... Carlo Pollaci

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Arnaldo Pettazzoni Arnaldo Pettazzoni Messaggio 31 di 50
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Nessuna Delusione e ti ringrazio......preciso soltanto una cosa Carlo... che il “casuale”....termine usato da me... lo intendevo voluto.... come voluto da te il fuori bolla.. tipica rappresentazione fotografica della casualità e non banalità....il tutto per rendere la scena visivamente tale per chi la osserva…. di certo mi sono espresso male...comunque mi ero fatto un'idea tutta personale del tuo percorso guardando soltanto le tue foto, averti letto mi ha permesso di valutare senza nessun “forse”positivamente la tua visione di fotografo narratore.
Aldo Feroce Aldo Feroce Messaggio 32 di 50
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Interessante la lettura di certe affermazioni,mi hanno solleticato alcune cose in particolare che trovo corrisondenti ad alcune situazioni vissute che sono sempre presenti.
Carlo cita in un verso , quello di trovarsi al posto giusto con lottica sbagliata , pensare di fare una cosa e ritrovarsi a farne un altra...
Carlo , trovarsi nella fase B non è da meno , un consiglio mi sento di dartelo ma no sulla qualita' delle immagini, non serve quella ma su una cosa fondamentale che puramente yecnica, scegli il tuo occhio non ha importanza che si chiami 11mm o 16mm o 35 o altro , quello che vedi lo devi vedere con il tuo occhio e sceglier quale è il vetro che deve farti compagnia.
Il peso lascialo a casa non serve
grazie per il tuo bellissimo racconto e complimenti per il tuo lavoro
Carlo Pollaci Carlo Pollaci Messaggio 33 di 50
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Ringrazio ancora per i nuovi interventi, che certamente inducono a nuove riflessioni.

Continuo, secondo la "scaletta" che mi sono dato con le risposte alle domande nel loro ordine cronologico, confidando che alla fine si possano trovare ulteriori momenti di discussione.


Roberto Manetta
« Coma mai una grande passione per la foto di strada avendo un background cosi' concettualmente diverso come "l'essere architetto" ?
Geometria e spazio,linee e forme sono cosi' distanti da questa tipologia di foto,cio' che ha riempito la sua vita è quasi all'opposto,è stata forse una "via di fuga"? »

Rispondendo a una domanda di Maricla ho detto che la mia attività di architetto è stata "totalizzante". Chiarisco che per totalizzante non mi riferivo tanto all'impegno temporale (che pure spesso, come nel momento attuale, non lascia molto tempo per altro), quanto al sentire la specificità del "mestiere" dell'architetto in modo tanto profondo che le altre attività (essenzialmente pittura, poca, e fotografia, abbastanza) hanno per ampi periodi temporali sonnecchiato alla sua ombra. Da qualche anno la fotografia è venuta fuori, per un'esigenza "naturale", in modo autonomo rispetto l'architettura. Ma a mio avviso questa autonomia è solo apparente. Al di la del loro valore (e l'autore è l'ultimo a poterla valutare) riconosco che le mie fotografie hanno una "concretezza" che, secondo me, deriva comunque dalla mia professione, che sento ed esercito come un'attività creativa, ma che verso l'esterno deve tradursi pressoché esclusivamente in risposte tecniche a problemi reali.
Quindi la fotografia, per me, non è per nulla una via di fuga, quanto piuttosto un complemento, a questo stadio della mia vita direi "necessario", che si mutua e interagisce con la mia attività di architetto.
Carlo Pollaci Carlo Pollaci Messaggio 34 di 50
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Gugliemo Rispoli
«In genere, come stile ed approccio alla fotografia, ritieni di fare una fotografia documentaria, ritieni cioè che le tue fotografie in pratica siano un contributo a fissare la storia contemporanea della tua città? Hai progetti specifici di "racconti da Palermo" come sequenze di scene e scenari così ben evidenziati?»

Secondo me, per descrivere un luogo si deve, se non proprio conoscerlo intimamente, entrare in sintonia con esso. Mi riferisco al genius loci, o spirito del luogo, al desiderio della scoperta dell'insieme delle caratteristiche sociali, architettoniche, di costume che caratterizzano un ambiente "costruito", cioè determinato dall'opera secolare dell'uomo.
Naturalmente ciò non è sempre possibile, essenzialmente per due motivi. Primo, l'approccio che abbiamo con gli ambienti è, per un insieme di circostanze, spesso superficiale. Secondo, ci sono luoghi, pur conosciuti, che non mi "dicono niente".

