... Maricla Martiradonna

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lucy franco lucy franco   Messaggio 1 di 48
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Spesso le passioni non arrivano da sole, ma si coltivano diverse espressioni d’Arte come fossero braccia differenti e complementari di uno stesso estuario dove far sfociare la creatività.
Conosceremo, con leggerezza di forma e profondità di contenuti, la sua solarità sposata a tensione verso tutto ciò che è arricchimento e cibo necessario per la mente, da anni la cifra di stile inconfondibile di Maricla Martiradonna la cui bellissima presenza, in ogni senso possibile, ci accompagna da anni.

La sua fotografia si declina in b/n o a colori, e nella diversa espressione cromatica, trova sempre posto la focalizzazione esatta di un "infinito istante" da fermare, arricchito da presenze umane che diventano la chiave di volta del racconto, o lasciando che il luogo prenda il sopravvento, trasformandosi esso stesso in "genius " della inquadratura, principio e fine di una ideale finestra eloquentissima, e non solo sul mondo esterno.


Mare nero Mare nero Maricla Martirado… 20.10.12 12


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Un deserto che conosco La foto non è stata votata per la galleria Un deserto che co… Maricla Martirado… 09.07.12 91


Someone to watch over me La foto non è stata votata per la galleria Someone to watch… Maricla Martirado… 03.01.12 103
lucy franco lucy franco   Messaggio 2 di 48
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Era una bella giornata di sole... Era una bella gio… Maricla Martirado… 05.08.11 27


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A gentile richiesta... A gentile richies… Maricla Martirado… 29.07.11 11


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lucy franco lucy franco   Messaggio 3 di 48
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Caotico pomeriggio Caotico pomeriggi… Maricla Martirado… 23.09.12 6


Joie de vivre La foto non è stata votata per la galleria Joie de vivre Maricla Martirado… 12.06.12 79


Quelli che... Quelli che... Maricla Martirado… 02.01.12 13


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In fila La foto non è stata votata per la galleria In fila Maricla Martirado… 10.10.06 92
lucy franco lucy franco   Messaggio 4 di 48
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Approdare a Venezia Approdare a Venez… Maricla Martirado… 20.11.11 26


Limiti Limiti Maricla Martirado… 19.10.12 10


Ironia Ironia Maricla Martirado… 14.10.12 10
lucy franco lucy franco   Messaggio 5 di 48
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D -- La fotografia è muta, la musica è cieca: ma che spettacolo quando queste due arti diversamente abili s’incontrano. La relazione tra immagine e musica è parte dell’immaginario collettivo, il soffio creativo della contraddizione. Sei musicista per studi e per passione, ma hai incontrato ad un certo punto la fotografia…

