistiche/paesaggistiche di cui qualcosa è visibile sul sito del gruppo. Come dicevo l'approdo al digiart è cosa discretamente recente e dettata da necessità contingenti ad un particolare set... a fronte degli oltre venticinque anni di scatti. Poi il fatto che l'esperienza mi sia piaciuta e l'abbia voluta continuare è discorso diverso ma certo non nasco come digiarter. Penso anzi che il trasportare il proprio stile su questa particolare branca consenta di approciarvici con il dovuto realismo la cui totale assenza depersonalizzerebbe qualunque risultato.
Maurizio Moroni (UKPhoto) Maurizio Moroni (UKPhoto)   Messaggio 21 di 66
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Opss dimenticavo: In realtà non mi ritrovo molto in Sarah Moon, pur apprezzandone tantissimo la ricerca, le cui opere si affacciano e pescano con più attenzione al surrealismo fotografico intimistico ed onirico che non ad un immaginario fantasy realistico in cui si riscrivono gli stilemi della quotidianità analizzandone le caratteristiche e rimescolando le regole del linguaggio.
D'altro canto basta vedere questa carrellata di foto del Dream Portraits per comprendere a chi mi ispiro:
http://www.nydailynews.com/entertainmen ... ?pmSlide=0
:)
antonio rolandi antonio rolandi Messaggio 22 di 66
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Molto, molto interessante e fresca, l'intervista. Un solo chiarimento a proposito dell'affermazione che cito di seguito:

"Da noi noto una sorta di istinto di conservazione del preesistente che tende a disincentivare le nuove leve tramite una critica distruttiva spacciata per schiettezza. Spesso gli autori, affermati o auto ritenutisi tali, si ammantano di una supponenza intellettuale autoreferenziale che li porta ad isolarsi in bolle in cui può entrare solo chi presenta una forma mentis clonata, di fatto bloccando qualunque naturale forma di evoluzione".

Sono totalmente d'accordo, sono stato vittima a volte di atteggiamenti del genere, e in molti ambiti anche diversi dalla fotografia: "Dammi retta, si fa così e basta". Però c'è internet, vivaddio, e qui questi giovani promesse o emergono o cambiano attività. E' la sfida del nuovo millennio: avere nel patrimonio genetico pezzi di Raffello o Michelangelo non basta più. O ti svegli o sei fuori, a prescindere dai cattivi maestri. O quantomeno non è l'una e l'altra cosa insieme, ovvero un mix di supponenza e mollezza da fine impero? Un mio amico regista dice: è dal dolore che saltano fuori le cose migliori.
Maurizio Moroni (UKPhoto) Maurizio Moroni (UKPhoto)   Messaggio 23 di 66
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Ti comprendo perfettamente Antonio e condivido perfettamente il tuo punto di vista. Anch'io, come te, mi sono confrontato con questi atteggiamenti in primis nel mio lavoro primario e, parlo per esperienza personale... senza capacità di reazione e sacrifici anche drastici è difficle riuscire non dico ad emergere ma almeno a mostrare le proprie capacità.
Quindi se da una parte le capacità infastidiscono lo status quo e vengono osteggiate è anche vero che per contro c'è una generazione totalmente o quasi sfiduciata che non sa lottare per i propri sogni anche e soprattutto perchè non abituata a farlo. Ovviamente, ribadisco, non è un discorso generalista dato che come ben sappiamo, non sono pochi i giovani che seguono l'esempio dei loro nonni e bisnonni e lasciano l'Italia in cerca di fortuna e non solo in ambito scientifico. Io continuo ad avere la sensazione che molto di più si possa fare, anche solo insegnando loro a credere di più nelle proprie capacità invece che reprimere appena possibile la loro creatività
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 24 di 66
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Buongiorno Maurizio
io mi ritengo una persona fortunata per l'averti conosciuto di persona e onorato per l'Amicizia che mi hai concesso
apprezzo la tua "Umanita" nel porti verso gli altri....se io possedessi la tua "conoscenza" ti assicuro che non
conoscerei la sensibilita che usi tu ma vivrei di prepotenza !!!!!!
dirti che ti stimo è riduttivo però posso dire che ti ammiro e apprezzo
Felice giornata
italo
gino lombardi gino lombardi Messaggio 25 di 66
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Ciao Maurizio,

la fantasia è certamente una capacità della mente umana ed è nota la sua stretta connessione con l’arte. Una connessione che sembra precludere alla fantasia l’orientamento verso il brutto e verso il male: già in epoche passate la fantasia indicava le immagini che ornano la poesia, mentre in tempi più recenti la fantasia (unitamente all’intelletto e alla ragione) appare una facoltà necessaria per produzione del bello e del sublime. Ciò assunto, in riferimento alle immagini da te create, noto che spesse volte vi sono rappresentazione poco rassicuranti e poco sublimi (draghi, fantasmi, teschi, ecc.), ma, in questi contesti, vi è anche una bella fanciulla, e quindi ti domando:questa presenza femminile è solo parte della foto, così progettata, oppure assolve (o assolve anche) a quella funzione del bello e del sublime che non sembra potersi scindere dalla fantasia?

Grazie in anticipo per la risposta e grazie per la generosa condivisione del tuo sapere.