L'aspetto documentario, a mio parere, è nella natura primigenia della fotografia. Pur nella loro intrinseca "falsità" (ne abbiamo parlato e piacevolmente ne riparleremo), tutte le fotografie "parlano", nel senso che comunicano una grande quantità di informazioni (escludendo, per la loro natura, forse solo le fotografie di moda, prettamente creative e di altri generi specialistici).

Però la tua domanda esige anche una risposta più diretta. Secondo me, le mie foto "parlanti" (uso un'espressione di Maricla) sono quelle dove i soggetti umani sono i protagonisti, che vedo come attori su un palcoscenico, dove lo scenario non è un semplice "contorno".
Ritengo pure che alcune di esse possano costituire, nel tempo, una testimonianza di vita di una certa Palermo, vista al di la dello stereotipo o della macchietta.

Progetti fotografici: ne ho tre avviati: due in collaborazione con Geo Portaluppi e uno mio... purtroppo devono aspettare ancora un po'.



Messaggio Modificato (7:43)
Angelo Facchini Angelo Facchini   Messaggio 35 di 50
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Quello che mi colpisce delle foto di Carlo è il racconto verace della sua terra. Ogni foto è a volte poesia, a volte reportage. Trasmettono vita e tradizioni. Le distorsioni diventano valore aggiunto. C'è la foto "mercato dei panni a S. Agostino"
[fc-foto:8699320]
che espone l'intimità, la paura, la timidezza, lo sfottò della piazza, la diversità, la voglia di integrazione ... mamma mia quante cose si potrebbero ancora dire ... Le foto di Carlo hanno un segno distintivo: le riconosci subito. Mi piace molto la strada, in Carlo trovo senza ombra di dubbio l'influenza creativa di grandi fotografi. Non ci sono domande particolari da fare, è tutto così esauriente, ma dato che a volte cerco di cimentarmi nella foto di strada, mi piacerebbe avere qualche consiglio. In particolare io sono un "timido", specie nei quartieri popolari mi scatta la "paura" di riprendere a viso aperto. Ecco, come ti rapporti tu in relazione al contatto con la gente. Di sicuro incontrerai, hai incontrato questi problemi. Come li hai risolti: solo adoperando un tele, oppure relazionandoti? E poi, ritengo che lo scatto istintivo sia la chiave di lettura migliore per cogliere situazioni, ma così facendo spesso si includono elementi aggiunti che affollano la scena (chessò un passante al momento sbagliato, un'auto, ecc... ) come ti regoli, pensi che il post possa servire con tagli, cloni, ecc.. oppure, come immagino, avrai un cestino di immagini affollato e ne salvi poche? Infine: come scegli il luogo, qual'è elemento, il soggetto guida delle tue passeggiate fotografiche?

Angelo
laura fogazza laura fogazza Messaggio 36 di 50
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...interessantissime e belle le parole e le riflessioni di Carlo Pollaci, un autore ed una persona vera e di rara sensibilità, a mio modestissimo parere.

Ci sarebbero tantissimi ed interessantissimi spunti ed argomenti su cui discutere dopo aver letto le sue parole...e non solo qui...in questo spazio...ma anche da sempre nei vari forum o interventi che in questi anni ho avuto il piacere di leggere...

...mi permetto di aggiungere...una persona squisita e gentilissima, lui e la sua compagna...

nonché una persona con uno spessore culturale ed etico non comune...cosa che personalmente apprezzo moltissimo...ancor più della semplice bravura o genialità...

...non ho qui domande da porre...perché preferirei di gran lunga...fotografare insieme a lui e Marca...per le vie della mia Palermo.

laura
Carlo Pollaci Carlo Pollaci Messaggio 37 di 50
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Grazie Laura (... troveremo l'occasione...), grazie Angelo!
Avrei voglia di proseguire con le risposte, ma la mia giornata è stata veramente lunga...

Chiedo scusa, ma rimando a domani le risposte.
Solo brevemente, in merito a un quesito di Angelo, rispondo che non uso quasi mai il tele: se ti riferisci alle foto di strada, e in particolare a quelle dei mercati storici di Palermo, per la maggior parte ho impiegato il Tokina 11-16 mm, veramente ottimo, e a seguire il Tamron 17-50, e i Canon 50 mm e 17-85.