R -- In realtà mi è successo il contrario, e le ho pure separate! Da bambina, solitaria figlia unica, desideravo suonare il pianoforte ma i miei non volevano. E allora leggevo moltissimo, disegnavo e dipingevo tanto e adoravo sfogliare le vecchie fotografie di famiglia. Avevo anche l’abitudine di ritagliare e incollare su grandi quaderni le fotografie più belle che trovavo sui giornali di casa. Mi sembrava un miracolo vedere, così corporee e tangibili, sulla carta, le sembianze di un passato o di un mondo che non avevo mai conosciuto e ancora oggi la fotografia, in questo senso, mi appare una magia meravigliosa, quasi un miracolo: la visione del reale è impalpabile, eterea e fuggitiva, non possiamo prenderla o trattenerla, ogni attimo che passa la consuma, eppure è lì, depositata in una fotografia. Attraverso ciò che amo, libri, musica, fotografia e pittura, io inseguo la presenza del tempo e questa presenza per me è la vita, è una forma di resistenza al finire. A 8-9 anni pretesi una macchina fotografica (una Kodak) e mi divertivo tanto. Ero puntualmente delusa nel vedere la differenza tra ciò che ricordavo di aver fotografato e l’immagine stampata ma l’entusiasmo non si affievoliva per questo. Quando avevo 11 anni finalmente i miei, stanchi delle mie insistenze, mi mandarono a lezione di pianoforte e ho smesso di colpo di fotografare e disegnare. Proprio di colpo, da un giorno all’altro. Evidentemente, avevo trovato la mia forma di espressione più profonda. I libri, però, non li ho mai lasciati. Libri e musica sono la mia vita, forse i libri ancora più della musica (e sono anche il mio lavoro).
Da allora ho coltivato la fotografia da lontano, tramite le mostre e i libri, niente altro. Sono capitata nel team di fc solo per aiutare mio marito, R Prior , che nel 2005 ha deciso di trapiantare in Italia la fotocommunity tedesca di cui era utente innamoratissimo. Così l’abbiamo messa su in qualche mese, traducendo e revisionando tutto. Dentro di me ero scettica, però, non avevo interesse. Invece, nei primissimi giorni di vita di fc.it sono arrivati fotografi eccellenti come Ivano Cheli (1) , , Marco Fiorentini , Ciro Prota
lucy franco lucy franco   Messaggio 6 di 48
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e Salvo Zannelli ( e Marino Mannarini erano già con noi nel team), e mi sono immediatamente appassionata al sito ammirando le loro fotografie. Ma io continuavo a non fotografare, semplicemente non ne sentivo il bisogno. È stato un carissimo amico conosciuto su fc, Franco Farina , che poco più di un anno fa mi ha insistentemente incoraggiata a fotografare, e nel tempo mi ha regolarmente e costantemente seguita, consigliata e criticata, insegnandomi foto dopo foto, tuttora, con generosità e pazienza infinite tante cose, e soprattutto a leggere il mondo attraverso l’obiettivo e a “sceglierlo” secondo il mio modo di sentirlo (o sognarlo). Mi ha fatto capire quanto la fotografia sia una suprema forma di libertà, che però dobbiamo rispettare. Gli sono grata, più che per le mie semplici e modeste fotografie, per l’emozione e la felicità che sento nascere in me quando fotografo e poi mi dedico alle mie foto.
lucy franco lucy franco   Messaggio 7 di 48
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D -- Un importante punto di collegamento tra musica e fotografia: lo ha segnato Ansel Adams. Tutti gli appassionati di fotografia conoscono il Sistema Zonale che individua dieci livelli di tonalità laddove il primo è il bianco puro e l'ultimo il nero mentre in mezzo vi sono otto livelli di grigio compreso quello che si chiama "grigio medio" . Non può sfuggire il richiamo al "do centrale" della scala musicale. E egualmente una foto come un brano può essere centrata sui forti contrasti, sui toni drammatici e quindi cupi, sulle alte luci (sugli acuti nella musica) e così via.
Molte similitudini, quindi, e infiniti modi di rappresentarle: quale tua fotografia ha dentro di sé , per la storia che ha, in maniera più importante per te, questi richiami?

R -- Le mie fotografie non meritano tanta attenzione e soprattutto criteri di riferimento così eccellenti…! Comunque, per la mia storia personale, non ho dubbi nel risponderti, sicuramente questa:

Giocando La foto non è stata votata per la galleria Giocando Maricla Martirado… 07.12.11 105

Mentre lavoravo sul bianco e nero ho voluto istintivamente che i palazzi avessero un bianco squillante e che le persone diventassero due sagome nere. Non so perché, nessun progetto razionale: è stato il mio modo di sentirla, venuto fuori durante la lavorazione, quando ero già “dentro” la foto.
lucy franco lucy franco   Messaggio 8 di 48
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D -- La musica è, come già sosteneva il filosofo Friedrich Schelling, un'arte con forte valenza figurativa, più fisica che metafisica, rappresentativa. Può essere che la musica in fotografia sia una gigantesca metonimia, ovvero ti mostra una cosa per suggerirne un’altra?

