Duane Michals

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La scheda su questo Grande della fotografia è stata scritta da EraS Perani , che ringraziamo.


“L'artista visionario che ha sfidato la purezza per descrivere i sogni"

Parlare di Duane Michals non è solo un privilegio, ma è anche difficile, adoro il suo lavoro e la sua visione della fotografia che reputo ancora oggi innovativa, mi perdonerete se ho rubato un po’ di qua e un po’ di là ma ne valeva la pena, non mi sono dimenticato di citare le fonti, in questo caso le due autrici, di mio ci ho messo poco, buona lettura.


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Duane Michals è uno dei fotografi contemporanei che maggiormente si accostano all’arte del cinema.

Nasce il 18 febbraio del 1932 e viene presto influenzato dai surrealisti, e in particolare da René Magritte con il quale condivise una passione verso un sofisticato umorismo visivo.

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Prima graphic designer, approda alla fotografia, ottenendo presto riconoscimenti nel campo della moda e commerciale, con un cambiamento di rotta rispetto a molti fotografi del tempo come Penn e Avedon.

Con le sue foto-sequenze, narra, non una storia, bensì un avvenimento, spesso misterioso, accompagnato da testi. Non solo cinema ma anche pittura e poesia confluiscono nella sua fotografia, che sarà punto di riferimento per molti artisti e un punto di svolta nell’evoluzione del linguaggio fotografico.

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Ultima modifica di lucy franco il 04.03.16, 13:07, modificato 3 volte in totale.
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Il suo innovativo metodo prevedeva ritratti di persone nel loro ambiente quotidiano, in stretto rapporto con esso come, per esempio, la fotografia di Magritte nel suo studio usando una doppia esposizione per ritrarlo nella tela.

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La sua ricerca è verso l’interiorità umana, come i surrealisti, verso le associazioni di idee, i sogni e le illusioni che emergono nei ritratti e nelle foto-sequenze tramite metafore e allegorie.

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La parte più importante e famosa della sua opera sono le sequences, serie di fotografie in successione, che a volte ingannano lo spettatore, come nel caso di “Things are queer” (1973) ciò che sembra reale viene sempre contraddetto dalla fotografia successiva fino a mettere in discussione la dimensione, lo spazio e la capacità di capire cosa è vero o cosa non lo è, facendo della “menzogna fotografica” il suo marchio di fabbrica.

Il secolo in cui viviamo ci offre continuamente la possibilità di entrare realmente in un mondo irreale (quello virtuale). L’ assunto “sogno o son desto”, doppia alternativa, ella cultura odierna però le alternative sembrano diventare tre:

Sto sognando

Sono desto in un ambiente reale fisico

Sono desto in un ambiente reale simulato?

Le opere di Michals propongono sicuramente la terza alternativa: osservare ed esperire qualcosa che ha le sembianze del reale, ma è costruito dall’idea del fotografo.
Ultima modifica di lucy franco il 04.03.16, 13:12, modificato 3 volte in totale.
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Parliamo di realtà virtuale, Michals si riferiva alla dimensione onirica del sogno: un mondo altalenante dalla banalità assoluta al fatto più eccezionale e/o assurdo. Le sequenze di Michals sono dispositivi della visione: accompagnano l’osservatore in modo progressivo e frammentario al contempo, stimolandone e interrogandone la percezione.

"Quel che non posso vedere è estremamente più interessante di quello che posso vedere. Per questo credo nell'immaginazione".


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Il suo percorso vanta un ampio raggio di impieghi: dal reportage al ritratto, dalla fotografia di moda fino ad approdare, negli anni Sessanta, sul terreno fertile e accattivante del Concettuale.

Sono anni in cui il processo di scardinamento del concetto di opera d’arte tradizionalmente inteso si acuiva sempre più, giungendo alle estreme conseguenze; Duane Michals ha avuto il merito e la lungimiranza di comprendere quanto il mezzo fotografico avrebbe potuto rivelarsi congeniale alle nuove sperimentazioni artistiche.
Michals non trascurò mai, tuttavia, la più autentica natura della fotografia, arrivando a porsi come uno degli antesignani di autori ibridi ed eclettici, che negli anni ottanta si impegnarono ad abbattere il profondo divario che intercorreva tra il fotografo e l’artista che si serve della fotografia.
Ultima modifica di lucy franco il 04.03.16, 13:17, modificato 3 volte in totale.
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Da ritrattista, Michals restituì magistrali ritratti di artisti: rilevanti sono quelli di René Magritte in cui, attraverso effetti particolarmente suggestivi, è riuscito a restituire la profonda natura del celeberrimo surrealista, in particolare il suo sprezzante umorismo.


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“La parola chiava è espressione, né fotografia, né pittura, né scrittura […] Quando voi guardate le mie fotografie guardate i miei pensieri”, affermava Michals; a tal proposito, di assoluta rilevanza nella sua poetica risulta essere la concezione di operazione fotografica come una performance concettuale, in cui l’immagine è solo lo strumento mediante il quale l’autore si esprime.

Gli scatti di Michals sono, dal 1966 circa, perlopiù raccolti in sequenze (accompagnate da testi scritti a mano) la cui narratività entra in cortocircuito: gli eventi si presentano come incongrui, irrisolti. L’ispirazione viene al fotografo dal mondo del thriller cinematografico: suspance e tensione condiscono immagini a metà tra sogno e realtà, finzione e verità.