Per stasera saluto... ancora grazie per i vostri graditi e preziosi interventi.
Carlo Pollaci Carlo Pollaci Messaggio 38 di 50
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Mehran F.
Ti ringrazio, intanto, per l’attenzione che mi hai dedicato e per averci fatto partecipi della tua vicenda, umanamente ricca e che ho letto come un racconto.

In questo momento tocca a me rispondere, ma sono sicuro che in futuro sarò io a rivolgerti delle domande.


« Non so se ti sia mai capitato di fotografare in oriente »
No, purtroppo no.

« La seconda; tu dici << tutti “archiviamo” nella nostra mente un’infinità d’immagini … sottoposte ad un continuo processo di elaborazione >>
,,, dato che io da quel episodio reagì male, smisi di fotografare appassionatamente, se non per lavoro, per cataloghi o nei matrimoni a rompere le scatole a quello ufficiale, fino a poco fa quando per caso capitai in fc,,, trovandomi dinanzi a tutta quella “fragilità”, già “spazzata via” dal tempo, di cui ora persino le tracce erano sparite,,,, ti chiedo allora; immedesimandoti al mio posto, cosa avresti fatto, come avresti reagito se ad un tratto ti fosse stato tolto lo scrigno delle tue “elaborazioni”, le tracce di una lunga metamorfosi trascorsa nelle tue idee,,, di quel “mondo che ti apparteneva” come dici tu… cosa sarebbe rimasta in te (?) »
Mehran, qualunque risposta, alla seconda parte della domanda sarebbe, a mio parere, insoddisfacente. Vivendo, peraltro, e sono fortunato, una lunghissima storia d’amore, ma anche a prescindere da questo, non riesco a concepire l’autentica efferatezza di privare qualcuno di un bene prezioso, di uno “scrigno” come lo hai definito. Tale perdita equivale alla perdita di una persona cara. La maggior parte di noi reagisce…
La perdita dell’ “archivio mentale”, a meno che non avvenga per una malattia, è a mio parere impossibile. Nel nostro caso, io mi sono riferito a un patrimonio d’immagini che può anche restare sopito o deliberatamente non utilizzato, ma che continua a vivere una sua vita propria, che registra e si accresce in dipendenza delle nostre esperienze. Un patrimonio più o meno latente, che, nel premere consapevolmente (o meno) il pulsante di scatto, si concretizza e materializza in quell’unico scatto di quell’unico attimo. Naturalmente quasta è una situazione ideale che può verificarsi una volta su dieci, o su cento, o su mille, o anche mai. Aggiungo che a volte neppure ci rendiamo conto del valore o meno di uno scatto: il confronto, in questo senso, aiuta molto.

« ..e se poi mi permetti una terza, un po’ retorica, quale foto e perché lo avresti voluto salvare? »
Premetto che io non sono uno di quelli che “ogni scarrafone è bello a mamma sua”, e ritengo di essere molto più rigoroso con me stesso di quanto posso esserlo con gli altri.
Potrei quindi risponderti: nessuna di quelle pubblicate; tutte quelle di famiglia. Però, visto che mi sono presentato come fotografo di strada, nel momento in cui scattavo questa foto mi è balenata in mente “La Strada” di Federico Fellini.

[fc-foto:26171901]
Renato Orsini Renato Orsini Messaggio 39 di 50
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vedo che è stato già chiesto tutto.. arrivo tardi!
Molto interessante quanto leggo sopra, rinnovo i miei complimenti a Carlo che conosco "virtualmente" sin dai primi passi su fc, e che stimo.
Carlo Pollaci Carlo Pollaci Messaggio 40 di 50
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Ringrazio anche Renato Orsini, i cui bianconero, puri, sono dei punti di riferimento.

Prima di concludere con le risposte, vorrei ritornare e soffermarmi, spinto soprattutto dall’intervento di Paolo Pasquino, sul ruolo delle geometrie, che ho affermato essere fondamentale (anche) nelle foto di strada.
Prendo a pretesto una delle mie ultime fotografie, scattata all’interno di un bel salone di un antico palazzo, in condizioni di luce pessima, con una grande confusione di oggetti e di persone. Attirato inizialmente dalla riproduzione dell’Olympia di Manet ho trovato il motivo d’interesse per questa foto non tanto per la riproduzione stessa, quanto nel rapporto venutosi a creare tra le due figure femminili dipinte con due reali.
Effettivamente ciò è avvenuto nello spazio non di un click, ma quasi (ho scattato 4-5 fotografie, non a raffica, nello spazio di non più di 2 secondi).


