... Lucy Franco

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lucy franco lucy franco   Messaggio 31 di 42
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@ Rosalba P.

conosco e ammiro la tua bravura
grazie per aver "abbracciato" le mie parole.
E' un complimento che mi tengo stretto.
lucy franco lucy franco   Messaggio 32 di 42
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@ Carlo Rigoglioso

Grazie Carlo, hai colto un elemento importante, che è la lettura/ scrittura. Come hai ben osservato tu, si trova come ispirazione quasi costante.

E' la lettura/ scrittura un mondo che sento affine straordinariamente alla fotografia.
Per certe regole di metrica, che in una immagine sembra il susseguirsi di chiaro e scuro, per il potere di sintesi che ha la parola, in corrispondenza della costruzione di una inquadratura... e si potrebbe continuare in questo gioco di rimandi e similitudini...
lucy franco lucy franco   Messaggio 33 di 42
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@ Vincenzo Caniparoli

mi è capitato di osservare fotografie perfette, tecnica ineccepibile, ogni e qualsiasi sfumatura di tonalità calibrata al millimetro, istogramma da manuale...ma... fredda, immobile, piatta, solo una esasperata attenzione quasi scolastica diretta alla mancanza di difetti.

Qual'è il valore aggiunto che fa di una fotografia "la" fotografia speciale, che ci piace guardare, che notiamo in mezzo a tante altre?
Credo, per la mia piccola esperienza, di poter rispondere: l'informazione in più che mi da.
La lettura di un soggetto fotografico che mi comunichi ciò che ha visto la mente di chi ha fotografato.
Lo strumento per arrivarci è proprio questo: la sensibilità individuale che permette una visione del reale profonda, consapevole, che sappia riconoscere prima di tutto a sè stessa, decifrare tra gli infiniti segni del reale, il bello, quanto il brutto, il dramma e la farsa, e di offrirlo, e renderlo leggibile allo sguardo di tutti.

Perchè, per dirla con Margaret Bourke - White " chi fa fotografie è un essere umano un po' speciale, capace di guardare in profondità dove altri tirerebbero dritto".

Grazie Vincenzo, onorata dal tuo intervento

:))
- René - - René - Messaggio 34 di 42
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La risposta che hai fornito alla domanda di Vincenzo è illuminante e disarmante per la semplicità ed efficacia con la quale hai espresso... (è un tuo gran dono) un concetto sul quale, spesso, molti di noi, quì in fc ma anche altrove, ci confrontiamo. Non avresti potuto fare di meglio...
Hai una visione del "fare fotografia" che condivido pienamente!
E' stato un piacere... e ho sentito la necessità di esternarlo...
Grazie :)
Un caro saluto.
lucy franco lucy franco   Messaggio 35 di 42
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@ René

... :)))))
gino lombardi gino lombardi Messaggio 36 di 42
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Secondo Erich Fromm vi è nell’individuo il bisogno di superare la paura dell’isolamento, sentirsi parte degli altri e raggiungere l’unione con la realtà nella quale vive, e uno dei modi per raggiungere l’unione è “l’attività creativa”: “in ogni tipo di lavoro creativo, l’artefice e il suo oggetto diventano un’unica cosa: l’uomo si unisce al mondo nel processo di creazione”. Se quest’analisi è corretta – personalmente credo di si – viene da domandarsi se anche la fotografia (intesa come forma espressiva della creatività, a prescindere cioè dal fatto che possa essere o meno un lavoro)assolve a questa funzione di unione col mondo, o, meglio, può assolvere la fotografia a questa funzione di unione col mondo considerando che “ognuno vede immagini differenti di uno stesso soggetto”? Tu che pensi?

Ciao

Gino
lucy franco lucy franco   Messaggio 37 di 42
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@ Gino Lom

mi scuso per il ritardo della mia risposta, càpitano giorni particolarmente impegnativi.

Fromm sicuramente individua bene il fulcro della discussione,e rifacendomi anche a quello di cui si parlava più su, ribadisco il " nessuno può bastare a sè stesso" anche da questo punto di vista.

La fotografia ha sicuramente funzione di unione col mondo, per il solo fatto di essere una esternazione del sè, che si palesa sotto gli occhi di tutti, e questa è comunicazione.
Certo l'oggetto è trattato soggettivamente, il maniera individuale dall'Autore, perchè consapevolmente o meno è il suo occhio che traduce la realtà attraverso la fotocamera, ma questo è fatto sempre in relazione ad un oggetto del mondo quindi stabilendo un legame con esso ( prima ipotesi di unione).
Al momento della fruizione della fotografia da parte degli oservatori, questo legame nasce anche con loro, la comunicazione passa così al terzo elemento, lo spettatore (seconda unione).