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Ultima modifica di lucy franco il 04.03.16, 13:17, modificato 1 volta in totale.
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«Il riflesso in uno specchio è illusione, così come ogni altra cosa è illusione, semplicemente frutto dei giochi della mente. Ogni cosa non è reale. Ma allora cos'è reale?».

Non sono le parole di un artista surrealista degli inizi degli anni ‘20 ma del grande fotografo visionario Duane Michals, negli anni ‘60.
Un innovatore-sognatore che rompeva decisamente con i canoni fotografici dell’epoca che da un lato esaltavano la perfezione contemplativa del paesaggio di Ansel Adams e dall'altro veneravano l’attimo fuggevole di Henri Cartier-Bresson.

In continua esplorazione creativa, il grande fotografo americano ha cercato per tutta la sua lunga carriera un nuovo metodo di espressione, creando visioni oniriche e fantastiche.


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Ha prodotto incredibili sequenze di fotografie in bianco e nero, con doppie esposizioni, distorsioni, sovrapposizioni, interventi pittorici sui negativi, portando alla luce ciò che non può essere visto a occhio nudo. Interpretazione del reale dunque, ma portato alle estreme conseguenze: riflessioni metafisiche sul passaggio dalla vita alla morte, rappresentazione dei miti classici, narrazione delle ossessioni dell’umanità, racconto di pulsioni e falsità. Tutto condito da ironia e gioco in modo sottile e tagliente.
Ultima modifica di lucy franco il 04.03.16, 13:21, modificato 2 volte in totale.
lucy franco lucy franco   Messaggio 6 di 13
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Un rivoluzionario che ha anche sfidato la purezza della fotografia, aprendo la strada alle connessioni interdisciplinari tra le arti, aggiungendo testi e appunti scritti a mano ai margini delle sue immagini, espandendone il significato. Interessato a descrivere «un regno al di là dell’osservazione», Michals si ispira a quei pittori surrealisti quali René Magritte, Balthus e Giorgio De Chirico. Questi “eroi” sono diventati anche i soggetti di suoi ritratti memorabili.


Michals ci tiene a sottolineare che le sue fotografie riguardano le domande, non le risposte. Domande che toccano temi delicati e profondi quali la famiglia e i legami con l’identità individuale, la sessualità e i diritti degli omosessuali, la vita e la morte.

(Tratto da scritti di Arianna Catania e Gaia Palombo)
Ultima modifica di lucy franco il 04.03.16, 13:24, modificato 2 volte in totale.
lucy franco lucy franco   Messaggio 7 di 13
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Interessante, originale e sicuramente molto avanti culturalmente per il suo tempo.

Grazie ancora al nostro amico EraS Perani
EraS Perani EraS Perani   Messaggio 8 di 13
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Grazie di cuore a voi dello staff ...
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 9 di 13
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è talmente tanta la fame di Fotografia e di uomini che l'hanno resa possibile che il tuo pezzo su Michals me lo sono letta tutto d'un fiato ...

La prima cosa che mi è venuta in mente, dopo aver visto le sue immagini, è che lui racconta storie, a volte irreali, quasi intrise di territori sognanti da far conoscere al visitatore e spingersi anche oltre le sue visioni,
le sue immaginazioni...
Mi chiedo quanta fantasia abbia quest'uomo...

Mi sono persa un bel commento, che avevo inserito prima di questo e che si è volatilizzato e credo proprio perchè abbiamo pubblicato nello stesso momento, o forse per altre illogiche ragioni dell'etere, non so, insomma ora non mi vengono più le stesse parole...

Ritengo comunque che Michals con i suoi appunti dentro le fotografie, abbia scritto proprio quasi come in un libro dove estendere le sue storie magiche, e allora lui potrebbe davvero chiamarsi poetografo o scrittografo tra immagine e parola, tra fantasia e la magia di un sogno appeso al cuore...

grazie ancora Eras e grazie Lucy
e mò salvo stavolta :))
EraS Perani EraS Perani   Messaggio 10 di 13
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Grazie Cristina, si hai ragione, Michals era un grande sognatore ... questo link di youtube è interessante:

https://www.youtube.com/watch?v=e0yoUWwI90M

abbraccione
cristian volpara cristian volpara Messaggio 11 di 13
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Bel lavoro Eras.
Ti ringrazio molto.
Lo conoscevo....poco...ora credo proprio comprerò un paio di suoi libri.
ann mari cris aschieri ann mari cris aschieri   Messaggio 12 di 13
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Ho letto.
Autore interessante: assai difficile - credo - tradurre fotograficamente idee astratte o visioni oniriche con tanta efficacia visiva.
Ho trovato simpaticamente ironico l'incubo gulliveriano della N. 15 in cui si può intuire benissimo lo sconcerto del gigante nel trovarsi a dover fruire di un bagno lillipuziano.
Intrisa invece di religioso rispetto la scena dell' "Annunciazione", in cui l' angelo fecondatore in silenzio contempla la dormiente in languido abbandono.
Nella N.11, che ritrae i due innamorati nella camera da letto, si percepisce la stessa atmosfera essenziale, rilassata e intrigante che si ritrova anche in molti dipinti del contemporaneo Hopper.
Una bella scoperta per me questo Michals, davvero grazie di avercelo presentato. CIAo a tutti! amc
EraS Perani EraS Perani   Messaggio 13 di 13
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Cara Cris, grazie del tuo contributo, ciò che mi piace di Michals è la sua ironia, profonda e sensibile che, in un modo o nell'altro, trovi sempre nella sua fotografia.

EraS
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