[fc-foto:27206618]



Come si vede dallo schema sovrapposto alla foto, è rispettata la canonica regola dei terzi, che però, in un caso come questo dove prevale la disarmonia tra i vari elementi compositivi, da sola non è sufficiente a dare il giusto ordine alla composizione.
L’immagine è rafforzata, appunto, dall’incrocio a X (il “chiasma” per gli antichi scultori greci) che si viene a creare tra la linea che congiunge il volto di Olympia con quello della ragazza a dx, che costituisce in definitiva l’asse portante della composizione, con l’altra diagonale che unisce il volto della domestica di colore con quello della ragazza sfocata in primo piano.
Il chiasma è rafforzato dalla contrapposizione dei due volti chiari e con lo sguardo in avanti con i due volti scuri e con lo sguardo sfuggente.
Inoltre le due diagonali s’incrociano proprio nella linea mediana del fotogramma.
A proposito del bianco e nero. Questo è uno di quei casi in cui li per li, non riesci a prendere una decisione immediata: da un lato l’arazzo, per quanto inspiegabilmente mutilato in basso, riproduce fedelmente il dipinto sia nelle dimensioni (a occhio) che nei colori. Infatti l’ho proposta inizialmente a colori. Successivamente (è però un fotogramma diverso) ho optato per il bn, più asciutto e meglio in grado, secondo me, di focalizzare l’attenzione sugli elementi portanti della scena.
Nonostante tutto ciò, non sono soddisfatto di questo scatto: gli elementi c’erano tutti, ma la ragazza, appena mi ha visto, ha abbassato lo sguardo: l’avesse mantenuto dritto avanti a se avrebbe accompagnato lo sguardo sfrontato (come di sfida) di Olympia), e la foto sarebbe stata (forse) perfetta.
Peccato (non ci sarà un’altra volta…).
.
laura fogazza laura fogazza Messaggio 41 di 50
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...è un vero piacere leggerti Carlo...
un vero piacere...
Carlo Pollaci Carlo Pollaci Messaggio 42 di 50
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Silvano Ruffini
« Aggiungo una sola domanda ... Ritieni che la Sicilia ed in particolare Palermo con quella enorme carica di umanità ti possa in qualche modo "facilitare " il compito ...? lo dico pensando al Nord dove questa qualità si è stemperata con questa vita fatta sempre più di egoismi .....
o forse è solo un alibi....?? »

Caro Silvano, la risposta iniziale è senz'altro si.
Dico iniziale perché è fuor di dubbio che molti ambienti siciliani sono un vero e proprio crogiolo di storia, architettura, umanità, che pur velati, più o meno tutti, dalla mano impietosa del tempo, offrono scenari impareggiabili per qualsiasi fotografo. Palermo, ma anche Catania, Ragusa Ibla, Noto, Scicli, Siracusa Ortigia, un po' tutti i comuni montani, tanti costieri... l'elenco è veramente lungo.

Però, come hai notato, mentre è facile un approccio estemporaneo con questi ambienti (che comunque non è poco), senz'altro più difficile è scalfirne l'aspetto superficiale, andando al cuore della loro realtà. Forse veramente può riuscirci solo, se non proprio chi ci è nato, ci è vissuto. Col tempo quindi si comincia a selezionare, a darsi nuovi tagli di ricerca, a godere di aspetti anche minuti che altri non colgono.
In questo senso, mi sembra di portarmi dietro, come una risorsa, unitamente alla macchina fotografica, l'esperienza fotografica via via accumulata nei luoghi che meglio conosco. In luoghi diversi o nuovi, in alcuni casi riesco a entrare velocemente in sintonia con essi, e allora mi sembra di essere riuscito a fare buon uso di tali esperienze. In altri casi la scintilla non scatta (o meglio, scatta la voglia, se la situazione è interessante di, prima o poi, riprovarci, ma non sempre è possibile).
Carlo Pollaci Carlo Pollaci Messaggio 43 di 50
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Ciro Prota
« Vorrei aggiungere anch'io una domanda... La sua compagna é una apprezzata fotografa,presente in altri siti e con ottime fotografie,avere al fianco una fotografa quanto questo puo' "influenzare" (forse non é il termine adatto) il suo modo di interpretare e vedere la fotografia,e viceversa,anche se si parla di due generi diversi tra loro,e quanto puo' dare peso il vostro confronto nella scelta,per esempio,di una selezione per una eventuale esposizione. »

