DIANE ARBUS

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Guglielmo Rispoli Guglielmo Rispoli Messaggio 16 di 21
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Avevo letto un po' di tempo fa analisi e recensioni di DIANE ARBUS; avevo anche visto , non senza perplessità, alcune foto anche più intense di quelle scelte da Monique che ringrazio di cuore per la sua paziente quanto documentatissima presentazione.
Certamente la fotografa e la donna, al di là di etichette ("genio") mostra insieme una umanità ed una complessità incredibili. Credo che questa artista abbia tracciato (non da sola) un grande itinerario segnando - come con delle impronte - quanto la fotografia (non solo la ricerca fotografica ma proprio il riprendere immagini e fare fotografia)sia sostanzialmente una forma di costruzione e riproduzione di sè.
Grazie Monique e complimenti per la paziente costruzione di questo bell'itinerario.
Monique Leone Monique Leone Messaggio 17 di 21
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@Guglielmo per scelta non ho postato le sue foto più forti, perchè non era il sensazionalismo il suo messaggio e non volevo passasse proprio questo;
sono daccordo sulla sua complessità :-)
grazie
Utente cancellato Utente cancellato Messaggio 18 di 21
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Grazie Monique per questa bellissima presentazione che mi sono sorseggiata come una cioccolata calda in una giornata di pioggia.

Mi ha molto colpito nel primo video quando la Arbus dice di aver cominciato a dipingere e di averlo fatto anche con qualche talento, ma poi non sopportava il rumore del pennello sulla tela e così smise. Trovo questo dettaglio estremamente rivelatore. Ci dice che la Arbus aveva una sensibilità abnorme, aveva la condanna di percepire con troppa intensità ogni cosa riportata dai cinque sensi e questo la metteva a disagio e la portava a rinchiudersi ed isolarsi, a cercare il conforto compulsivo della fotografia ma in qualche modo fine a se stessa, non volta al consenso. La Arbus dice anche che quando dipingeva non sopportava essere incoraggiata con quelle vacue parole 'it's terrific' quando lei non sentiva affatto di aver prodotto qualcosa di meritevole. Ecco anche qui un dettaglio significativo: una scarsa autostima (spesso sintomo di depressione) che la porta alla vicinanza ai soggetti 'diversi', per una qualche forma di istintiva empatia. Non avrebbe potuto esprimersi con immagini "à la" Avedon. Per far coincidere il suo mondo interiore con quello con cui comunicava come fotografa i suoi soggetti dovevano essere quelli, non le modelle. La sua fotografia doveva essere disturbante, non rassicurante.

Grazie ancora, Monique.
Vincenzo Galluccio Vincenzo Galluccio Messaggio 19 di 21
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....... La "camera oscura" era già prima negli occhi della Arbus. Ricordate il film con la Kidman "Fur"?
Vincenzo Morteo Vincenzo Morteo Messaggio 20 di 21
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Salve,

Sto attualmente analizzando le foto contenute ne The Vertical Journey, cercando per ciascuna una contestualizzazione storica.

Il problema è che la penultima foto della raccolta ("Walter L. Gregory, also known as The Mad Man from Massachusetts") mostra un uomo di cui non esistono dati biografici in rete, né nella bibliografia di cui sono in possesso.

Sarei indotto, in base alla didascalia, ad inserire la foto nel contesto dei ritratti dei malati di mente, ma non sono sicuro al 100% che quest'uomo fosse effettivamente una persona affetta da disturbi psichici.

Sapreste dirmi dove posso trovare delle informazioni
più accurate in proposito?

Grazie dell'attenzione

V.M.
Monique Leone Monique Leone Messaggio 21 di 21
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davvero ho provato a cercare notizie... nelle mie fonti niente....
forse solo chiedendo alla figlia che cura il suo materiale...
in bocca al lupo
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