R -- Io non sono affatto d’accordo con Schelling, che non era musicista. Per me, e sottolineo “per me” con tutti i limiti che questo implica, la musica basta a se stessa e rimanda a se stessa, è un linguaggio autonomo e completo, assoluto e universale, forse più di ogni altro perché completamente astratto, innaturale. Tutte le arti utilizzano elementi preesistenti e con una loro vita propria, già contaminata dalla dimensione non artistica del quotidiano: parole, colori, linee, forme fanno parte della nostra vita. Ma le sette (dodici) note no, sono pura convenzione, astrazione sublime, invenzione razionale e mirata, e solo musicale. Quando ascolto o suono un pezzo che mi prende, raramente immagino qualcosa di reale e definito: io vedo macchie, colori in movimento dentro la musica, flussi che avvolgono. So bene che esiste tanta musica cosiddetta descrittiva, nata nella testa del suo autore per rappresentare qualcosa di reale, almeno nei programmi. Ma se ascolto i “Jeux d’eau” di Ravel o “La trota” di Schubert io non vedo trote né acqua, né sento il “destino che bussa alla porta” nella Quinta di Beethoven, che è il musicista che adoro su ogni altro, che mi è necessario, la mia consolazione e la mia emozione più pura e viscerale, quello che riempie di senso tutti i vuoti che lascia la vita. Per me la musica rinasce ogni volta che la ascolto, perché cambio io nel tempo e lei cambia con me, acquista contenuti sempre nuovi e me li trasmette. Come un libro speciale a una nuova lettura. Io non la “vedo”, perché vedere è scomporre e ricostruire, razionalizzare, mentre io “sento” la musica e mi ci perdo, mi annullo, e sono felice così, non cerco altro. Ancora più quando suono io stessa.
Il mio approccio con l’arte (musica, libri, pittura, fotografia, cinema), se mi piace, è totalmente irrazionale e disponibile, è emotivo, abbagliato. Quando inizio a ragionarci su, vuol dire che quella cosa non mi interessa abbastanza. È un mio limite, spesso foriero di guai, anche nella vita…!
lucy franco lucy franco   Messaggio 9 di 48
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D -- Nell’atto di fotografare il fotografo scompare: si sente integrato nel mondo, anche se ciò sottintende “molto pensare, molto osservare, apprendere, partecipare, fino a fondersi con la vita” (H.C.B.). Quanto è conforto, amica la fotografia, e quanto banco di prova di se stessi?

R -- Bella domanda anche questa, a cui credo siano possibili tante risposte diverse quante le persone a cui viene posta. Diceva Goethe, più o meno, che l’arte è il mezzo più efficace per evadere dal mondo, ma è anche quello più sicuro per legarsi a esso. Nella mia esperienza personalissima di non-fotografa, ti devo dire che la fotografia mi aiuta a “mettere ordine” nelle mie percezioni stratificate e a volte perfino sovrapposte o contrastanti. E nello stesso tempo, mi dà un potere decisionale e mi fa sentire libera: sono io che scelgo cosa fotografare, e come, e da quale punto di vista. E anche “perché”. E, una volta vista sul monitor la fotografia scattata, devo “sceglierla” ancora, come se non la conoscessi, e decidere cosa farne, e come. E questa attività mi piace molto, mi rafforza, mi interessa perché sollecita categorie diverse: istinto, gusto, cultura, stile, raziocinio, giudizio, emozione. Al di là dei modestissimi risultati che ottengo.


D -- Che tipo di sensazioni vorresti lasciare in chi guarda le tue fotografie?

R -- Mi piacerebbe in un giorno futuro riuscire a trasmettere, anche in una sola fotografia, la cosa di cui tutti abbiamo bisogno, credo: l’armonia. Ma quella complessa, superiore, che nasce dalla malinconia e dalla consapevolezza di cosa è la vita, e le supera. L’ho incontrata tante volte, nelle fotografie che più amo, famose e non. Quindi, si può.
lucy franco lucy franco   Messaggio 10 di 48
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D -- Visitare mostre, sfogliare libri fotografici, leggere di Autori che hanno fatto la Storia della Fotografia, tutto serve come cibo per una mente che voglia conoscere, imparare, o anche solo informarsi su una passione che ci accomuna tutti.
Sicuramente tra questi diversi eventi, ce n'è uno che per primo ti ha incantata.
Raccontaci di questa emozione.