Io ritengo che il fotografo sia, per sua natura un solitario, non tanto in senso fisico, quanto nell'approccio al soggetto, che è sempre individuale (pur trovandosi, al limite, in una folla costituita solo da fotografi).
Come hai intuito, quando fotografo molto spesso ho accanto mia moglie. Entrambi, credo, percepiamo un'influenza reciproca per il solo fatto di vivere assieme un'esperienza stimolante.
Però, nel contempo, siamo appunto soli, "inseguendo" non tanto soggetti diversi, ma una visione diversa dei molteplici aspetti che lo stesso soggetto può offrire.
Vedo che Marca ha sempre un'idea ben precisa sul motivo per cui si trova in un determinato luogo e su cosa deve "cogliere". Fotografa spesso con teleobiettivi, e i soggetti che riprende, a qualunque distanza si trovino, sembra che fino ad allora non aspettavano che il momento di essere fotografati da lei, con pose ed espressioni straordinarie. Fa autentico reportage, con forte caratterizzazione dei personaggi e dei luoghi, ricorrendo ai particolari piuttosto che agli interi. Secondo me le sue fotografie sono straordinariamente creative e straordinariamente vere. Io, più che guardarle, le ammiro.

I momenti di confronto, fra di noi, sono più che altro momenti di "verifica": per indole, abitudine e orari, ognuno lavora per conto suo.

Non so se ho dato una buona risposta alla tua domanda, ma ti ringrazio per averla posta (e per il modo come l'hai formulata).
Ciro Prota Ciro Prota Messaggio 44 di 50
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...risposta piu' che soddisfacente..grazie...
Il fatto che un fotografo deve essere da solo quando fotografa per me, e leggo anche per te, è la prima cosa...poi tutte le altre.....
Grazie.
Carlo Pollaci Carlo Pollaci Messaggio 45 di 50
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Fabio Grazioli
« In che misura il tuo essere Palermitano condiziona la tua fotografia? Riusciresti ad immaginarti fotografo di strada in altre parti d'Italia o addirittura del mondo? »
Per la verità, sono palermitano d’adozione. Riprendo in parte la risposta che ho dato a una domanda simile di Silvano Ruffini.
Palermo, la cui fondazione, a opera dei fenici, risale al 900 a.C. circa, è un vero e proprio crogiolo di storia, architettura, umanità. Nonostante il velo impietoso del tempo, nonché dell’incuria, gli scenari che tuttora offre il suo centro storico, unitamente al brulichio di vita che li anima, sono impareggiabili.
Non ho difficoltà, anzi mi trovo a mio agio, in tutti i luoghi dove avverto la valenza della loro formazione storica, ovvero, per quelli più recenti. della qualità formale. Tuttavia, dal punto di vista fotografico, non sempre la sintonia è immediata e (purtroppo) non sempre è possibile ritornare la dove si vorrebbe.


« … quando sei altrove, provi lo stesso a cimentarti con la fotografia di strada? »

Si, sempre.


« se sì, come l'approcci, quando ti ritrovi in un ambiente che non è quello tuo familiare »

Se l’ambiente m’interessa, cerco di coglierne il genius-loci, l’essenza, semplicemente girovagando, senza un itinerario prestabilito.


« tornando a Palermo: come è il rapporto tra la tua gente e la fotografia di strada? Le parole di Mehran rispecchiano una riflessione che mi accompagna da diverso tempo: un tempo tutto era più semplice, il fotografo era merce rara, spesso tenuto in alta considerazione addirittura, ed essere fotografati era un privilegio, a volte un onore, spesso una gioia ed una condivisione, un motivo d'orgoglio. Oggi il digitale ha portato alla massificazione, al livellamento e tutti, troppi, fotografano. Il più delle volte diventando invasivi, intrusivi, alla ricerca dello scatto facile e senza rispetto alcuno della sfera personale e privata del prossimo. La cultura generale è diventata in tanti posti una cultura (spesso comprensibilmente) di diffidenza, a volte addirittura di paura. Ecco, vorrei sapere se a Palermo c'è ancora gente capace di sorridere di fronte ad uno scatto rubato »