Spero di essere stata chiara, e ti ringrazio per questa interessantissima domanda.

Incredibile quante "cose" sia la fotografia...
Andrea Minichini Andrea Minichini Messaggio 38 di 42
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Ciao L....e complimenti:-):-)
...mi chiedevo se sei riuscita a trovare. ?se c è. ?.se esiste uh minimo comun denominatore nelle foto degli altr...che osservi. ?.e ti emoziona.....un quid comune che genera. ?.attenzione...e tutto il resto...
E se questo stesso fattore....è nelle tue...o meglio se ne hai coscienza della presenza nelle tue. ?.quale è....
In parole sintetiche...se ti emozioni guaardando una foto di tizio..tizio. ? Avra iin comune comune con te. ?...cosa? ?..:-):-):-)
Andrea Minichini Andrea Minichini Messaggio 39 di 42
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Ps. ?.scusa dita grosse x piccolo tab:-):-):-(:-(
lucy franco lucy franco   Messaggio 40 di 42
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@ Andrea

io con dita nella media e su tastiera normale riesco a fare anche peggio....

la tua domanda ( intrigante ) non è facile come sembra

A parte una valutazione oggettiva, cioè una lettura critica e corretta di una fotografia, che dovrebbe rimanere su elementi non emozionali, a livello soggettivo si...qualcosa c'è, che attiene di più all'istinto che alla ragione.
E' quel "quid" che precedentemente ho definito come "informazione in più " quel messaggio di intenti che mi arriva forte e chiaro, tanto che in alcuni casi mi commuove.
La "sincerità" di una fotografia, la sua "fedeltà" all'autore, la sua non ruffianeria, fanno la differenza, e, ad occhi che sanno intendere, ciò risulta nettissimo.
E tutto ciò potrei riscriverlo pensando anche alle mie fotografie.

Grazie Andrea per essere qui
antonio rolandi antonio rolandi Messaggio 41 di 42
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Oltre gli apprezzamenti di cui ormai molto sopra, ecco un paio di domandone anche da parte mia.

- Come fai Lucy e tenere sempre in sintonia il cuore con la mente, la sensibilità interiore con quella del polpastrello dell'indice destro?

E poi

- Dopo aver scattato la foto il discorso continua (nel tuo caso spesso, non sempre) in postproduzione: qual è il filo che tiene insieme scatto e post? La lavorazione successiva è premeditata o indipendente?
Ciao!



Messaggio Modificato (16:48)
lucy franco lucy franco   Messaggio 42 di 42
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@ Antonio Rolandi

...e veniamo alle domandone :))

- tenere sempre in sintonia cuore e mente, oh, mica facile...
penso sia questione anche questa volta di sincerità di intenti.
Se si lascia venire a galla e esprimere in vero "io", questo si riflette, molto evidente, nell'immagine.
E' una impronta, come una firma.
Quando mi dicono: questa fotografia è molto "tua", è " come te", ecco, credo si riferiscano proprio a quello.
Qualcuno di cui non ricordo adesso il nome ha scritto: impara la lezione dei Maestri, poi dimenticala.
Quindi lasciare che tutto quanto appreso, ricercato, osservato, si sedimenti e divenga così proprietà esclusiva.
Dopodichè si può dimenticare tutto, come conoscenza fine a sè stessa, e considerare propria , non più estranea, assimilata al proprio modo di essere, la lezione dei Maestri.
Questo fa si che nella mia piccolissima esperienza, il polpastrello destro si muova quando riconosce nel mondo esterno qualcosa di sè.

- Il filo che tiene insieme scatto e post:
per me è un filo molte volte accessorio, nel senso che è un aggiustamento di curve e livelli, se è il caso di aggiunta di contrasto e poco altro, a parte naturalmente la necessaria conversione in b/n o la costruzione in dittico, la cui unione di due fotogrammi avviene con i file uniti in post.
Ho con i softwere di postproduzione un rapporto un po' guardingo.
Nel primissimo approccio, nella scoperta di questi strumenti, ho attraversato l'ebbrezza degli effetti speciali: filtri, dominanti, sfocature e altro, e ancora.
Ma man mano che procedevo, sentivo il risultato estraneo a me, falsato e posticcio, almeno ai miei occhi e puntualmente la versione originale mi risultava migliore.
Ma, naturalmente, e ci tengo a sottolinearlo, io parlo per la mia fotografia, non è un atteggiamento snobistico verso un tipo di postproduzione che interviene molto sull'originale, anzi, la considero mia pura ignoranza, impigrita ancora di più dalla evidenza che nelle mie fotografie, l'oggetto non è mai la perfezione, ma al contrario, la suggestione del non detto, del tratto incerto.

Grazie Antonio, un piacere riflettere sulle tue domande.



Messaggio Modificato (15:49)
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