R -- Come ti dicevo prima, per anni e anni ho vissuto la fotografia solo attraverso libri e mostre. Però, da quando ho iniziato a fotografare anch’io, vedo le fotografie e i percorsi dei grandi autori con occhi diversi. Quindi devo parlarti di esperienze recenti, e mi è anche difficile scegliere, visto l’entusiasmo di cui investo ciò che mi piace. Un’esperienza magica è stata l’incontro (ne ricordo perfino la data!) con il famoso libro su Diane Arbus, pubblicato per il venticinquesimo anniversario: non conoscevo tante di quelle fotografie, e avevo il classico nodo in gola mentre sfogliavo. Emozioni indimenticabili: gli sguardi, i volti, i corpi, innumerevoli, alla fine mi sembravano comporre un’unica, immensa fotografia. Personalità gigantesca la sua, per me.
Un altro incontro intensissimo è stato quello con Ansel Adams: ho visto la sua mostra a Modena nel gennaio scorso, in compagnia di cari amici di fc, Monique Leone , Piera Musmanno , Ivano Cheli (1) e Alessandro Rovelli . Stampe meravigliose, b/n incredibili, scene mozzafiato… Bellezza pura, libera, forte. Ma forse quello che mi ha più commossa è stato l’esempio di una vita intera passata “dentro” la natura selvaggia, in condizioni scomode e difficili, nel tentativo di salvarla. Un tema, tra l’altro, a cui sono molto sensibile (sono animalista e vegetariana da anni). Adams aveva un progetto incommensurabile e nobile: mostrare la bellezza del paesaggio incontaminato, per proteggerlo dagli abusi edilizi e dalle invasioni dei turisti. Un sogno, un’utopia, a cui però ha dedicato la vita. E questo è meraviglioso, per me, credere appassionatamente in quello che si fa è un gran dono, è il motore di una forma di vita autentica e superiore. Questa mostra mi ha segnata, insieme a una di Henri Cartier-Bresson che ho visto a Roma due mesi dopo, ancora con Monique, mia compagna di scorribande artistiche: le sue foto preferite dai suoi amici e da grandi intellettuali, ognuna presentata da un breve testo scritto dal selezionatore. Capolavori splendidi, non volevo più uscire. Tra fotografie, parole e pensieri c’era da perdersi. Mi ha letteralmente investita.
lucy franco lucy franco   Messaggio 11 di 48
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D -- Che musica c’è dentro ai ritratti delle tue figlie?


Delia Delia Maricla Martirado… 02.10.12 70


Laura Laura Maricla Martirado… 02.10.12 20


Laura Laura Maricla Martirado… 28.09.11 30


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Landing on earth... Landing on earth.… Maricla Martirado… 07.08.05 57


R -- Bella domanda, Lucy! Mi riporta a tanti momenti felici. Oltre a suonare, adoro cantare e le ho ossessionate dalla nascita con miriadi di canzoni, dal repertorio classico di Disney e dello Zecchino a Gaber, Jannacci e “Cantando sotto la pioggia”. I primi suoni che ha pronunciato una di loro non erano tanto “mamma” e “papà” quanto le sillabe finali dei versi delle canzoni che le cantavo. Se devo scegliere un sottofondo per loro, dico allora “Raggio di sole” di De Gregori e “Che bella favola” di “My fair Lady”. La loro atmosfera è il mio augurio.


D -- Prossimo progetto in agenda.

R -- Sono molto contenta del mio lavoro di questo momento, non vorrei fare niente di diverso. Mi riferirei quindi a un progetto di tipo personale: riuscire ad "ascoltarmi", di più e meglio.
lucy franco lucy franco   Messaggio 12 di 48
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Un grazie sentito a Maricla per averci dato la possibilità di conoscere meglio il suo approccio delizioso alla Fotografia. La sua disponibilità a rispondere alle vostre domande avrà la stessa innata cortesia.

Grandissimo spazio nella fotografia ha avuto e ha il paesaggio, e spesso questo soggetto polimorfo e onnipresente si trasforma e diventa agli occhi di chi lo vive, paesaggio concettuale, come terra straniera da decifrare, anche se natia, da far diventare proprio luogo di ricerca e visione.
Il prossimo Ospite ci racconterà attraverso la sua Terra, trasfusa in immagini dove essa continuamente viene esplorata, vissuta, fatta propria e descritta con sentimento, il “sé” da cui nasce il suo inconfondibile tratto.