Fino a poco, per non dire pochissimo tempo fa, non ho mai avuto problemi a fotografare in qualunque luogo di Palermo. Parlo del ragazzino che ero, negli anni ’60, all’uomo maturo sotto le cui sembianze appaio oggi. Da un po’, infatti, la gente si è fatta più diffidente, o almeno sembra non gradire più di tanto di essere fotografata. Per dire la verità, col palermitano, il classico sorriso mette sempre le cose a posto. In rari casi spiego che tipo di foto m’interessa.
In questi ultimi anni la presenza d’immigrati è aumentata moltissimo. In alcune zone del centro si sono sostituiti, sia per numero che per attività, agli originari abitanti. Pur senza avere avuto finora problemi, constato una diffusa ritrosia a lasciarsi fotografare. Tuttavia credo che il problema sia dovuto alla mia scarsa o nulla conoscenza circa le diverse etnie di provenienza. S’impone quindi, per facilitare l’approccio, una fase di conoscenza, letteraria ma soprattutto diretta, senza la macchina fotografica in mano.


« quali sono i tuoi modelli e fonti di ispirazione? »

Ho citato, nell’intervista, alcuni autori, Henry Cartier-Bresson e Eugene Smith. Tra i maestri cito anche Edward Weston, Alfred Stieglitz, ma in genere mi piace tutta la fotografia americana a cavallo della II Guerra Mondiale. Tra gli italiani, Mario De Biasi e i ... paparazzi, Tazio Secchiaroli & Company.
Ma ritengo per me molto importanti immagini da film, di Fellini sopra tutti, fotogrammi da film in bn, di Bergman per esempio e del neo realismo italiano.
Comunque, come ho detto nell’intervista, lascio che siano le immagini stesse, come per motu propri, a venire verso di me. Penso di accoglierle senza un ordine sistematico. A volte qualche mia fotografia mi sembra che ricordi o riprenda qualcuna delle immagini che ho citato.


« come approcci la fotografia di strada? Parti con un progetto ben preciso in testa? O semplicemente esci ed aspetti di vedere cosa ti porta la giornata? »
Due tipi di approccio.

Ho dei progetti, alcuni strutturalmente definiti, altri ancora vaghi, che porto avanti. In questi casi l’ambito fotografico e il tipo di foto che vorrei ottenere è prefissato in partenza.
Negli altri casi, vado in giro senza un itinerario prefissato, e aspetto…


« quando sei per strada, cerchi di essere già preparato a cosa potrebbe capitare tra un attimo? Se sì, come avviene questa preparazione, nella testa e nella tua macchina,? »

Coerentemente con le risposte date finora, si, almeno nelle linee essenziali. Però l’attimo a volte è veramente imprevedibile, e dopo mi rimprovero per i riflessi non sempre pronti. Questa foto ne è un esempio: la scena è stata veramente fulminea, e ho tra l’altro scattato con la macchina in mano e non all’occhio… però la donna velata poteva venire meglio, e nel complesso l’inquadratura non mi pare il massimo.

[fc-foto:27035198]


« parlando di attrezzatura, qual'è la focale da te preferita quando scatti? Le scelte tradizionali cadono sul 28 o sul 35mm, anche se HCB usava il 50mm. Tu quale preferisci? Ci sono altre focali che prendi in considerazione? O semplicemente ti adatti alla situazione? »

Negli ultimi anni la mia focale preferita è uno zoom super grandangolo, il Tokina 11-16 mm f 2,8, che mi permette di portare sempre la foto a casa.
Per la loro leggerezza e affidabilità, di solito mi porto appresso anche il 50 mm f 1,4 Canon, veramente eccellente, ma lo monto solo quando ho chiaro in mente che tipo di foto conto di fare e l’autentico cavallo di battaglia che è il 17-50 mm f. 2,8 Tamron.


« In che misura le nuove tecnologie hanno cambiato il tuo modo di fotografare? Hai per es., mai usato, o la usi spesso, la modalità Live View della tua canon? A volte ti consente di trasformarti in un pomodoro ;-) »

La modalità Live View non l’ho mai usata. All’inizio invece mi ha incuriosito l’ottima capacità di acquisizione filmati della 7D. Ma, al momento, non ho avuto il tempo (né probabilmente la voglia) di approfondire questa modalità, le cui potenzialità appaiono, in tutti gli aspetti, notevoli.
Circa il trasformarsi in “pomodoro”, effettivamente queste modalità ci vanno molto vicino. A livello di sperimentazione, ho estratto singoli fotogrammi da filmati, trattandoli poi come normali fotografie.
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