"BERLIN HAUS SCHWARZENBERG" in 23 immagini la Mostra on Line

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"BERLIN HAUS SCHWARZENBERG" è il titolo della Mostra on Line di maurizio bartolozzi , un percorso attraverso gli Hackeschen Höfe, cortili interni nel quartiere di mitte, a Berlino est.

Gli Hackeschen Höfe sono cortili interni nel quartiere di Mitte, nella parte est di Berlino. Furono costruiti nel 1904 con l’intenzione di essere un insieme di edifici tra loro comunicanti attraverso dei cortili interni: non c’erano solo edifici residenziali ma anche negozi e laboratori. In questa zona, fino al 1930, prosperavano la vita e gli affari degli ebrei di Berlino, oggi soppiantati dal proliferare di ristorantini patinati e vetrine luccicanti.

Dopo la caduta del Muro vennero ristrutturati ed ora sono una grande attrazione turistica.

Sono 8 cortili che comunicano tra loro, in stile modernista, disegnati dall’architetto berlinese Kurt Berndt. Ma con un'eccezione: al numero 39 della Rosenthaler Straße ci troviamo di fronte a un edificio vistosamente fatiscente.

Haus Schwarzenberg, letteralmente “casa Schwarzenberg”, oggi è uno spazio dedicato all'arte e alla creatività di writer e street artist di tutto il mondo che qui, grazie alla missione dell'omonima associazione che fa capo alla struttura, sanno di potersi esprimere liberamente e lasciare un segno del loro passaggio.

Era il 1995 quando l’Haus Schwarzenberg nasceva con la speranza di coltivare un ambiente sociale collettivo necessario a favorire una creatività libera. Nonostante le visioni fortemente utopiche, il progetto ha attraversato diciotto anni, superando le critiche e, soprattutto, il processo di gentrificazione.

Le pareti, i soffitti, i corridoi, le finestre, le scale, ogni superficie di questo antico complesso racconta un artista.Commistione tra identità specifiche, differenze e senso di comunità sono i valori che hanno caratterizzato la storia di questo luogo, e che oggi continuano ad essere trasmessi attraverso la street art.

Ma se Haus Schwarzenberg è rimasta immune alla gentrificazione che ha progressivamente inghiottito il quartiere ed é diventata uno spazio d'arte “libero”, legale e riconosciuto, il merito è della storia che custodisce, e degli umani eroi che l'hanno scritta.

Uno di questi è Otto Weidt, un imprenditore tedesco che durante la Seconda Guerra Mondiale aprì le porte dell'edificio - al tempo sede della sua fabbrica di spazzole - a decine di ebrei, molti dei quali ciechi o sordomuti, dando loro lavoro e nascondendoli per salvarli dalle deportazioni.

http://www.fotocommunity.it/soggetti/ma ... d=36825009
Ultima modifica di lucy franco il 16.09.15, 18:15, modificato 1 volta in totale.
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