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Maricla Martiradonna Maricla Martiradonna   Messaggio 13 di 48
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Grazie a te, Lucy, che hai dedicato il tuo tempo e la tua grazia inconfondibile a una non-fotografa come me...
Questo scambio con te è stato un vero piacere.
Maurizio Moroni (UKPhoto) Maurizio Moroni (UKPhoto)   Messaggio 14 di 48
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Grazie Maricla per averci introdotto, con la guida dell'inneffabile Lucy, nel tuo modus creativo che ha proprio quelle caratteristiche di comnistione interdisciplinare tanto care al mio modo di vedere questo mondo... bellissimo il tuo rapporto con la musica e come si fonde con la fotografia in una sinergia i cui risultati sono evidenti nell'armonia delle tue composizioni mai banali e sempre con un quid in più di sotteso da scoprire.
Questo mio preambolo è però solo per sviarti... in realtà la mia domanda verte su un altro tuo talento nascosto e cioè quello di modella intensa ed espressiva:


Grazie, Franco! Grazie, Franco! Maricla Martirado… 21.04.12 36


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In questa tua collaborazione creativa con Franco Farina emerge uno stile di posa concentrata e caratterizzante che riesce sicuramente ad avvincere specie se poi lo si paragona a tante, troppe, foto di persone che... in teoria... posare lo fanno per "lavoro" risultando però falsi e plastificati. Certamente grande merito va al fotografo che guida e sa mettere a suo agio chi posa per lui... ma io sono profondamente convinto che foto di questo tipo si fanno in due (con MUA e assistenti vari equiparati al fotografo ... non certo per togliere loro meriti ma per semplicità).
Quello che mi chiedevo e vorrei chiederti è... se e come questa esperianza ha influenzato il tuo modo di scattare specie quando a tua volta ti sei confrontata con il ritratto delle tue splendide modelle personali. Mettersi dalla parte "sbagliata" della macchina fotografica in qualche modo ti ha aiutata ad immedisimarti con i "soggetti" e sviluppare una diversa sensibilità di scatto?
Grazie ancora per la tua bella intervista e immancabilmente grazie anche a Lucy che riesce sempre trasformare un'intervista in un avvincente cammino nella sensibilità creativa dei suoi ospiti!
Maricla Martiradonna Maricla Martiradonna   Messaggio 15 di 48
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Ciao Maurizio, la mia risposta è "sicuramente sì". Me ne sono accorta io stessa mentre fotografavo le bambine, a cui avevo richiesto uno specifico pomeriggio da dedicarmi, dietro ricompensa di una bella merenda :-)
Prima di vedere Franco all'opera le avevo fotografate innumerevoli volte, come ogni mamma, ma mi accontentavo sempre dello scattino al volo, un po' casuale, che a volte riusciva e a volte no. Forse già il fatto di aver programmato con loro un momento specifico da dedicare alle foto dimostra una mia consapevolezza più matura.
Le belle fotografie con Franco nascono per quanto mi riguarda, oltre che dalla sua indiscutibile bravura e padronanza, solo dall'amicizia, di cui ho già accennato, e dalla stima sincera che ho per lui come persona e come fotografo. Lui sapeva benissimo quale foto volesse ottenere ogni volta e (tranne quando suonavo, naturalmente) mi dava ordini precisissimi. Impossibile sbagliare :-)
Io poi ho di mio un certo temperamento melodrammatico che lui ha saputo cogliere e sfruttare molto bene, quel giorno c'erano il mare e il vento che sono due elementi naturali che sento moltissimo, e poi, terzo fattore, non amo sorridere nelle foto e lui non me l'ha mai chiesto: quindi, c'era proprio tutto il possibile per farmi sentire a mio agio :-)
Questa esperienza mi ha fatto capire che chi viene fotografato ha bisogno, per dare il meglio di sé, di sentire che il fotografo sa già tutto e ha un'idea molto chiara in mente, in cui bisogna semplicemente inserirsi con naturalezza. Questo dà molta serenità e permette di concentrarsi su se stessi, senza altri pensieri e timori. Per me è stato come entrare in una fotografia già creata dal'autore.
E così, ho provato anche io a inventarmi qualcosa per le mie bambine e dare prescrizioni precise. E loro, dopo un po' di rigidezza iniziale, hanno collaborato e un po' recitato. Ci siamo divertite :-)
Grazie delle belle parole e della bella domanda, Maurizio, che ferma l'attenzione su aspetti significativi della fotografia. Ciao :-)
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