Gino
Maurizio Moroni (UKPhoto) Maurizio Moroni (UKPhoto)   Messaggio 26 di 66
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Ciao Gino, la tua analisi è come al solito attenta e corretta. La nostra visione della fantasia è legata strettamente alle nostre radici rinascimentali e prima ancora elleniche ma non dobbiamo dimenticare che la fantasia è stata spesso usata per ritrarre tutte le numerose sfaccettature dell’umano vivere non ultime le paure: I sumeri avevano molti più demoni che divinità, i greci pur inneggiando al culto del bello annoveravano nel loro pantheon personaggi come Efesto dio dal portamento tutt’altro che regale e mostri come la Gorgone, il Minotauro e le Arpie.
Oggi abbiamo le rassicuranti versioni Disney delle fiabe dove tutto è tratteggiato per essere se non rassicurante almeno il più possibile indolore nella logica di un prodotto prettamente d’intrattenimento ma le fiabe originali dei Fratelli Grimm o di Andersen hanno ben altro tenore perché spesso si basano a loro volta su racconti che avevano lo scopo non solo di intrattenere i bambini attorno al fuoco nelle lunghe notti d’inverno ma anche di prepararli ai pericoli che li attendevano. Non a caso radici comuni si ritrovano praticamente in tutte le società seppure apparentemente senza contatto le une con le altre… che poi la strega si chiamasse Baba Yaga come in Russia e nei paesi dell’Est o Sa Jana Maìsta come a Tonàra in Sardegna diviene un fatto di pura semantica.
In epoca moderna, con le inquietudini dell’era illuministica, le paure hanno focalizzato l’attenzione anche sulla scienza e per trasliterazione su ciò che la scienza non riusciva a spiegare ed ecco le paure di Poe, il moderno Prometeo di Mary Shelley (Frankenstein: or The Modern Prometheus) o la mitizzazione del Voivoda Vlad Dracul nel Dracula di Bram Stoker.
Nella mia visione la fantasia diviene un mezzo comunicativo che attinge in pari grado dall’attualità e dal mito tentando di comunicare il bello che ci circonda, che spesso non vediamo per fretta o distrazione, ma anche le paure e le inquietudini che si agitano in questi tempi travagliati.
In quanto alla presenza femminile… in generale le mie immagini hanno una genesi contraria a quella abituale… prima infatti viene scelto l’interprete ed in base ad esso ed alla sua personalità si decide assieme il copione a lei/lui più adatto… quindi si potrebbe dire che è la costruzione che si assoggetta alla recitazione. Questo ovviamente incide non poco ad acuire la sensazione di realismo della scena. Il perché i soggetti siano quasi sempre femminili sta in una scelta in primis di espressività… i modelli, non in generale ma spesso, specie se bellocci sono monoespressivi giocando troppo sulla presenza fisica, mentre la modella, indipendentemente dall’età (avrai notato che la mie modelle hanno età molto variabili) sanno calarsi meglio nel personaggio. In secondo luogo, collaborando soprattutto con scrittrici, esse tendono ad avere una dimestichezza maggiore con personaggi femminili e da qui la scelta.
Non voglio però passare per ipocrita, ovvio che poi trovi che la presenza femminile aggiunga un’armonia particolare, una sublimazione della scena anche nei contrasti forti come nelle contrapposizioni con mostri o situazioni dark/gothic… e quindi si va a ricadere negli stilemi rinascimentali di cui parlavamo prima.

Grazie a te per la tua sensibilità e competenza che consente sempre di approfondire argomenti interessanti!
Maurizio Moroni (UKPhoto) Maurizio Moroni (UKPhoto)   Messaggio 27 di 66
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Grazie Italo ma la fortuna nella nostra amicizia è tutta mia!
maria teresa mosna maria teresa mosna Messaggio 28 di 66
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...dopo quanto ho letto è ancora più difficile lasciare uno scritto!!!
Innanzitutto ho il piacere di conoscerti di persona e il privilegio di aver fatto lunghe chiacchierate su vari temi, c'è sempre stata una grande piacevolezza e immediata simpatia. Leggendo quanto sopra provo anche una grande (buona però) invidia per le tue conoscenze di grandi personaggi nel mondo del cinema e della fotografia, esperienze ad alto livello e delle quali ci parli con assoluta semplicità. Ammiro i tuoi lavori, sempre accompagnati da frasi che inducono alla riflessione cosa molto preziosa, e da ottimi brani musicali che accompagnano la scena presentata.
Insomma Maurizio, una splendida intervista che ci racconta tante cose di te con grande semplicità e immensa competenza. Ciao Maria Teresa
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 29 di 66
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Che dire Maurizio e Lucy? A leggere quanto sopra, si rimane a bocca aperta; e ci si chiede: in questo frullatore che intravvediamo all'opera, è più la fantasia, la padronanza tecnica, la /cultura/ anche come conoscenza, a dare il tono prominente? O è l'esito dell'ibridizzazione profonda di tutto quanto? Ciao Francesco
adriana lissandrini adriana lissandrini Messaggio 30 di 66
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Non ho domande da fare all'amico Maurizio, è stato talmente esaustivo nelle risposte e nell'illustrare le sue ricchissime esperienze di vita e le sue riflessioni che lascia solo il desiderio di rileggere i suoi scritti (senza addormentarmi, come lui paventa!) ricchi di cultura aperta a 360 gradi, con molta calma. Uomo di scienza, certamente un gran cervello, ma ricco di molta umanità, e fertile in fantasia, non lascia nulla al caso, si svela a noi nella sua complessità, ma che appare chiara e limpida, senza distorsioni ed elucubrazioni mentali. Sono molte le frasi che mi hanno colpito e che dovrebbero essere oggetto di meditazione per molti di noi.
Uomini come lui, è riduttivo dire che sono un vanto per l'Italia (che non sa accoglierlo comunque!), ma sono un patrimonio per l'umanità.
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